Ardito: “Dal baratro alla Serie A così scoprii il cuore Toro. Difendevo per tutti, vincevamo campionati”

Ardito: “Dal baratro alla Serie A così scoprii il cuore Toro. Difendevo per tutti, vincevamo campionati”TUTTOmercatoWEB.com
Andrea Ardito
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
Oggi alle 13:30Ex granata
di Elena Rossin
fonte La Gazzetta dello Sport

L’ex centrocampista granata, Andrea Ardito, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport, oggi è direttore tecnico dell’Alta Brianza: “Prima di Cairo non c’erano abbastanza palloni per allenarci. Sette promozioni in carriera sempre coprendo le spalle ai compagni”. Il giorno prima di tornare in A i tifosi ci dissero: “Voi pensate solo a dare tutto, poi vi spingiamo noi”.

Quali sono le promozioni che ricorda più volentieri?
“La prima, ottenuta con il Como nello spareggio contro il Livorno: era il 17 giugno 2001, il giorno del patrono di Pisa, la mia città natale. Capite senza spiegazioni perché ha avuto un valore speciale. La seconda è quella con il Torino, nel doppio spareggio contro il Mantova nel 2006. La stagione era iniziata malissimo, dopo il fallimento del Toro e la retrocessione in Serie B: io ero arrivato con i “lodisti” (chi usufruì del lodo Petrucci, ndr) e fui confermato quando Cairo prese la società”..

A vent’anni di distanza ricorda ancora bene quella stagione?
“Ero reduce dall’esperienza al Siena, dove mi ero rotto il crociato e poi un metatarso in uno scontro con De Rossi. Avevo scelto il Toro per ripartire perché mi avevano voluto il ds Michele Padovano, che aveva giocato con me a Como, e i “lodisti” Marengo e Giovannone, che erano i proprietari della rinata società. Quando Cairo acquistò da loro il 100% del club,non era scontato che fossi confermato”.

Cosa ricorda di quel periodo?
(sorride) “Che c’erano pochissimi palloni, del tutto insufficienti per allenarci. Tutto era stato fatto un po’ velocemente. In più la gente voleva che Cairo diventasse proprietario e un paio di volte non ci fecero allenare per protesta. Un po’di tensione c’era, ma un giorno ci arrivò il video di Cairo in Comune che aveva firmato l’acquisto e da allora la situazione cambiò”.

Era inizio settembre e le altre squadre erano già pronte per il via del campionato mentre voi...
“Cairo il primo giorno venne da noi e ci fece un discorso sul valore di indossare la maglia del Torino e su cosa vuol dire cuore Toro. Ci spiegò che voleva provare a vincere il campionato nonostante nessuna società che aveva usufruito del lodo Petrucci ci fosse mai riuscita al primo tentativo”.

La spinta dei tifosi era pazzesca.
“La gente era sempre al campo e in ogni occasione ci faceva capire quanto era importante vincere quel campionato di Serie B. Il giorno dell’esordio contro l’Albinoleffe è stato incredibile: Cairo fece il giro di campo prima del match e 30.000 persone ci trascinarono alla vittoria”.

Com’era Cairo alla prima esperienza da presidente?
“Un gran presidente. Seguiva la squadra e investiva tanto. Ci faceva sentire la vicinanza della società”.

Quattro delle squadre con cui ha conquistato la promozione, adesso sono in Serie A:Torino,Como, Bologna e Lecce.
“Manca il Siena... Il Como in questo momento è la società più in espansione al mondo. Il Bologna si è posizionato nella parte sinistra della classifica grazie a Saputo e al lavoro di Sartori. Il Lecce ha stabilito il suo record consecutivo di salvezze e può restare in A. Il Toro ha un allenatore nuovo e un modo di giocare diverso: contro l’Inter ha fatto male,ma contro la Fiorentina ho visto che i giocatori hanno messo lo spirito giusto”.