Sensounico, a suon di Toro. Alessio non aver paura di tirare un calcio di rigore…

19.05.2014 10:12 di  Marina Beccuti   vedi letture
Sensounico, a suon di Toro. Alessio non aver paura di tirare un calcio di rigore…
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© foto di foto Federico De Luca

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In Europa alla fine ci è andata la squadra che indubbiamente ha meritato, in virtù di una vittoria in casa ed un pareggio in dieci uomini in casa nostra, a dispetto del Toro autore di un campionato eccellente e delle ultime due partite sciagurate in cui si è fatto male da solo. Ma è il Toro e chi tifa Toro sa che questo non sarà né il primo né l’ultimo momento in cui ci si ritrova in tantissimi in una trasferta della speranza in cui si assapora un traguardo che ti scivola via dalle mani all’ultimo secondo.

Ma il Toro, quello che concepisco io, non è la squadra vista a Firenze. Il Toro se le suda le cose, il Toro lotta perché il traguardo da ottenere lo deve agognare, lo deve volere e per ottenerlo deve sconfiggere l’avversario, che sia una squadra, l’arbitro incapace o il famoso “Palazzo” in cui non riusciamo mai ad entrare.

La partita del Franchi è stata una delle classiche partite di fine campionato, in cui due squadre si affrontano prima delle agognate vacanze. Peccato che un qualcosa da giocarsi il Torino ce l’aveva ancora, ma sono i viola a far la partita: il Toro è molle, ha paura, poche idee che l’attacco spuntato fatica a mettere in pratica. Rizzoli, arbitro designato e poco amato dai colori granata, fa capire da subito l’andazzo: Cerci trattenuto, nemmeno fischiato il fallo, rigore per la Fiorentina su tocco (??) di Vives su Cuadrado: Pepito Rossi segna e si va sotto. Ma la sensazione è che anche la Viola avrebbe fatto a meno di quel rigore, scaturito da un'azione in cui sono stati effettuati tre o quattro passaggi davanti alla linea di porta senza tirare. E che il Toro potrebbe pareggiare è la sensazione successiva che pervade l’animo di chi guarda il match. Pareggio di Larrondo, su bella azione di Cerci che taglia una difesa “burrosa”e mette in mezzo nell’area piccola. Raddoppio di Moretti su calcio d’angolo, ma Rizzoli annulla per ribadire il suo rapporto con noi: fallo di Larrondo. Ma poi, 4 uomini contro due in contropiede, e la Viola raddoppia. Si tirano un po’ i remi in barca, i difensori gigliati arrivano sempre un po’ in ritardo o con poca cattiveria sui nostri, che ora girano, che ora ci mettono qualcosa di più, il giusto; Kurtic sul palo del portiere, fa 2 a 2 su punizione. Ma la mano dello sceneggiatore sadico e malvagio, come in un thriller da “Premio Bancarella 2014” non ha ancora finito le pagine della storia granata di questa stagione: rigore al 93°, che escluderebbe le altre pretendenti europee tutte vincenti in quel momento, che Rizzoli non può esimersi dal fischiare perché a due passi, perché il difensore è in pieno ritardo ed affonda Barreto in piena area, concedendo signorilmente il “pass” europeo tutto nelle mani, o meglio nei piedi, di chi quest’anno ha giocato un campionato clamoroso. Cerci va sul dischetto, guarda l’angolo…lo fissa…anche da casa tutti intuiscono dove lo tirerà: alla sinistra come qualunque mancino d’altronde. Para il portiere che respinge…lo stadio esulta poi si zittisce perché da buoni fratelli si realizza subito che si da un dispiacere ad un amico. Finisce 2 a 2, pareggio che non vale il passaggio ai preliminari di Europa League dopo 20 anni di attesa, tra le lacrime di Cerci e di qualche altro compagno e gli applausi di un bellissimo pubblico viola e granata mischiati in un unico colore; il famoso e temuto (dal Parma) “biscotto” non si realizza, forse per la poca capacità granata di sfruttare le occasioni gentilmente concesse dai nostri ospiti, come un “amaro” a fine pranzo. E amaro è stato l’epilogo. Ma sapete cosa vi dico? Sono più contento così, dispiaciuto, ma con l’orgoglio di non essere un “pastettato” qualsiasi, perché di “biscotti” siamo retrocessi e sappiamo come ci si sente defraudati di un qualcosa che non riesci a buttare giù neanche a distanza di anni: il Toro è diverso, noi non siamo come gli altri…piangiamo spesso per i dolori, ma le lacrime di gioia, anche se rare, sono meritate e vere. E quelle lacrime vere ed amare serviranno anche al buon Alessio Cerci, che ha capito cosa è il Toro, cosa vuol dire appartenere a questa Storia con la S maiuscola, che lo riporta forse tra i comuni mortali ma che lo farà crescere maggiormente come uomo…ed a lui, insieme ai miei più sentiti ringraziamenti, va il mio applauso e la mia citazione iniziale di “De Gregoriana” memoria: “Alessio non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…..”

Grazie comunque e grazie viola…di cuore!

Dave dei Sensounico