Torino, Pulici: "La pista Ciuccariello poco convincente"

13.02.2009 10:26 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: di Raffaella Bon per TMW
Torino, Pulici: "La pista Ciuccariello poco convincente"
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Del Torino è stata una bandiera mai ammainata: con i granata ha speso 15 anni della propria carriera, vincendo il settimo ed ultimo scudetto della storia di questo club (1976). Pronunciare il nome di Paolo Pulici significa richiamare un'istituzione vivente del grande Toro che fu. Impossibile, dunque, non chiedergli un parere sul possibile avvicendamento societario che vede al centro la creatura acquisita da Urbano Cairo dopo il fallimento del 2005. TMW lo ha fatto, ed il 58enne ex bomber di Roncello si è cortesemente concesso ai nostri microfoni: "Tante volte c'è anche chi si presenta senza aver parlato prima con chi di dovere: se Cairo non vuole vendere, Ciuccariello che può fare? Se il presidente non vuole cedere, nessuno può impedirglielo".

Secondo lei, che credenziali ha questa persona, che vanta un'eredità di 600 miloni di euro?
"Sono cifre che dicono loro, io non ne so niente. Sarebbe fuori luogo dare un giudizio senza conoscere la persona".

Può darsi che questa storia sia nata in virtù del momento negativo del Torino?
"Ognuno si presenta come vuole. Chi ha traguardi e mire di un certo tipo, deve guardare in positivo e non in negativo. Altrimenti diventa problematico. Non so che credenziali possa avere qualcuno che si è presentato dicendo di essere un mister X senza parlare con Cairo? Secondo me, chi vuole fare davvero un passo serio, prima tratta l'affare e, una volta concluso, si presenta e dice di essere il nuovo proprietario, illustrando le proprie opinioni ed il suo modo di vedere le cose. Se si è scagliato contro Cairo, ha fatto uno sbaglio".

Secondo lei, Cairo ha necessità di vendere?
"Non sono Cairo e non mi permetto di pensare al suo posto".

La mancanza di risultati può aver generato una situazione di malessere verso il presidente?
"Quando una squadra va male, è normale che i tifosi si arrabbino. Tutti sperano che si risolvano i problemi, ma non è in questo modo che si può aiutare una squadra a farlo. Un conto è criticare perchè si vuole bene ad una squadra, un altro è farlo per distruggere un ambiente. Le critiche positive sono sempre ben accette, quelle negative lasciano il tempo che trovano".

Mister X avrebbe detto che, se dovesse riuscire a comprare il Torino, si incontrerebbe con i giocatori ad inizio stagione per decidere dove arrivare in campionato. E, nel caso di mancato obiettivo, gli abbonati sarebbero risarciti.
"Non so se abbiano questa pretesa. Noi, all'inizio di un campionato, potevamo avere delle speranze. Si puntava ad un certo obiettivo solo come speranze. A tavolino si possono decidere tante cose, sono parole che il vento porta via. E' il campo a dire la verità, quando all'ultima giornata di campionato si tirano le somme. Le promesse sul nuovo stadio? Ripeto, si può dire tutto ciò che si vuole. Finchè non è il presidente del Toro, può promettere mari e monti. Restano parole, se Cairo non vende. Parto dalla realtà delle cose. Da piccolo sono stato abituato a guardare in faccia la realtà e con i piedi per terra. Il fatto stesso che la cosa relativa a mister X sia stata così nebulosa dall'inizio lo conferma. Non bisogna creare un caso: la squadra vive un momento difficile. Va solo sostenuta e lasciata in pace".

Questa situazione quanto può incidere sulla squadra?
"Mi auguro che i ragazzi se ne siano sempre fregati di queste voci. Anche perchè, da quanto risulta, il presidente è sempre stato puntuale nei pagamenti. Con la Lazio mi aspetto un match di orgoglio e di carattere. Ma, da oggi alla fine, ogni partita dovrà essere quella della vita. Poi al novantesimo si vedrà il risultato".

Si aspettava un campionato così, anche considerando gli acquisti fatti?
"Nel calcio uno può aspettarsi tutto e niente. Il campo oggi dice questo. Certo è che ci sono delle problematiche da affrontare".

Basandosi anche sulle dirette concorrenti, quanto rischia il Torino la retrocessione?
"Una partita può cambiare molto le cose. Più che il pari servono i tre punti. Una vittoria, con un risultato fasullo di un'altra squadra, può aiutare. Ma se non si vince mai, diventa difficile".