Trevisan “Caniggia” (tifoso del Toro): “Le promesse vanno mantenute: mi aspettavo che Juric esplodesse”
Luca Trevisan, tifoso del Toro che lavora a “Radio Gamma 5” di Padova. Luca è conosciuto da molti come “Caniggia”, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Ecco che cosa ha detto sull’attuale squadra allenata da Juric e della lite avvenuta mercoledì fra il mister e il direttore tecnico Vagnati e poi rientrata, almeno a detta della società e dello stesso Vagnati:
Da anni segue i ritiri del Torino, come ha visto i granata in Austria?
“Quest’anno ho toccato quota , il primo fu il 26 luglio 1986 a Pinzolo con il grande maestro di allora a guidare la squadra: Gigi Radice. E il ricordo va anche al grande Leovegildo Lins da Gama Júnior, che tornava addirittura dal Mondiale vinto dall’Argentina e a Zaccarelli, Cravero e Beruatto: ricorsi d’antan, storici, altamente a tinte granata. Mentre 37 anni dopo ci troviamo in terra austriaca ed è un qualche cosa di veramente molto diverso dagli ultimi anni e mi riferisco, soprattutto, a quello che chiamo l’habitat per il tifoso: fare qualche cosa in più per il tifoso e tenerlo più vicino alla squadra sarebbe molto fondamentale in considerazione del fatto che curare i tifosi sin da piccoli è importante. Qui a Waidring, nella seconda parte del ritiro in Austria, abbiamo visto una serie di negatività molto elevate a partire dalla cartellonistica che non permette di vedere il campo e non ultima l’impossibilità di andare in bagno e di poter usufruire di un bad per bere qualche cosina visto il caldo che spesso ha fatto. Senza dimenticare che è impossibile trovare maglie del Toro o altri gadget per quei tifosi che si sono spinti fino qui a vedere e sostenere i propri beniamini, anche se è stata spolpata la spina dorsale della squadra e quando lo si fa la si reintegra. Ecco allora le promesse fatte a Juric che in assenza di riscontri hanno forse portato alla lite con Vagnati. Goccia che ha fatto traboccare il vaso lo spolpare e io intendo il non avere più Bremer, Praet, Brekalo, Belotti, Pobega e Mandragora … sono tanti. Pensare di fare legna con i due nuovi acquisti mi sembra un po’ difficoltoso visto che Bayeye arriva dalla Serie C e Radonjic ha fatto qualche buona partita con la Nazionale serba. Per carità, magari un domani daranno chissà quali grandi frutti”.
Ma cosa pensa della lite fra Vagnati e Juric?
“Sicuramente non è stata una cosa bella da vedersi, anche per la diffusone che ha avuto, ma trattasi di una cosa che bolliva in pentola: se si fanno delle promesse le si devono assolutamente mantenere, soprattutto dopo lo smacco della cessione di Bremer alla Juventus. Personalmente, sono sempre contrario a dare ai nostri “cuginastri” dei giocatori, tanto più se sono fondamentali, ma mettiamo che ci stia visto che alcuni mi dicono che lo “sterco del diavolo” conta molto e così si hanno i soldi per investirli sui rinforzi. Bene, sono 41milioni più 9 di bonus, dei quali 4 molto semplici da raggiungere, per cui si tratta di 45, ossia 90 miliardi delle vecchie lire, ma quello che mi stupisce è che qui in Austria pensavamo di veder arrivare l’inizio della spina dorsale che Juric di certo avrebbe amalgamato alla grande, tenuto conto quanto è importante avere i giocatori nella fase di ritiro pre-campionato, a maggior ragione che c’è la Coppa Italia il 6 agosto e la prima di campionato il 13 contro il Monza, che tanto ha investito grazie ai soldi di Berlusconi. Per questo penso che Juric, prima o dopo, dovesse esplodere.
Il video della lite ci ha fatti diventare la barzelletta d’Italia, ma Juric essendo un diretto, stile treno ad alta velocità, quando appunto prende velocità non lo si frena più”.
Adesso che cosa si aspetta dal mercato del Torino?
