La FIFA risponde a Trump. Ma soprattutto sceglie di non sospendere Israele

"La FIFA non può risolvere i problemi geopolitici, ma può e deve promuovere il calcio in tutto il mondo sfruttando i suoi valori unificanti, educativi, culturali e umanitari". Parole firmate Gianni Infantino, presidente del massimo organismo calcistico mondiale a proposito dell'eventualità di una sospensione di Israele dalle competizioni. Il pensiero è arrivato a margine del Consiglio della FIFA, svoltosi ieri e che aveva recepito, pur senza dar seguito, l'appello di Amnesty International e della Palestina, federazione riconosciuta sin dal 1998.
Con la FIFA che ha appunto deciso di non decidere, rimandando di fatto ad una eventuale presa di posizione più netta da parte della UEFA che nelle prossime ore si esprimerà in merito. Anche se lo stesso Infantino e il suo Consiglio avrebbero potuto semplicemente applicare lo Statuto. Parallelamente, le polemiche hanno toccato anche gli Stati Uniti e l'organizzazione del prossimo Mondiale, con Donald Trump che aveva ventilato la possibilità di cambiare le città sedi delle partite per questioni di ordine pubblico. Ferma in questo caso la risposta FIFA per bocca del vicepresidente Victor Montagliani: "È il torneo della FIFA, è sotto la sua giurisdizione ed è la FIFA a prendere queste decisioni. Con tutto il rispetto per i leader mondiali il calcio è più importante di loro e sopravvivrà ai loro governi, ai loro regimi e ai loro slogan".
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