Di Carlo: "Per vincere la sfida, dobbiamo giocare con coraggio"

08.02.2009 12:17 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: arena

Scruta il cielo e scuote la testa. "Piove sul bagnato". Non si può dire che abbia un diavolo per capello, ma Mimmo Di Carlo un po' incazzato lo è. "Non possiamo allenarci come vorremmo" sbuffa. Veronello è sotto acqua. "Così, dobbiamo limitarci, non possiamo provare tutto quello che vorremmo. Però, non possiamo farci niente, punto a capo". Eccola qua, la vigilia di Torino. Tra mille pensieri, mille ipotesi di formazione. "Mille? E basta?"
Comunque pronti per lo...spareggio?
"Spareggio? Lo è questo, ma da qui alla fine lo saranno tutti, spareggi. E' chiaro, questo è speciale, perchè giochiamo contro una rivale diretta, che ha i nostri stessi punti e, come noi, non può perdere".
Che Chievo s'immagina?
"Il Chievo di Bologna e quello del Napoli, ad esempio. Ma anche quello dei secondi tempi di Lecce e Samp".
Alt: perchè nel primo tempo, per due volte, il Chievo ha stentato?
"Se lo sapessi, avrei risolto il problema. Posso immaginare sia un problema di testa. Questione di tensione, forse ridotta col Lecce, eccessiva con la Samp. A volte la tensione ti gioca scherzi così".
Può essere un vantaggio giocare fuori casa?
"Sì e no. Nel senso che noi non possiamo star qua e fare distinzioni, per il Chievo non cambia niente, dobbiamo giocare sempre per vincere".
Però, non dovete far la partita, tocca agli altri...
"Sì, questo è vero, può essere un discorso psicologico, ma se vogliamo salvarci non abbiamo comunque alternative. La strada è una sola".
Che cosa serve per vincere questa scommessa?
"Se dovessi indicare una dote, dico il coraggio. Dobbiamo andare in campo consapevoli delle nostre responsabilità, ma con la mentalità giusta, con la voglia di andare su ogni palla. Se poi gli altri sono più bravi, bene, vinceranno loro. Ma devono essere più bravi di noi, dimostrarlo sul campo".
Quanto conta il coraggio di Di Carlo per trasmetterlo anche alla squadra?
"Conta tantissimo, certo. Una squadra è sempre figlia del suo allenatore. Ma il coraggio che dico io è quello di ognuno, la voglia di non mollare mai, di dare tutto, di crederci fino all'ultimo. Non è lo schierare cinque punte, attenzione. Quella è coglionaggine, secondo me, non coraggio".
Stavolta far la formazione non sarà facile...
"Ci sto pensando, ci sono tante soluzioni, sprattutto a centrocampo. Dove per adesso, non ci sarà Colucci. Va con la Primavera, ha bisogno di giocare e di fare minutaggio. In questo senso, una partita ti dà quello che un allenamento non può darti".
Gli altri, tutti ok?
"Sì, a parte Bogdani. S'è fatto male giovedì, ha una ferita che non permette di impiegarlo. Sardo sta bene, vediamo un po'...".
Il Torino non sembra uscito rinforzato dal mercato...
"Per via della cessione di Amoruso? Beh, lui è un giocatore importante, ma è arrivato Gasbarroni, che ha grande qualità, bravo negli uno contro uno e sui calci piazzati. E poi, Novellino, che considero un grande allenatore, ha altri giocatori di qualità, uno su tutti, Rosina".
Il Toro ha fatto un mezzo miracolo a Milano, ma prima...
"Ho analizzato le loro ultime partite, ho visto una squadra in salute, non solo a Milano. Puntano molto sulle ripartenze, sulla velocità. Dovremo essere bravi a chiudere gli spazi, a non lasciare a loro occasioni per colpire"
Modulo confermato?
"Sì, credo di sì. Il 4-3-1-2 ci dà maggior spessore, più forza fisica in mezzo al campo. E' vero, magari penalizza gli esterni, ma ci garantisce maggior equilibrio e una superiore copertura difensiva".
Di Carlo, il Chievo ha fatto grandi progressi, ma...
"Ma per salvarci, serve qualcosa in più, vuoi dire...Sì, lo sappiamo anche noi. Però, se guardiamo indietro, ne abbiamo fatta di strada. Come condizione singola e di gruppo, come organizzazione, come mentalità, come spogliatoio. Questo ci dà forza per crederci ancora di più".