ESCLUSIVA TG - Mocciaro: "Toro, salvezza complicata. Più del mercato, serve cambiare mentalità"
Membro dello staff di TMW, corrispondente italiano per la celebre testata turca "Fanatik", esperto di calcio a tutto tondo, il collega Gaetano Mocciaro è intervenuto ai nostri microfoni, per parlare di Toro, di calciomercato, e anche di cosa sta succedendo in Serie A.
Domanda "telefonata", ma irrinunciabile: come vedi il ciclo di Davide Nicola sulla panchina del Toro? Il tecnico lusernese potrebbe riuscire a restare anche a medio-lungo termine, o è un tappabuchi in attesa di tempi migliori per la società?
"Lo vedo, innanzitutto, sicuramente meglio di Marco Giampaolo. Non ho mai capito, a partire dalla tempistica, perché la scelta fosse inizialmente caduta su di lui. Il Torino veniva da due anni e mezzo con un chiaro stile di gioco, e con giocatori adatti allo stesso. Giampaolo era un tecnico con una concezione diversa, incompatibile con questa visione. Nulla di male, di per sé, ma col campionato passato terminato il 2 agosto, e quello attuale iniziato il 19 settembre, non c'era il tempo tecnico né di rivoluzionare la squadra sul mercato, né di poterla plasmare a immagine e somiglianza del nuovo allenatore. Nicola è invece una scelta "alla Longo", nel senso che ha una filosofia di gioco simile, che si basa sul 3-5-2. Inoltre, è un'anima Toro, quindi conosce bene l'ambiente. A differenza di Longo ha più esperienza, e più abitudine a battagliare in questo tipo di situazioni, vedi Crotone e Genoa. Se riuscirà a costruire un ciclo a medio-lungo termine è difficile dirlo: ha firmato un contratto di sei mesi, con opzione per il rinnovo, peraltro, legata ai risultati. Tutto dipenderà da come sfrutterà questa occasione".
Quanto ritieni plausibile l'ipotesi di uno scambio tra Toro e Fiorentina, anche last-minute, tra i nomi di cui si è tanto vociferato nelle ultime settimane (Pulgar, Kouamé, Izzo, Zaza)?
"Al momento sono solo idee, dettate dai bisogni delle due squadre. Il Torino era molto interessato a Kouamé, ma la Fiorentina ha deciso di toglierlo dal mercato, e, a meno che non arrivino due attaccanti, difficilmente se ne priveranno. Zaza non interessa ai viola; discorso potenzialmente diverso per Izzo, che a questo punto, però, pare essere un nome plausibile per il futuro, piuttosto che per questa sessione di mercato".
Che si tratti di "regali" dal mercato d'inverno, o di radicali cambiamenti tattici, qual è la svolta che davvero serve al Toro? Oppure la squadra già c'è, e si tratta semplicemente di una questione di mentalità?
"Così com'è, la squadra può tranquillamente salvarsi. La rosa non era adatta alla visione calcistica di Giampaolo che non a caso ha dovuto arrendersi e sposare la difesa a tre. In questo momento il problema è fondamentalmente di testa, è evidente: se escludiamo la vittoria contro il Parma, che era in una situazione mentale e tecnica persino peggiore, ogni partita che sia potenzialmente uno scontro diretto, il Torino la fallisce. Perché sente la pressione di dover vincere. Paure evidentemente trasmesse da Giampaolo alla squadra. Serve una svolta anzitutto mentale, il mercato di questi tempi non può portare molto. Giocatori come Ibrahimovic, che arriva e dà la svolta al Milan, in giro non ce ne sono".
Tra le attuali pretendenti alla salvezza, chi vedi meglio attrezzato per scollarsi dalle proverbiali sabbie mobili? Ritieni, viceversa, che ci sia già qualcuno con un piede (o un piede e mezzo) nella prossima Serie B?
"Classifica alla mano, non ci sono squadre già retrocesse. Nemmeno il Crotone, che in termini di organico è la squadra che potrebbe avere più difficoltà, ma che si è fatto sempre valere nelle sfide che contavano. Tra le squadre che ho visto, credo che il Parma, per il gioco espresso con Liverani, non avrebbe avuto possibilità di salvarsi; con D'Aversa e il mercato, però, potrebbe cambiare rotta. Ballardini mi sta sorprendendo, con un Genoa fatto di giocatori reduci da gravi infortuni, o da annate sfortunate: non sarà facile condurre i rossoblù alla salvezza, me le premesse sono confortanti. Cagliari, Udinese e Fiorentina stanno facendo male, ma hanno giocatori di qualità, che possono fare la differenza. Per il Toro, in definitiva, non sarà affatto facile".
Chiudiamo su un tema che, per essere eufemistici, non riguarda noi granata: lo Scudetto. Dopo un novennio a tinte bianconere, è l'anno buono per un passaggio di scettro? Con l'arrivo di un veterano come Mandzukic, uno che sa cosa significhi essere decisivo, il tuo Milan è pronto a resistere agli assalti dell'Inter di Conte? E, ancora, il croato e Ibra possono coesistere, e trovare la chiave per essere complementari?
"Me lo auguro. Anche perché vedere la Serie A alla stregua della Premiership scozzese o del campionato bielorusso, con la stessa squadra che vince da anni e anni, è avvilente, e dequalificante per il torneo stesso. Come si può definire un torneo interessante, se vincono sempre gli stessi? Venendo al Milan e a Mandzukic, posso dire che tanto lui, quanto Ibrahimovic, sono persone fin troppo intelligenti, esperti, e ambiziosi, per non trovare il modo di coesistere. Mandzukic ha dimostrato di sapersi sacrificare defilandosi sulla sinistra, lasciando spazio a una punta centrale: l'ha fatto con Higuain, lo farà con Ibra, e lo stesso Stefano Pioli ha questa idea in testa. L'unico dubbio, semmai, è legato alla condizione del croato: un attaccante che pesa 86 chili, e che viene da un anno in cui è rimasto sostanzialmente fermo. Sarà difficile resistere all'Inter, che ha una rosa più ampia, e in questo momento più sana. Contro l'Udinese i nerazzurri saranno senza D'Ambrosio e, probabilmente, Sanchez; il Milan, dal canto suo, ha perso il conto degli assenti, tra infortuni, squalifiche, e Covid. Certo è che se, con una squadra ai minimi termini, i rossoneri usciranno indenni dalla partita contro l'Atalanta, allora si può davvero sperare nel titolo".