La crisi dei club, la strategia degli agenti: ecco perché nessuno dei big in scadenza rinnova il contratto
Lorenzo Pellegrini, Lorenzo Insigne, Andrea Belotti, Franck Kessiè, Paulo Dybala e Marcelo Brozovic. Sono i più importanti calciatori della nostra Serie A in scadenza di contratto. Non tutti, ma quelli che oggi più degli altri spostano gli equilibri. Qualcuno a parole è vicino alla firma, qualcun altro nemmeno quello. Trattative che vanno avanti da diversi mesi, tira e molla senza soluzione di continuità e senza conclusione. Perché? Per spiegarlo è necessario analizzare entrambi i punti di vista, quello delle società e quello dei giocatori, scrive nell’editoriale di oggi Raimondo De Magistris vice direttore di Tuttomercatoweb.
La crisi dei club - E' un dato di fatto che nel calcio post pandemia il problema principale dei club, con la contrazione dei ricavi, sia quello di abbassare il monte ingaggi. La scorsa estate abbiamo visto un numero molto alto di giocatori cambiare club a parametro zero e muoversi senza (apparente) costo del cartellino. Messi il caso più clamoroso, Donnarumma e Calhanoglu quelli che più hanno fatto discutere in Italia. E la prossima estate, soprattutto in Serie A, la situazione non sarà troppo diversa. Questo perché le società non possono più concedere certi stipendi, mantenere promesse che la crisi economica ha svuotato. Pur sapendo di poter perdere giocatori importanti a parametro zero, e di doverli poi sostituire sul mercato, i club italiani certi ingaggi non possono più permetterseli. E allora il Napoli per il suo capitano, oggi, non vuole/può arrivare nemmeno all'attuale ingaggio. Il Toro non arriva ai 4 milioni che il Gallo chiede per continuare ad essere la bandiera granata, la Juventus non arriva allo 'stipendio alla De Ligt' che chiede Dybala. Perché l'olandese quel contratto l'ha firmato prima della crisi, l'argentino invece deve farlo ora. E non è la stessa cosa. Anzi, è proprio tutta un'altra storia.
La strategia degli agenti - I giocatori trattano quindi con società incapaci di esaudire le loro richieste economiche. Gli accordi che prima della crisi si trovavano in pochi giorni adesso non arrivano nemmeno dopo mesi, anche anni. Però i calciatori sanno di avere pur sempre il coltello dalla parte del manico e per questo motivo, consigliati dai procuratori, adottano tutti la stessa strategia: aspettare, aspettare e ancora aspettare. Il ragionamento è pressoché lo stesso per tutti: "Nel momento in cui i club non possono/vogliono esaudire la mia richiesta, perché firmare?" In alcuni dei casi citati all'inizio dell'editoriale la firma arriverà, ma nessuno firma adesso. E grossomodo tutti non lo fanno per due motivi, strettamente collegati.
1) Aspettare vuol dire mettere ancor più alle corde la società. Più passa il tempo, più il club prende coscienza del rischio che corre perdendo a zero un patrimonio tecnico ed economico.
2) Aspettare vuol dire attirare anche l'attenzione di altri club e sperare che - loro sì - mettano sul piatto le cifre richieste. Magari altre offerte non arrivano, e a quel punto puoi pur sempre accettare quella del tuo attuale club. Ma quando arrivano (per giocatori di questo livello, è praticamente scontato...) o puoi decidere di andare via o puoi usare quell'offerta per giocare al rialzo con la tua società. Per loro è una situazione win win: perché precludersi a priori questa possibilità?