Lettera a Cairo di Guido Regis
Signor Presidente,
do seguito alla lettera inviata dall’amico Dott. Avv. Massimiliano Romiti rispondendo ed aggregandomi a nome mio e di gran parte dei soci del nostro club al di lui appello. Invero non ho molto da aggiungere a quanto Massimiliano ha abilmente, accoratamente e genuinamente scritto e proposto. Il suo pensiero è il mio e non poteva essere altrimenti.
La storia del nostro Club è diversa rispetto a quella dei Giuristi, è meno recente, ma la mia ben più insignificante presidenza è iniziata in concomitanza del Suo arrivo, Presidente. Non nego che Lei abbia contribuito in maniera determinante a ridare linfa a questo Club che era moribondo nel 2005, anche se il nuovo gruppo che si apprestava a farlo rivivere era già pronto con la precedente gestione ed il fallimento non l’avrebbe fermato, anzi. Diciamo che Lei ha trasformato la rabbia e lo sdegno dei tifosi granata e dei tanti allora potenziali iscritti al nostro Club ( oggi quasi mille) per l’ennesimo sopruso che avevamo subito, in un nuovo e più forte impeto positivo e di ottimismo. Io sono comunque convinto, e lo sarò sempre, che anche senza il Suo intervento la tifoseria avrebbe fatto vivere il Toro e riportandolo per lo meno dove ahinoi si trova ora, anche partendo da serie inferiori.
Sa come la penso Presidente, Lei ha avuto una grandissima fortuna sia ad incontrare il Toro sia i suoi tifosi. Si trattava di saper cogliere questa fortuna curando e coltivando ogni particolare realtà della tifoseria, magari occupandosi meno degli acquisti e della gestione tecnica, come fece il primo anno, continuando a demandarla a persone più capaci ed indicate a questa funzione, creando uno staff di uomini esperti, carismatici, soprattutto granata e lasciandoli lavorare.
Il Suo compito doveva e dovrebbe ancora essere quello di approfittare del marchio Toro non solo per mettersi in luce, ma per rinsaldare o rifondare in parte quanto esisteva della storia e tradizione granata e costruire ex novo un virtuoso meccanismo culturale e commerciale, distante dai vuoti spazi pubblicitari o di luccicanti pajette senza alcuna solidità, che hanno certamente creato la sua fortuna, ma nulla hanno a che vedere, di questi tempi, ne con il calcio, ne con la generale necessità di un rilancio della fiducia economica, tantomeno con il Toro.
Con il calcio e soprattutto con il Toro si può costruire, di certo lavorando sodo, un nuovo modello di sviluppo delle società calcistiche, capace di autogestirsi senza sprechi e senza improprie esagerazioni speculative. Con il marchio Toro si può anche generare benessere, perché nella sua storia, nella sua tradizione, nella professionalità e passione dei suoi tifosi sono presenti fonti di produttività e creatività che possono coprire qualsiasi campo commerciale e scientifico, dall’edilizia alla ristorazione, dalla tecnologia alla sanità. Dal Toro possono essere estratte energie per la crescita e sviluppo d’iniziative ad altissimo impatto sociale, dalle trasmissioni ai giornali, dalle manifestazioni sportive e di solidarietà, a maggior ragione se rivolte a giovani, donne o persone diversamente abili, a quelle cinematografiche, dai musei ai convegni. Potrei procedere con esempi per decine di righe facendo comunque sempre solo un riassunto.
E’ singolare che un imprenditore apparentemente esperto come Lei non l’abbia ancora colto. Lei poteva e forse potrebbe ancora essere l’artefice dello sviluppo di questo straordinario e virtuoso potenziale culturale - commerciale che già esiste, ma necessità semplicemente d’essere coordinato. In sostanza avrebbe potuto, ed ora sarebbe già molto avanti, investire su opere strutturali in grado di creare un patrimonio stabile per la società e favorire l’aggregazione, il lavoro, la ricchezza, lo spettacolo, la cultura (quella vera) in torno al Toro e per il Toro, magari accontentandosi di pochi ed oculati acquisti nel calcio. Quali opere? Penso che le principali non sia necessario elencarle ancora una volta in quanto già le ha ben rammentate Massimiliano, ma non sono le sole.
Il tifoso del Toro non Le domandava di andare in Champions League in due anni, anzi, ma di programmare un futuro solido ed era disposto a costruirlo con Lei. Mi auguro lo sia ancora!
Gli appelli sono stati tanti, Presidente, magari non espliciti come questi, anche perché onestamente abbiamo pensato fosse irriverente verso la Sua intelligenza, doverLe spiegare per filo e per segno cosa doveva fare. Probabilmente abbiamo esagerato in questo timore, ed ora siamo giunti a questo punto che temo sia quello del non ritorno. Io credo che se saprà cogliere la mano tesa che Le stiamo porgendo senza prendersi gioco di noi, potrà recuperare lentamente la fiducia dei più. Ma dovrà sforzarsi di trovare il modo per recuperare anche chi la mano non intende più tendergliela. In caso contrario la Sua strada si dividerà davvero in modo definitivo, non solo più dal 50 o 70 % ma dalla tifoseria tutta. Non si illuda che per riconquistarci sia sufficiente vedere la prima squadra risalire in A…non è più così Presidente, forse non lo è mai stato.
Anch’io La saluto confidando in una Sua convocazione degli “Stati Generali Granata” augurandomi per entrambe un ampia condivisione, un Suo impegno serio ed acume nel sapere scegliere finalmente solo persone giuste da affiancare a Se, indipendentemente dal fatto che possano o meno farLe ombra, ma soprattutto che il tutto non si fermi al primo falso intoppo o alla prima divergenza di opinioni.
FORZA TORO
Il Presidente del Toro Club
C.T.O. Claudio Sala
Dott. Guido Regis