Peccato non aver vinto
Questa volta nulla da eccepire, solo tanti elogi ed un pizzico di rammarico, perché è stato Toro per 85 minuti, come intensità, come voglia, come trame di gioco, e per dirla tutta, un gran bel Toro.
Milan praticamente dominato, ma come spesso succede nel calcio italiano, sento parlare di palle inattive, di 50 minuti giocati in 10 contro 11, come se il primo tempo quasi non fosse esistito, e di una squadra che con un pochino in più di attenzione usciva da Torino con i tre punti in tasca. Si è vero, poteva anche succedere, la squadra di Inzaghi con tanta, ma tanta fortuna, poteva uscire dall’Olimpico con i tre punti, anche se il campo aveva detto per quasi tutta la partita, che se c’era una squadra che meritava la vittoria, non era quella che stava vincendo. Follia del calcio, il risultato nasconde e giustifica sempre la prestazione.
Diamo questa volta a Ventura quello che gli appartiene, partita dominata dai granata, unico tiro degli ospiti su rigore, uno di quelli che solitamente si da solo alle grandi, per il resto solo Toro, con il Milan costretto per gran parte della partita, e non solo nel secondo tempo, nella propria metà campo.
È mancato unicamente il gol, tra parate di Diego Lopez, il palo di Darmian, palloni usciti per pochi centimetri, alcuni errori clamorosi sotto porta, Moretti e Martinez su tutti, e la capocciata di Glik.
Se Torino-Milan fosse finita 4-1 per i granata nessuno avrebbe avuto niente da ridire, c’è semmai da riflettere sul fatto che nonostante i 18/19 tiri effettuati, l’unico gol sia venuto da un difensore, a dispetto della mole di gioco effettuata e del numero di occasioni avute.
Era importante ritrovare il Toro, almeno nello spirito, perché sul piano del gioco in alcune partite la squadra granata aveva mostrato di esserci, tanto da far sembrare paradossali altre prestazioni, talmente brutte che era logico chiedersi quale era il vero volto di questa squadra.
Come ha detto il tecnico a fine partita, c’è la speranza che questo sia l’inizio di un nuovo campionato per i piemontesi, almeno sotto l’aspetto della consapevolezza, del sentirsi squadra, e magari anche nei risultati.
Appare ovvio, anzi è piuttosto banale, che questa squadra vada migliorata, e non solo in attacco, per come la vedo io, ma non è tutto, bisogna anche resistere alla tentazioni di vendere a luglio, perché non sempre si può fare e disfare, e pretendere magari di mantenere anche gli stessi risultati.
Parlare poi di crescita sembra invece del tutto fuori luogo.
Quanto al mercato è inutile sprecare fiumi di inchiostro, le parole di Cairo sono più che chiare.
Si spenderà in maniera progettuale, il che significa senza fare follie, come forse è giusto che sia.
È però evidente che se c’è un progetto, questo non può esaurirsi in pochi mesi, insomma, se ho capito bene le parole del presidente del Torino, si spende non solo per il presente, ma anche per il futuro. Cioè, ed entro nel campo delle ipotesi, si investirà non solo per l’immediato presente, per risolvere situazioni critiche, ma anche per il futuro. Quindi si cercano giocatori che abbiano il profilo giusto per garantire allo stesso tempo presente e futuro. È importante, ed in questo mi ripeto, che poi luglio non smentisca tutto.
Ma non voglio entrare nel campo minato del mercato, tra l’altro quello di gennaio, che storicamente, almeno per il Toro, è sempre stato povero di soddisfazioni, dove si può dire e fare tutto, ma anche il contrario.
Resta la buonissima partita fatta contro il Milan, forse la migliore di questo campionato, è un segnale, e bisogna ripartire da questa, correggere gli errori fatti, migliorare alcune situazioni di gioco.
Il Toro questa volta è piaciuto a tanti, ma dietro l’angolo c’è la coppa Italia e il Cesena, servono conferme, se poi dal mercato arriveranno buone notizie, tanto meglio, ma la migliore notizia resta quella di aver ritrovato il Toro.