Granata nella storia: che fine ha fatto Pasquale Bruno?
Il nome di Pasquale Bruno è certamente uno di quelli che difficilmente verranno scordati dai tifosi del Toro. O'Animale, così era stato soprannominato per la sua grandissima aggressività, a volte quasi violenta, in campo, in granata ha giocato per tre stagioni, dal 1990 al 1993, ed è stato senza dubbio uno dei simboli del Toro di quel periodo.
Classe 1962, Bruno è stato uno dei difensori simbolo del calcio italiano di fine anni '80 ed inizio anni '90; il suo modo di giocare era basato sulla durezza, talvolta anche eccessiva, che ne ha fatto un idolo della tifoseria granata, ma che ha anche suscitato numerose polemiche all'epoca. Memorabili i suoi duelli e le sue marcature a uomo con i grandissimi fuoriclasse che popolavano la Serie A di quegli anni, giocatori del calibro di Marco Van Basten, Diego Maradona, Roberto Baggio o Gianluca Vialli, tanto per fare alcuni nomi. Cresciuto nel Lecce, arriva, come detto, in granata nel 1990, dopo aver giocato tre anni nella Juventus, con la quale conquista una Coppa Italia ed una Coppa UEFA.
E' però con la maglia granata che Bruno riesce a lasciare maggiormente il segno, i tifosi apprezzano il suo modo di giocare duro, che "non fa prigionieri". Come detto è finito spesso al centro di diverse polemiche per la sua aggressività ed i metodi poco ortodossi con i quali trattava gli attaccanti avversari con i quali ha avuto spesso scontri molti e dai quali non era certamente amato. Da ricordare ad esempio un episodio con Van Basten, che, in una partita di Coppa Italia, "danzò" sopra Bruno per irriderlo, dopo uno sfortunato autogol del difensore granata contro il Milan. Si accese un parapiglia, e il tecnico rossonero, Fabio Capello, sostituì Van Basten dopo pochi minuti, per evitare possibili vendette di O'Animale. Grazie al suo temperamento divenne uno dei punti fermi del Toro, con il quale ha conquistato la Mitropa Cup del 1991 e la Coppa Italia del 1993, oltre a raggiungere la finale di Coppa UEFA del 1992, sfuggita ai granata contro l'Ajax dopo un doppio pareggio, che premia gli olandesi per la regola dei gol in trasferta (2-2 a Torino e 0-0 in Olanda), ma condizionata dalla sfortuna, due legni colpiti nel match di ritorno dal Torino, e da alcune decisioni arbitrali discutibili.
Dopo aver chiuso l'esperienza al Toro con la conquista della Coppa Italia, gioca una stagione a Firenze, e,oltre ad una parentesi britannica con gli Hearts in Scozia ed il Wigan in Inghilterra, torna brevemente a Lecce. E sono proprio il Lecce, squadra nella quale è cresciuto, e soprattutto il Toro, la squadra del suo cuore, le due esperienze che certamente hanno maggiormente definito la sua carriera. Appesi gli scarpini al chiodo ha lavorato come commentatore televisivo ed è intermediario per la Elite Sport Group, una società di procure sportive.