Comotto: "Il mio patto con Semioli"

Tuttosport
01.05.2009 19:07 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: Tuttosport
Comotto: "Il mio patto con Semioli"
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© foto di Giacomo Morini

Comotto domenica incontra il suo passato, quando al Franchi ritroverà il suo vecchio Toro. Questa l'intervista rilasciata al Tuttosport.

Comotto, domenica ritrova il suo Toro. Emozionato?


«Lo ero di più all’andata, tornando a casa da av­versario. E poi non me lo potrei permettere: per andare in Champions bisogna battere il Toro».

E se poi retrocede?


«No, il Toro si salverà ugualmente. Battendo il Bologna e poi facendo punti contro Genoa e Ro­ma. Firenze è anche un po’ granata: saremo tut­ti del Toro, in quelle ultime partite».

E’ più facile che la Fiorentina vada in Champions o che il Toro resti in A?

«Abbiamo un punto di vantaggio: noi sul Ge­noa, il Toro sul Bologna. Bisogna difenderlo».

All’andata, voi della Fiorentina faceste eso­nerare De Biasi con quell’umiliante 4-1...

«Trovammo subito il gol, questo ci agevolò. Io con De Biasi non avevo nulla, però poi fui con­tento di sapere che Novellino avrebbe potuto avere un’altra chance al Toro. Se la meritava».

Purtroppo però i risultati non hanno pre­miato i suoi sforzi e il grande lavoro.

«Ha pagato colpe non sue. Ha rimesso il Toro in carreggiata dando continuità di risultati; però dopo il derby perso immeritatamente la squa­dra ha avuto un crollo psicologico e non si è più ripresa, inducendo la società a un altro esonero».

La stima per l’uomo e il rispetto per l’allena­tore sono comunque rimasti immutati...

«Io mi rivedo in Novellino. Anch’io talvolta esco dalle righe del pentagramma: però quando si mettono cuore e passione, schiettezza e lealtà, si può perdonare. Qui a Firenze mi apprezzano anche per questo, per il mio Dna granata».

Firenze è anche molto bianconera, oppure è soltanto una leggenda?

«Gli juventini sono molto nascosti: ora non si ve­dono. Mai avrei immaginato che il legame col Toro fosse tanto forte. Firenze tifa per il Toro in A, ma domenica ci attende una battaglia».

Come Gamberini pensa che col Toro sarà più dura che contro la Roma?

«Sì, non è scaramanzia. Camolese verrà qui per cercare di fare punti, chiudendo tutti gli spazi per poi ripartire in contropiede. Il Toro ci ha eli­minati dalla Coppa Italia venendo a vincere a Fi­renze, non ce lo siamo dimenticati».

Un minuto di silenzio, prima del match, ri­corderà anche il 60° anniversario della tra­gedia di Superga che ricorre lunedì...

«E a me che resto tifoso del Toro trasmetterà una carica in più. E’ questo il mio più grande rimpianto. L’essere stato capitano del Toro, ma non aver mai potuto leggere i nomi dei Caduti di Superga sulla lapide dietro la Basilica. L’an­no scorso l’infortunio al ginocchio e poi tutto quello che è successo dopo me l’hanno impedi­to: a maggio ero a Roma, a fare fisioterapia».

Comotto resterà comunque nella storia del Toro: se lo ricorda il gol del Centenario?

«E chi lo può dimenticare? Una delle gioie più grandi della mia carriera. Grazie alla quale ri­cevetti da un tifoso il più bel complimento di sempre. Comotto, tu sei un capitano da Toro».

Non male, in effetti...


«Un grandissimo orgoglio, an­che perché essere del Toro è un modello di vita. Sono valori che io intendo interpretare dentro e fuori dal campo».

Che buffo, il destino. Quand’era al Toro doveva sempre smentire d’essere stato tifoso bianconero.

«Tutto nacque da un equivoco. Poiché mio papà tifava per la Juve, qualcuno pensò che io fa­cessi altrettanto. Mai stato bianconero. Ma c’è di più: pure mio papà ora è del Toro».

Non dovrà più smentire...


«E’ da tempo ormai che non lo faccio più... Anche perché ho capito che nel nostro mondo devono parlare i fatti: il resto sono solo chiacchiere».

A Firenze ha ritrovato un grande amico: Semioli. Ri­pensate ogni tanto al Toro?

«A me talvolta fa impressione pensare che non gioco più nel­la mia città, per cui il Toro è ar­gomento quotidiano. Ma il ve­ro rito avviene prima delle par­tite. Nel tunnel che porta in campo, io gli dico: Franco, io e te abbiamo vinto un Viareggio, giochiamo come ai tempi del Toro. E lui mi dà la carica: non mollare mai».

Comotto, dopo l’uragano Inzaghi i granata si chiedono: come sta Gilardino?

«Eeeeeh, li capisco! Il Gila è in grande forma, vuol segnare altri gol, ha Di Vaio nel mirino».

E se segna Comotto?


«Ma dài! Di gol ne faccio pochi, io. Però se capi­tasse non festeggerei: guarderei la tribuna».


Dove ci sarà la splendida Marianna: una volta solo viola, ora pure lei mezza granata.


«Sì, è così. Ma la verà novità sarà la presenza del nostro piccolo Christian: debutta allo stadio, ci tenevamo troppo che il suo battesimo col calcio coincidesse con Fiorentina-Torino. E’ il meglio che gli si possa dare, in termini di emozioni».

Domenica ritroverà Camolese: un tecnico che le ha voluto bene e a cui lei resta legato...

«Sì, dopo Reja è quello che mi ha maggiormen­te fatto credere nei miei mezzi, facendomi arri­vare dove sono. Per lui provo sempre grande sti­ma e altrettanta gratitudine».

Qual è la sua forza?


«Saper creare in fretta un bel gruppo facendo sentire tutti coinvolti e importanti nel progetto».


Il suo difetto?


«Forse è un po’ troppo testardo. In nome delle sue idee, pur di difendere le proprie convinzio­ni, lui va contro anche alle imposizioni che può ricevere dall’alto. E’ già successo, e lui poi finisce col pagarlo in prima persona».

Non è un difetto: è un pregio.


«Per chi lo sa apprezzare, sì. Ma non è da tutti».