Di Pasquale (Il Tempo): "Baroni nei momenti in cui servirà, tirerà fuori gli artigli"

TorinoGranata ha interpellato in esclusiva la giornalista esperta della Lazio, Arianna Di Pasquale, Caporedattore Lazio Press e collaboratrice de Il Tempo e Radio Sei, per parlare di Marco Baroni, che ha lasciato il club biancoceleste per approdare al Torino.
I tifosi del Toro e tutto l'ambiente granata sono curiosi di conoscere meglio il nuovo allenatore Marco Baroni, che voi alla Lazio avete avuto un anno, Che allenatore è?
“È competente, serio, meticoloso, discreto. Mai una parola fuori posto, sempre e solo dichiarazioni a tutela del suo gruppo. È arrivato a Roma con molta umiltà, consapevole che la sfida non sarebbe stata facile, eppure è riuscito a mettere d’accordo una piazza che la scorsa estate era in piena contestazione. In questa stagione abbiamo potuto ‘studiare’ l’allenatore ma anche ‘conoscere’ la persona, per questo sono molto contenta che abbia ritrovato subito una panchina, soprattutto importante come quella del Torino. Una menzione particolare anche al suo vice, Fabrizio Del Rosso, altrettanto competente e serio; pure ciò che hanno fatto a Verona è sotto gli occhi di tutti”.
Alla Lazio era partito benissimo, poi sul finale c'è stata una flessione, come mai?
“La sua è stata per diversi mesi una Lazio bellissima, che vinceva e convinceva; prima in Europa League e competitiva anche in campionato. Il calo è stato evidente, ci sono state battute d’arresto pesanti che hanno gravato sul percorso, ma forse il rammarico più grande è che a gennaio dal mercato non è arrivato nessun rinforzo funzionale pronto a far rifiatare i titolarissimi. La Lazio ha perso calciatori importanti come il capitano Immobile, Felipe Anderson e Luis Alberto (da aggiungere a Milinkovic che ha lasciato Roma l’anno prima), quindi era pronosticabile che ci sarebbero state delle difficoltà; loro erano calciatori che cambiavano le gare da soli, non era semplice ripartire col il ‘nuovo’ gruppo senza ‘senatori’, eccezion fatta per un fuoriclasse di nome Pedro. Probabilmente la classifica finale rispecchia i valori effettivi della rosa, anche se ovviamente la delusione per essere fuori dalle competizioni europee c’è, soprattutto perché in questo campionato così equilibrato si poteva fino all’ultimo sperare anche nella Champions”.
Che modulo di gioco adotta?
“A Roma ha preferito il 4-2-3-1, di rado ha optato per il 4-3-3, anche per le caratteristiche dei giocatori a disposizione; quello che è certo è che il suo gioco è molto verticale. Pressing alto e sacrificio, i calciatori erano chiamati a recuperare per poi attaccare in tanti. Anche per questo la Lazio è stata bella da vedere: quando una squadra è offensiva, crea tante occasioni ed è sempre uno spettacolo piacevole da guardare, impossibile annoiarsi”.
Secondo te, dopo aver vissuto con un presidente difficile come Lotito, Baroni può coesistere con Cairo?
“Mi sembra evidente che il mister non ami le sfide semplici (sorride, ndr). Scherzi a parte, dispiace che abbia trovato due tifoserie importanti in piena contestazione, ormai da anni, con le rispettive società. Sicuramente riuscirà a portare dalla sua tutti i sostenitori granata perché, come è accaduto qui a Roma, il tifoso gli riconosce competenza e dedizione”.
Visto così sembra un tipo pacifico, è davvero un'acqua cheta o può tirare fuori gli artigli in casi difficili?
“Con noi, in conferenza stampa, un paio di volte si è arrabbiato (ride, ndr). Non lo conosco a sufficienza ma mi sento di dire che, nei momenti in cui servirà, tirerà fuori gli artigli. Magari un anno nella Capitale gli ha dato anche maggiore consapevolezza e porterà la sua esperienza per fare bene pure a Torino“.
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