Il Diario di Carlo Nesti: "La Torino frustrata del calcio: transizione bianconera, stagnazione granata"

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Oggi alle 11:14Notizie
di Marina Beccuti

Questo è il diario dei miei "pensieri", a partire dal giugno 2025, fino ad oggi, in ordine inverso.

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21-7-2025
Carlo Nesti: "La Torino frustrata del calcio: transizione bianconera, stagnazione granata"

Io sono il primo a non amare il "tifo contro", ma l'evoluzione dell'approccio degli sportivi di Torino, con il calcio, merita di essere raccontata.

Negli anni 60/80, sentir dire ad un giocatore del Torino "Mai alla Juve", o ad un giocatore della Juventus "Mai al Toro", non aveva nulla a che fare con la violenza verbale di oggi.

Un tifoso granata, per essere veramente granata, non poteva che essere anti-juventino.

Un tifoso bianconero, invece, pur essendo bianconero, poteva anche nutrire un minimo di simpatia, per l'altra squadra della città.

Perché questo? Perché la contrapposizione, come tante altre, scaturisce da diverse situazioni epocali.

Il Torino, che nasce da una secessione, all'interno della Juventus.

Il Grande Torino, che mette in riga tutti, compresa la Juventus.

La Torino della Fiat, che colora di bianconero i benestanti, come i meridionali saliti al Nord, e di granata gli operai cittadini e piemontesi, con la borghesia spaccata a metà.

La Juventus, che vince scudetti su scudetti, da Boniperti in avanti, e il Torino, che vince un solo titolo in 50 anni.

Rimanendo fermi a quest'ultimo aspetto, ecco che appare normale la smania, anche rabbiosa, di riscatto del tifoso torinista.

Dall'altra parte della barricata, appare altrettanto normale il modo meno passionale di vivere la rivalità del tifoso juventino, in quanto appagato dalle vittorie nazionali.

In campo internazionale, invece, l'eterno inseguimento alla Champions League rende il sostenitore bianconero, a livello di frustrazione, simile a quello granata.

Oggi, a memoria mia, la città attraversa, in chiave calcistica, uno dei momenti più deludenti di sempre. Ovviamente, ciò avviene in dimensioni diverse.

La Juventus vive una fase di transizione: cambiano i dirigenti, cambiano gli allenatori, cambiano i giocatori, ma non cambiano i tifosi, che vedono società e squadra lontani anni-luce, dai 9 scudetti di fila di non troppo tempo fa.

Il Torino vive una fase di stagnazione: cambiano gli allenatori, cambiano i giocatori, non cambia il presidente (Cairo da 20 anni), e non cambiano i tifosi, che non ne possono più di un mortificante centroclassifica.

Se la Juventus avesse una proprietà più "appassionata", come un tempo, il suo brand sarebbe ben più valorizzato, rispetto a quello della Ferrari.

Se il Torino avesse una proprietà più "appassionata", come un tempo, potrebbe sfruttare alla grande, a livello di marketing, la sua storia.

I rimpianti, in questo momento, esistono su ambedue i fronti.

Personalmente, volendo, davvero, molto bene ad entrambe le squadre, mi auguro che tutti, un giorno, possano coronare i loro sogni. È un periodo, infatti, veramente difficile.

Forza!