“A noi tifosi interessa la maglia, il colore granata e che sia difesa una storia importante perciò spero che qualche giocatore arrivi, ma non alle ore 19,50 di giovedì primo settembre presso hotel di Rimini dove si chiuderà il calciomercato estivo. Ultimamente, purtroppo, con Cairo siamo stati abituati così. Cairo è qui da 17 anni e il mio augurio dopo 37 anni di ritiri è che il presidente non tocchi il ventennale sculettato momento raggiunto da Pianelli. Di ritori ne ho vissuti tantissimi, ma se si vogliono perdere i tifosi si fa quello che è stato fatto quest’anno. Non so di chi siano le colpe e neppure mi interessa, però il tifoso granata va anche supportato. Ripeto, non ci può essere la cartellonistica che oscura il campo, non ci possono essere come possibilità di sedersi il terreno con le piccole pietre, black stone, che sembra una cosa molto vulcanica, e non è accettabile l’assenza di un bagno. Oltretutto ho visto che voi giornalisti vi accomodate su panchette e utilizzate tavoli stile la peggiore saga di Caracas e su questo ho scritto un breve articolo. Curare l’aspetto tifoso è indispensabile, perché, per come la penso io, il Toro siamo noi tifosi quale dodicesimo uomo in campo. Ho visto tifosi arrivare da disparati angoli d’Italia e bambini con la maglietta di Lukic e quella vecchia del “Gallo” Belotti. E’ il caso di ricominciare a risollevare un po’ la cresta anche di questi bambini magari con qualche acquisto un po’ più azzeccato. Di nomi ne sono stati fatti a iosa, si potrebbe formare un esercito, ma nel frattempo siamo ancora fermi a dover utilizzare i ragazzi della Primavere per avere due squadre da schierare nelle partitelle. Nulla da ridire sul terreno dove la il Torino si allena perché è straordinario, ampio come lo vuole Juric, un campo e mezzo e i portieri possono allenarsi in lontananza. E il manto erboso è di un verde stile panno da biliardo. E poi ci sono anche i lavori in corso nel ruscello adiacente: viene raccolta la materia prima che poi è forgiata. Quello che dovrebbe fare anche il nostro grande mister: l’amalgama. Per cui o acquistiamo i giocatori e ne facciamo appunto un amalgama grazie al nostro sapiente mister oppure compriamo direttamente l’amalgama come pensava di fare Massimino quando era presidente del Catania: faceva grandi acquisti e quando gli dicevano che serviva l’amalgama lui rispondeva che avrebbe acquistato anche quella”.
Per concludere, ricordiamo come è nato il suo soprannome “Caniggia”.
“Fu Emiliano Mondonico a chiamarmi per primo Caniggia quando facemmo una partita in ritiro contro l’amministrazione locale e visto che avevo i capelli lunghi come Claudio Caniggia, che lui aveva allenato all’Atalanta, mi diede questo soprannome. Dovessi fare il nome di un allenatore del Toro in assoluto direi Mondonico che ci definiva degli indiani, mentre Cairo forse ci vuole troppo cowboy. Penso invece che noi siamo proprio dei veri indiani: il Toro è del popolo. E questo deve essere ieri, oggi e domani. Vivere di Toro è un qualcosa di profondo, che rispecchia molto la nostra vita poiché gli alti e bassi della vita li subiamo tutti, nessuno escluso. Ed è bello trovarsi intorno a un terreno di gioco bello come questo ritiro di Waidring. Ma mi sembra che in questo ritiro s’inizi a creare un po’ una spaccatura, come cantavano le sorelle Bandiera “fatti più in là”. Sembra quasi che ci sia un po’ di distacco. Penso invece che la vicinanza del tifoso alla squadra deve essere un qualche cosa di molto profondo, una sorta di colla. Se si riesce a costruire dalla base all’altezza una cosa imponente riusciremo a ottenere risultati importanti, tradotto devono esserci tutte le componenti: la squadra, lo staff, la presidenza, la tifoseria e tutto il resto. In questo ritiro a livello di merchandising non c’è nulla di nulla. Mi sembra di essere per molti aspetti in un ritiro di una squadra di Serie D, soprattutto l’impossibilità di vedere gli allenamenti in maniera decente seduti e non sotto il sole cocente al mattino che ti cuoce il cervello.
Un saluto e un abbraccio al popolo granata che non molla mai. Possiamo dirlo chiaro e tondo: in alto i cuori, soprattutto quelli granata”.