Buongiorno: "Al Torino non è come essere di un’altra squadra, felice di essere rimasto. Tornerò presto in campo"

25.02.2024 08:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: La Gazzetta dello Sport e Tmw
Alessandro Buongiorno
Alessandro Buongiorno
© foto di Elena Rossin

"Il momento più bello, più intenso della mia esperienza qui al Toro è stato quando, a Superga, il capitano Rodriguez mi ha detto che avrei letto io i nomi dei giocatori, delle vittime di quella tragedia. In quel momento ho vissuto il punto più alto di un’appartenenza che sento molto. Essere del Torino non è come essere di un’altra squadra, con tutto il rispetto. Noi siamo stati grandi, abbiamo vinto molto, ma abbiamo anche sofferto tanto. Il fato si è accanito con noi cancellando dalla faccia della terra la squadra più forte di quel tempo, quella di capitan Mazzola, e poi il giocatore più significativo, più simbolico, degli anni Sessanta, Gigi Meroni. Noi siamo dolore e gioia, siamo tragedia e festa. Noi siamo il Torino. Mentre leggevo quei nomi, sentivo il peso e l’onore di questa identità", così Alessandro Buongiorno, difensore del Torino, intervistato per La Gazzetta dello Sport da Walter Veltroni.

Il centrale granata torna sulla trattativa della scorsa estate, quando l'Atalanta ha provato in tutti i modi a portarlo a Bergamo
"Abbiamo parlato molto in quei giorni, il presidente Urbano Cairo e io, e ci è sembrato che restare fosse la scelta più giusta. Per me e spero anche per la squadra. Io qui sto bene, sono contento. Noi sappiamo di dover far leva sul collettivo, sul senso di squadra. Siamo un’orchestra, non un gruppo di solisti".

Quando tornerà in campo?
"Ci siamo quasi, torno presto. L’infortunio alla spalla per fortuna mi ha consentito comunque di allenare le gambe, di correre. Ma non ce la faccio più. Durante le terapie ogni tanto ho calciato una palletta di gomma. Mi manca il campo, stare con i compagni e tornare a giocare".

Sarà all’Europeo?
"Sto facendo di tutto per recuperare, per arrivare pronto. So che in Nazionale non basta essere forti. Lì guardano, giustamente, anche la qualità umana, la capacità di stare nel gruppo, di sentirsi parte e non tutto. Spero proprio di farcela, sto alzando i ritmi e faticando non solo per la maglia granata. Anche per quella azzurra"

Chi è l’attaccante più difficile da affrontare?
"Per me Lukaku. È molto ostico. Ha una grande fisicità, e la usa. Bisogna stare molto attenti a non dargli campo. Con lui è necessario giocare di anticipo. Un altro fortissimo, anche se fin qui non l’ho mai marcato, è Osimhen. Ha corsa, potenza, cattiveria agonistica.

Un difensore a cui si ispirava da ragazzo?
“Due. Nesta e Maldini. So a memoria le loro partite, ho consumato Youtube per vedere il modo in cui difendevano e partecipavano al gioco".

Com’è Juric?
“Un allenatore tosto, che giustamente chiede tanto, che pensa al gruppo e lo difende. Quando lo abbiamo conosciuto non eravamo abituati a quei ritmi di lavoro, a quell’intensità di preparazione e di gioco. Ma ora abbiamo capito il suo modo di intendere il calcio e cerchiamo di applicarlo. Non so dove potremo arrivare, ma certo il più in alto possibile".