De Biasi: “Io il Ferguson di Cairo? Un po’ lo sono stato, anche se... a rate”

L’allenatore Gianni De Biasi è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport e ha rivelato che “Nel 2016 la Figc mi aveva contattato per il dopo Conte. Mi chiamò Michele Uva, allora direttore generale della Figc. Il ct Conte aveva annunciato che, dopo l’Europeo, sarebbe andato al Chelsea ed io ero in pole per sostituirlo. È vero che il presidente della federcalcio albanese, Armando Duka,mi disse che non potevo mollarli, che se fossi andato in Francia da ct dimissionario, avrei depotenziato l’Albania, ma credo ci sia stato dell’altro, non lo so. Mi resta un grande rimpianto, anzi un’arrabbiatura terribile.
De Biasi fu anche il primo allenatore di Cairo al Torino e di quell’esperienza ha detto: “Promozione in Serie A al primo colpo, l’esonero, il ritorno e la salvezza. Poi un altro giro e un’altra salvezza. Con il presidente, Urbano Cairo, ci sono state delle incomprensioni, tutte risolte. Mi ha fatto molto piacere che mi abbia invitato al suo compleanno e che dal palco abbia detto: “Agli inizi del mio percorso al Toro ho fatto una pazzia, ho esonerato De Biasi”. Mi diceva che sarei stato il suo Ferguson e un po’ lo sono stato, anche se... a rate. Cairo riesce a creare valore in ogni impresa”.
E sul fatto che da Bambino tifasse per la Juventus …
“Ho smesso nel giorno in cui ci ho giocato contro per la prima volta, con il Pescara. Quegli juventini (la Juve del primo Trap, fine anni 70,ndr) erano di una antipatia assoluta. In campo si sentivano i padroni del vapore, praticavano uno snobismo da fenomeni. Da lì in poi la mia juventinità è calata. Oggi tifo soltanto per le squadre che alleno”.
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