ESCLUSIVA TG – Rapacioli: “Sirigu ha grandi meriti, ma anche la difesa del Torino e il preparatore Di Sarno”
Claudio Rapacioli è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Rapacioli è il presidente di Apport, associazione italiana preparatori portieri calcio, ed è il preparatore dei portieri del Pisa. Con lui abbiamo parlato di Sirigu.
Quando si parla di Sirigu si dice che è un portiere affidabile, con personalità, freddo e sicuro tra i pali. Secondo lei queste caratteristiche descrivono il portiere del Torino o c’è dell’altro?
“Sicuramente sono le caratteristiche che possono descrivere Sirigu. E’ un portiere affidabile e difficilmente lo si vede compiere degli errori ed è uno freddo perché anche solo vedendolo dà proprio l’idea di essere un portiere veramente tranquillo e ragionatore in campo. Caratteristica, quest’ultima, che è importante per un portiere moderno che non è più un “pazzo scatenato” come, magari, poteva essere trent’anni fa. Oggi serve ragionare, pensare, vivere la partita e cercare di anticipare le scelte degli avversari per poter essere più efficace nei confronti della squadra”.
Nessuno è perfetto, Sirigu ha qualche difetto?
“Sì, ma i difetti li hanno tutti e poi dipendono anche dal contesto in cui agisce un portiere perché certi difetti si possono evidenziare maggiormente in un modulo di gioco piuttosto che in un altro o per le caratteristiche dei compagni di squadra, soprattutto quelli del reparto difensivo rispetto ad un altro pacchetto difensivo. Magari un portiere soffre nelle uscite alte, ma si evidenzia meno se ha compagni di squadra che sono abili nei colpi di testa. Sirigu sicuramente è un portiere completo, si potrebbe fargli le cosiddette “pulci”, ma non mi sembra il caso perché è in continuo miglioramento, infatti, la scorsa stagione viaggiava a una media di un gol ogni 78,93 minuti e 1,22 reti a gara, mentre in questa è sceso a 0,83 gol a partita e subisce un gol ogni 112,65 minuti. Il valore dei gol subiti a partita di Sirigu è ben al di sotto della media che è di 1,33. Attualmente il portiere del Torino è secondo solo a Szczesny mentre lo scorso anno a fine campionato era all’undicesimo posto”.
Forse nel rilancio con i piedi non sempre è perfetto.
“Sì, ma gli ho visto anche effettuare ripartenze importanti soprattutto a sinistra su Ola Aina e con palla in mano trovando il compagno ben piazzato in avanti pronto a innescare la fase offensiva. In questo momento il gioco di piedi per i portieri è estremamente importante soprattutto quando la squadra li coinvolge. Ci sono squadre che magari coinvolgono meno il portiere e, come dicevo prima, in questo caso un portiere che ha più problemi con i piedi si nota di meno proprio perché la squadra lo coinvolge meno, invece un portiere che non ha abilità o finezza eccessiva con i piedi in una squadra che tende a coinvolgerlo maggiormente si nota di più che ha qualche limite. Tornando a Sirigu, non ricordo grossi errori da parte sua con i piedi e oltretutto è passato dal 35,2% di lanci positivi dello scorso anno all’attuale 42,10%, quindi, anche sotto quest’aspetto sta migliorando”.
Dal suo arrivo al Torino Sirigu sembra rinato. Dopo gli anni positivi nel Paris Saint Germain era finito a fare il secondo e anche nella parentesi in Spagna al Siviglia e all’Osasuna non pareva essersi ripreso. Forse era stato sottovalutato?
“Posso pensare che da quando è tornato a lavorare con una metodologia più simile alla sua, nel senso di una metodologia italiana con un preparatore bravo com’è Paolo Di Sarno, è stato facile per lui ritornare ai suoi livelli. I meriti sono di Sirigu e della difesa, però, mi sento di dire che una buona parte del merito è anche del preparatore Di Sarno che ha una metodologia di lavoro italiana alla quale Sirigu può essere un pochino più abituato rispetto alle modalità che poteva aver trovato in Francia e in Spagna. Magari in questo sono un po’ di parte in quanto presidente della categoria,ma è giusto riconoscere i meriti anche al collega”.
Sirigu ha appena ottenuto il primato d’imbattibilità con 557 minuti superando Castellini che lo deteneva prima con 517 e divenendo il secondo miglior portiere della storia del Torino dopo Bacigalupo. Ma quanto incide la bravura del portiere e quanto quella dei compagni di squadra?
