Se Longo non resta... - Pioli "ponte" per Bonaventura?
Una permanenza al Milan tutt'altro che certa; un ingaggio non basso, ma abbordabile; un'esperienza professionale pregressa in quel di Torino, sponda Juve, da giocatore, tra 1984 e 1987. Quello di Stefano Pioli è uno dei nomi che la dirigenza granata sembra aver tirato fuori dal cilindro, in vista di una possibile mancata riconferma di Moreno Longo. Non il candidato più plausibile, sempre qualora quest'ultimo non fosse il tecnico designato per il prosieguo, dopo la confusa e martoriata stagione in corso. C'è Semplici (in tandem con Vagnati, che si avvicina alla nomina di prossimo diesse granata), c'è Maran, c'è, caso mai il sodalizio col Genoa non proseguisse, c'è Nicola. Tuttavia, quella che porta al 54enne parmense è una strada potenzialmente percorribile.
Il contratto valido fino al giugno 2021 col Milan, si diceva, potrebbe essere rescisso dal club stesso. Rangnick, Marcelino, Spalletti: nomi ingombranti e da titoloni, rispetto al garbato e mai sopra le righe ex-tecnico di Lazio, Inter, Fiorentina. Un temperamento in equilibrio tra trasporto e razionalità, una grande passione per la tattica, un credo calcistico non legato a un solo modulo, e uno stipendio, si diceva, che Cairo dovrebbe potersi permettere (un milione e mezzo di euro a stagione la cifra attualmente percepita in terra meneghina). E, a margine, elemento che però potrebbe rivelarsi centrale, il rapporto di stima reciproca con Giacomo Bonaventura. Quest'ultimo, fuori per gran parte del passato campionato, è rientrato a pieno regime proprio all'inizio della gestione Pioli, seguita al fallimento di Marco Giampaolo. Il tecnico ha in più sedi rivelato il proprio entusiasmo circa lo stile ibrido del Jack di Cuori rossonero, pronto a lasciare San Siro dopo sei stagioni di luci (quelle di un rendimento per lo più all'altezza) e ombre (coincidenti soprattutto con i lunghi stop per infortunio), ed è, come noto, obiettivo di mercato principe per il Toro.
Portare Pioli dentro il progetto granata può essere un "ponte" per l'ingresso dell'ex-Atalanta? La risposta è un deciso nì. Il processo, magari, potrebbe funzionare soprattutto all'inverso. In ogni caso, è vero che l'intesa tra i due è indiscutibile: Pioli ha limitato di molto il minutaggio destinato a "Mister 40 Milioni" Paquetà, per non dover rinunciare alla mezzala ed esterno d'attacco classe '89. Ma non si può certo dire che i risultati, in termini di rendimento sia generale, sia del giocatore stesso, siano stati tali da generare un binomio difficile da scindere. In linea di massima, dunque, ognuno per la propria strada: la possibilità di riunirsi sotto la stessa bandiera, certo, potrebbe rappresentare un elemento che invogli i due, ma solo ove vi siano ben altre condizioni alla base. Un elemento, dunque, esclusivamente sovrastrutturale, anziché strutturale, rispetto a un uno tira l'altro. In ogni caso, la trattativa vera, al momento, è quella legata a Bonaventura; quello di Pioli, sia detto con ulteriore chiarezza, è solo uno dei tanti nomi sul taccuino granata. Per ora.