Digiuno di Belotti: 121 giorni senza gol in casa. E l'Atalanta è tabù
Il digiuno più lungo. Perché Andrea Belotti, da quando ha cominciato a vestire il granata, mai aveva passato sette gare consecutive senza esultare davanti ai propri tifosi. Le ultime alzate di cresta all’Olimpico Grande Torino risalgono alla sfida contro il Milan: furono due in un colpo solo, grazie a una doppietta del Gallo i granata ribaltarono i rossoneri e fecero 2-1 nel giro di quattro minuti. Era il 26 settembre, sabato saranno 121 giorni esatti senza gol in casa. E’ anche per questo motivo che, dal quel giorno, la formazione di Walter Mazzarri ha iniziato a soffrire di “mal di Grande Torino”: dopo il Milan, infatti, sono state centrate appena due vittorie in sette partite, una di queste arrivata proprio nell’ultima apparizione contro il Bologna. E Belotti è sempre rimasto a secco, gli unici due squilli sono stati gli assist vincenti forniti a Zaza per l’1-1 contro il Cagliari e a Berenguer per il gol decisivo di due settimane fa. Vuole tornare a segnare in casa, sabato c’è una sfida che per il Gallo non sarà mai come tutte le altre.
Tra tabù e riscatto - Perché ogni volta che si ritrova davanti l’Atalanta, Belotti ripensa a quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato. A poco più di dieci anni venne scartato dal club orobico, lui trovò la sua dimensione nell’Albinoleffe di Emiliano Mondonico prima di prendere il volo tra Palermo e Torino. E non ha mai nascosto la delusione per quel provino andato male, perché per chi è di Calcinate, paesino a meno di 20 chilometri da Bergamo, giocare con la Dea è il sogno di tutti i bambini. In compenso, il Gallo ha sfidato tante volte l’Atalanta: sabato sera diventeranno dieci, con appena due sconfitte all’attivo. Gioie di squadra, tra rosanero e granata, ma non personali, perché gli orobici rappresentano un tabù. Sono ancora zero, infatti, i gol segnati all’Atalanta in carriera da Belotti. Ecco un altro buon motivo per sfatare due maledizioni in un colpo solo: il ritorno al gol in casa dopo quattro mesi e il primo a chi lo scartò da bambino.