Il futuro del calcio italiano non può che essere lo scouting. I club puntino tutto sugli osservatori. Perché siamo diventati un campionato di passaggio
Nell’editoriale di Tuttomercatoweb.com oggi Marco Conterio, inviato di Tmw, in RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e Notte Azzurra ed ha lavorato con Radio RAI, Il Messaggero e Radio Sportiva, ha affrontato il discorso sullo scouting. Ecco che cosa ha scritto:
“Quando Rasmus Hojlund si è infilato tra le maglie della difesa della Lazio, quando Dean Huijsen ha concluso da lunga distanza con una meravigliosa parabola col Foggia, quando Jakub Kiwior ha giocato le ennesime gare di grande valore con lo Spezia per poi esser ceduto all'Arsenal per fior di milioni, quando Kvicha Kvatarskhelia e Kim Min Jae dimostrano da subito di essere due colonne da Scudetto, quando Malick Thiaw ha la capacità di inserirsi e di bloccare alle prime in rossonero Harry Kane, quando Morten Hjulmand si dimostra un faro capace di illuminare Lecce, il concetto è riassumibile in poche parole. Il valore inestimabile di un comparto scouting di valore, capace non solo di riconoscere i giocatori bravi, perché di quelli è pieno il mondo, ma di individuare quelli giusti per il proprio allenatore, per il proprio progetto, per il proprio futuro. Quelli capaci di sposarsi al meglio con la società per cui lavorano.
Siamo un campionato di passaggio
La verità è che le grandi d'Italia stanno faticando a capirlo, ma siamo un campionato di passaggio. Quella che gli inglesi definiscono una 'selling league'. Non deve essere una diminutio se in questo troviamo valori e virtù. Che senso ha, oramai, andare a strapagare grandi campioni che altrove hanno fallito, o hanno già dato tutto, o che sembrano non avere più gli stimoli per diventare decisivi, invece che puntare su prospetti da mercati alternativi, o giocatori al grande salto della carriera in Italia o all'estero? Il ritorno di Romelu Lukaku, quello di Paul Pogba, giusto per citare due nomi, sono l'esempio di una strada che forse non dovremmo più battere con questa insistenza. O almeno non come se fosse l'unica, l'Italia come rehab dei grandi vecchi o di giocatori che nelle migliori d'Europa non trovano spazio ma che da noi brillano. Già questo è una diminutio del nostro progetto, dunque meglio costruirseli in casa, per creare valore tecnico e tattico, e pure per venderli, aprendo un circolo virtuoso, no?
Il fondamentale lavoro dei protagonisti dietro le quinte: i talent scout
In questo le società italiane stanno dando sempre troppo poco spazio a quelli che dovrebbero davvero essere i protagonisti del mercato. I talent scout. I capi osservatori. …
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