ESCLUSIVA TG – P. Sala: “Al Toro serve un attaccante di livello e poi punti sui Primavera”
Patrizio Sala è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Sala ha indossato la maglia del Torino dal 1975 al 1981. Attualmente è un allenatore della scuola individuale di calcio Personal Soccer Academy (www.personalsocceracademy.eu) e sarà impegnato in camp estivi per la formazione degli istruttori italiani in collaborazione con il Barcellona Academy; i camp si svolgeranno nelle ultime due settimane di giugno a Novara e provincia, nelle prime due di luglio in Val Vigezzo e poi a Cannobio. Con lui abbiamo parlato del mercato della sua ex squadra.
Con Molinaro il Torino ha praticamente sistemato la retroguardia, ora però i tifosi attendono i rinforzi per centrocampo e attacco dove si è più disfatto con l’addio d’Immobile che costruito con l’arrivo di Martinez, Che cosa ne pensa?
“C’è ancora tanto tempo per dare il nuovo assetto alla squadra e non bisogna avere fretta perché credo che negli ultimi anni la dirigenza del Torino abbia fatto operazioni interessanti. E’ già importante che sia stato consolidato il reparto difensivo e questo non va sottovalutato poiché rappresenta una garanzia per la prossima stagione, ma è chiaro che con la partenza d’Immobile va trovato un sostituto di livello. Non conosco Martinez, però a prescindere va preso un attaccante che faccia la differenza”.
Per il reparto offensivo si parla tanto in questi giorni, com’era già accaduto in passato, di Botta, lo vedrebbe bene al Torino?
“E’ sicuramente un buon giocatore, ma non è una punta bensì un centrocampista con caratteristiche offensive. Gli operatori di mercato sono a conoscenza delle necessità e delle richieste dell’allenatore e a mio giudizio la cosa più importante per il Toro è che riesca a trovare un elemento che dia garanzia di andare in doppia cifra. Non è facile anche se a parole o sulla carta giocatori di questo tipo ce ne sono, però poi bisogna vedere se la società ha la forza di arrivare ad ingaggiarlo. Io penso sempre che avere un giocatore in più in avanti abbia importanza maggiore che averne uno o due in più dietro o in mezzo. E’ fondamentale avere alternative in attacco che abbiano qualità ed esperienza, l’ideale sarebbero due punte una più giovane e l’altra più esperta. E poi magari dare spazio anche a qualche ragazzo della Primavera considerando che la squadra di Longo ha disputato la finale del suo campionato e questo vuol dire che è possibile attingere da questa fonte che è una risorsa da tenere in considerazione”.
Quindi per competere su tre fronti ci vuole un Toro che equilibri bene giovani e calciatori più esperti?
“Sì, dopo il campionato scorso dove siamo arrivati addirittura a qualificarci per l’Europa League, al di là delle vicende giudiziarie del Parma, spiace per loro però il Torino ha meritato, adesso bisogna trovare un po’ di coraggio di puntare su qualche giovane del vivaio oltre che, sia ben chiaro, prendere un attaccante che abbia dei numeri. Nella storia del Toro, anche se purtroppo non in quella recente, qualche attaccante dal settore giovanile è sempre stato sfornato. Non so chi fra i ragazzi di Longo oltre alle qualità tecniche ha anche quelle psico-fisiche e soprattutto la personalità per affrontare la serie A, ma se non si ha il coraggio di inserirli nella prima squadra non sapremo mai se sono già pronti per fare questo passo in avanti nella loro carriera”.
Tornando a parlare del sostituto d’Immobile, nomi ne stanno circolando, ma non sembra che il Torino sia ancora riuscito a trovare quello giusto.
“Fra tutti i giocatori che sono stati accostati al Torino non mi dispiace Paulinho del Livorno, è un buon giocatore e rappresenterebbe una piccola certezza perché coniuga abilità e personalità e vede la porta. Sì, sì, io Paulinho lo prenderei”.
Oltretutto permane l’incognita Cerci, il Torino lo vorrebbe tenere, ma lui vorrebbe disputare la Champions. Altro bel problema?
“Già, Cerci e Immobile hanno segnato in due trentacinque gol, uno è già andato via e se lo seguisse anche l’altro rimarrebbe un grosso punto interrogativo. I punti interrogativi devono essere risolti, ma si può prendere chi si vuole però non si ha mai la certezza a priori se poi il giocatore realizzerà tanti gol”.
Si fanno tanti nomi di giocatori sud americani però non c’è il rischio che non si adattino al campionato italiano?
“Se un giocatore è bravo e forte si adatta dappertutto, non è più come venticinque o vent’anni fa. Certamente c’è un discorso legato al carattere che può permettere di adattarsi più o meno velocemente, il calcio ormai è internazionale e l’adattarsi al gioco europeo o italiano per chi fa questa professione è il penultimo dei pensieri. I sud americani di solito hanno grandi abilità tecniche quindi generalmente non hanno difficoltà di questo tipo, semmai qualche problematica può esserci nell’inserirsi in una squadra che ha un modo di giocare già collaudato, ma questo vale per qualsiasi calciatore a prescindere dalla nazione dalla quale proviene”.
Il Torino dovrà avere una rosa numericamente consistente per giocare in campionato, Europa League e Coppa Italia o tutto sommato questo non è poi così fondamentale se si ha un undici di base di buon livello?
“Avere una rosa numericamente adeguata sì, ma non c’è bisogno che sia particolarmente numerosa, soprattutto se, come dicevo prima, si ha il coraggio di far esordire qualche giovane della Primavera. Per intenderci c’è da scegliere se avere una rosa di ventiquattro o venticinque uomini oppure anche solo di ventidue o ventitre e poi puntare su tre-quatto fra i migliori ragazzi della Primavera”.