Skoro: "Ricordo i litigi con Fascetti, ma era un uomo d'onore"

L'ex attaccante Haris Skoro giocò nel Toro nel periodo 1988-1991, in cui segnò 17 gol in 87 presenze. Classe 1962, bosniaco, è tornato a parlare della sua ex squadra in una lunga intervista rilasciata al Tuttosport in cui ricorda il suo periodo in granata, senza nascondere la sua voglia di tornare in Italia.
"Tantissima. Ma vivo da anni con la famiglia a Zurigo, che non è così distante dalla frontiera italiana di Como: meno di 240 chilometri in auto… Ogni anno partecipo a un torneo di veterani a Sanremo, ci divertiamo un sacco. Se a Torino ci vengo ancora? Come no! Anche lì almeno una volta all’anno. Forse posso saltarne uno, ma è un’eccezione. Molti ricordi mi legano alla città piemontese e al Toro. Che sfide a tennis al Master Club Fioccardo dell’amico Giorgio Boselli, ora passato a gestire il Royal Club sempre in riva al Po. E che cene d’autore nei ristoranti “chic” sulla collina torinese".
Parlando del Toro che ha vissuto in prima persona ha ricordato: "Non saremmo retrocessi se Gerbi e De Finis avessero chiamato subito il “mago” delle giovanili, Sergio Vatta. Poi ricordo le litigate con Fascetti durante il cammino trionfale in B, nel 1989-’90. Non ce le siamo mai mandate a dire. Mi aveva preso di punta perché qualche bugiardo gli aveva raccontato che ero un nottambulo: falso! Un giorno mi escluse a sorpresa da una partita. Lo lessi sulla lavagna dello spogliatoio. Ci rimasi malissimo. Mi chiamò nel suo stanzino e dopo una breve discussione lo mandai a quel paese. Uscii sbattendo la porta. Mi rincorse negli spogliatoi per rincarare la dose. Non gli detti tempo di finire e lo insultai di fronte a tutti. Multa ed esclusione per un mese. Il presidente Borsano fece da mediatore e venni reintegrato. Ma con Fascetti non ci parlavamo più. Finché un giorno al campo s’avvicinò e mi disse che lui aveva messo una pietra sopra quella storia e che avrei giocato sempre titolare. Ne presi atto. E quando il Toro stava cedendomi allo Zurigo, il mister toscano chiamò in sede perché voleva che lo raggiungessi al Verona, dove nel frattempo s’era trasferito. Personaggio strano, ma uomo d’onore".
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