“E’ tutto collegato, secondo me. Di solito con i miei portieri cerco sempre di non parlare dei momenti d’imbattibilità perché poi quando lo si fa succede sempre che si subisce un gol. Facciamo gli scongiuri per Sirigu. Sicuramente sull’imbattibilità sono molto importanti i meriti dei compagni perché vuole dire che lo proteggono di più facendolo intervenire e calciare meno , ma anche il portiere incide tanto effettuando parate importanti. Non si può dire che l’imbattibilità sia solo merito del portiere. Dai dati che ho analizzato, il numero di tiri che gli vengono fatti e le parate di Sirigu rispetto all’anno scorso sono calati leggermente. Lo scorso campionato aveva dell’85,53% di parate sui tiri mente adesso ha l’81,93%. Questo vuole dire che il numero dei tiri degli avversari è sicuramente calato. L’anno scorso il Torino subiva 4,30 tiri a partita e quest’anno 3,46 con un miglioramento percentuale di circa il 20%. Tutto questo indica quanto incida la difesa perché meno tiri si subiscono e minore è la possibilità di prendere gol. Il merito deve essere diviso fra portiere, reparto difensivo e talvolta anche centrocampo perché se si ha un centrocampo che filtra chiaramente la difesa sta più tranquilla”.
Sirigu grazie alle sue positive prestazioni nel Torino è tornato nel giro della Nazionale, ma sembra che il posto da titolare rimanga al più giovane Donnarumma. Su cosa si basano in questo caso le scelte del commissario tecnico?
“Sirigu è dell’87 ed è nel pieno della maturità per un portiere, però, ben che vada che prospettive future può avere? Tre-quattro anni, mentre Dommarumma può essere il nuovo Buffon poiché è del ’99 e ha comunque davanti almeno 10-15 anni di carriera. E’ un po’ come quando Sirigu si era trovato nel giro della Nazionale la prima volta quando davanti aveva uno come Buffon e gli è toccato prendere le briciole di quello che lasciava il collega. In questo caso la scelta di Mancini è quella di preferire un portiere che ha una prospettiva di carriera più a lungo termine come Donnarumma, che tra l’altro quest’anno è rinato nel senso che le sue prestazioni sono tornate ad essere di buon livello. Sirigu, però, è l’unico portiere del giro della Nazionale che ha un’esperienza internazionale di alto livello. In questo momento Perin sta giocando poco e anche a livello d’esperienza all’estero ne ha poca, Donnarumma ha disputato qualche partita in Europa League e qualcuna con la Nazionale, mentre Sirigu ha giocato per tre anni la Champions e di conseguenza è il portiere che in un momento d’emergenza sicuramente non farà rimpiangere Donnarumma, proprio perché ha esperienza internazionale e questa è una cosa molto importante nel momento in cui si giocano partite di un certo livello. Sirigu, purtroppo, è l’unico portiere che ha buona esperienza internazionale anche a causa della scelta, talvolta scellerata, che si fa qui in Italia di proporre spesso portieri stranieri e questo ci porta ad averne solamente tre che hanno esperienza internazionale”.
Per una squadra come il Torino che sta lottando per l’Europa League è più determinante avere una difesa solida, è la terza con Milan e Inter in serie A, oppure, essendo con l’Empoli all’undicesimo posto per gol segnati, sarebbe meglio che avesse un attacco più prolifico?
“Eh, la coperta è corta nel senso che se si mette maggiore valore in attacco può succedere che si conceda qualche cosa in più dietro. Basta pensare alle squadre di Zeman che facevano tanti gol, ma ne subivano anche molti. Per esperienza posso dire che le squadre che hanno fatto più strada sono quelle che magari hanno fatto meno gol, ma che ne hanno anche subiti meno. Forse la nostra mentalità italiana è sempre quella che prima di tutto è meglio non subire gol e poi si vede se si riesce a segnare poiché se non si subiscono gol, bene o male, almeno si pareggia e se si riesce a farne uno per gli altri diventa difficile farne uno a loro volta”.
Ma questa non è una mentalità che può essere utile per squadre che devono salvarsi o arrivare in zone tranquille di metà classifica, ma non per chi lotta per i vertici?
“Sono d’accordo, però, dipende anche dal valore degli attaccanti che si possono proporre. Il Torino ha buoni attaccanti, ma, forse, in questo momento qualcuno non sta rendendo in base alle aspettative che c’erano su di lui rispetto alla scorsa stagione, però, gli attaccanti veri di un certo livello bisogna mandarli in campo. Manca qualche cosina o qualcuno rende al di sotto delle aspettative nel Torino quest’anno”.