Meteora granata: Dolly Menga
Molti giovani giocatori, quando iniziano ad affacciarsi al mondo del calcio, hanno un idolo, un modello da seguire, che in alcuni casi può servire anche come uno stimolo per raggiungere i suoi livelli. L'idolo di Dolly Menga era, e probabilmente è ancora, Cristiano Ronaldo, ma purtroppo per lui e per i tifosi granata, i livelli raggiunti dal giovane congolese non sono minimamente comparabili a quelli de suo idolo lusitano.
Menga arrivò in prestito con diritto di riscatto al Torino nel gennaio 2013, dai belgi del Lierse, nel bel mezzo di una stagione molto importante per la storia recente granata, quella del rilancio, quella del ritorno in pianta stabile in Serie A, nel calcio che conta, per usare un termine caro ad uno dei giocatori di punta di quel Torino. L'allora direttore sportivo del Toro, Gianluca Petrachi, oltre a rinforzare la prima squadra con giocatori già pronti, guardò anche in prospettiva, cercando giovani talenti che potessero garantire una competitività futura al Torino. Menga rientrava in questa categoria, ed il dirigente salentino nel presentarlo lo descrisse come un giocatore di gamba e di qualità. Il giovane acquisto diede prova di buona volontà, affermando che, se l'allenatore l'avesse voluto, avrebbe giocato anche in difesa. Tuttavia, nonostante i suoi buoni propositi e le belle parole spese da Petrachi, il ragazzo si rivelò un vero e proprio oggetto misterioso in granata; dopo essere stato inizialmente aggregato alla rosa della Primavera che disputava il Torneo di Viareggio, in prima squadra Menga non trovò mai spazio, giocando soltanto pochissimi minuti contro il Cagliari,il 24 febbraio 2013, subentrando ad Alessio Cerci.
Al termine della stagione della stagione il Torino decise di non esercitare il diritto di riscatto, e Menga tornò al Lierse. La sua carriera è proseguita poi, con fortune molto alterne, tra Portogallo, Israele, Inghilterra e Scozia, campionato nel quale gioca dal 2018 con la maglia del Livingston.