Dall'Inghilterra: Meité-Spurs, idea rilanciata. "Nì" alla credibilità dell'affare
Circolati fin dallo scorso autunno, anche sulla scia dell'eccellente avvio di stagione di Soualiho Meité, si riaffacciano sulla superficie del circo mediatico calcistico i rumours inerenti un forte interessamento del Tottenham nei confronti dell'ora 25enne centrocampista franco-ivoriano. Finalisti di Champions League, ancorché persa a tre quarti di stagione la via verso i vertici della Premier, conclusa con un quarto posto tutto sommato in linea con le aspettative, gli Spurs effettivamente potrebbero "perdere qualche pezzo" a centrocampo, dalla stella danese Eriksen a, presumibilmente, almeno uno tra Wanyama e Sissoko. Giocatori dalle caratteristiche differenti tra loro, le cui partenze potrebbero fare spazio a una nuova generazione di centrocampisti estremamente versatili, a box-to-box "di moda" in Premier (e ormai non solo), dalle note tecniche sicuramente vicine a quelle dell'ex-Bordeaux e Lille. I limiti alla convenienza di un'eventuale operazione (e, di conseguenza, alla sua credibilità) appaiono al momento piuttosto significativi. A partire dall'effettivo andamento della prima annata di Meité in Serie A: partito "a tutta birra", Meité, complici alcuni problemi muscolari, ha mostrato un significativo calo di rendimento, distribuitosi soprattutto tra dicembre e marzo, e caratterizzato anche da un'impennata nelle sanzioni disciplinari ai suoi danni (7 cartellini gialli e un rosso in 33 partite giocate). Dati che sottolineano la possibilità di una maturazione non ancora completa, e di un mindset che rischia di rendere prematuro un eventuale trasferimento tra le file di un A-lister. Meité è "materiale" da grande calcio, ha qualità tecniche e atletiche da potenziale big, ma, se ben consigliato, opterà per proseguire la propria crescita da calciatore in un club esattamente delle dimensioni e del respiro del Toro attuale, specie di fronte al conseguimento di una qualificazione alla prossima Europa League. In più, la convenienza economica per il Toro nel mettere ora il giocatore, acquistato la scorsa estate del Monaco per 10 milioni di euro, non appare particolarmente golosa: la sua valutazione, secondo Transfermarkt.de, sarebbe aumentata soltanto di 3 milioni, cifra che certamente non giustificherebbe il sacrificio di un elemento che Mazzarri considera (a buon titolo, al di là dei momenti bui) un pilastro, e un punto di riferimento su cui contare in vista dell'annata a venire. Considerando oltretutto che difficilmente, da eventuali pretendenti, giungerebbero offerte di ingaggio di molto superiori all'attuale milione e 100 mila euro annui percepiti da Meité, e che il contratto in essere tra il Toro e il giocatore prevede altri quattro anni, lasso di tempo lungo parte del quale Meité può ancora crescere moltissimo, e trovarsi davvero preparato a diventare protagonista tra le schiere di un top club (sempre naturalmente qualora non sia il Toro stesso a conseguire uno status di primo piano), e la società, ove messa di fronte all'inevitabilità di un suo addio, possa conseguire una plusvalenza di gran lunga superiore a quella attualmente suggerita dai numeri. Nel frattempo, Meité, non distratto dalle voci di mercato, continua a preparare gli ultimi 180 minuti e rotti di battaglia. Senza risparmiare una goccia di sudore e (metaforico) sangue.