ESCLUSIVA TG – Mariani: “Per il Toro la gara con il Benevento è un crocevia fondamentale. Serve un mercato importante”

22.01.2021 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Pietro Mariani
Pietro Mariani

Pietro Mariani è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Mariani è un consulente sportivo che vive in Ungheria a Debrecen da cinque anni e le società si rivolgono a lui per allenare o per fare progetti per i settori giovanili come ha fatto l’asd Fosso San Rocco Bernalda oppure per osservare squadre o giocatori, per allestire camp o fare stage. Da calciatore è cresciuto nelle giovanili del Torino e poi ha militato in prima squadra dal 1978 al 1982 e poi dall’83 all’87, in seguito ha indossato la maglia del Benevento dal 1998 al 2001. Con lui abbiamo della partita di questa sera tra le sue ex squadre, della situazione del Torino e dell’arrivo sulla anchina granata di Davide Nicola. 

Si sarebbe mai aspettato di vedere il Benevento all’11° posto con 21 punti e il Torino al penultimo sotto di otto lunghezze all’ultima giornata del girone d’andata?

“No, sinceramente no. Di sicuro non mi sarei mai aspettato il Toro penultimo, anche se qualche sospetto che avrebbe faticato lo avevo fin dall’inizio. Chi ha giocato tanto a calcio e chi soprattutto lo vive anche dopo da tecnico, da consulente e da uomo di calcio capta e prevede le difficoltà. Ma, in tutta franchezza, non prevedevo delle difficoltà così grandi. Avevo percepito che c’era un po’ di approssimazione, una rosa costruita sinceramente non all’altezza e che ha delle grosse problematiche in quanto il Torino è una squadra che può fare un po’ di tutto, ma che non fa bene le singole cose e mi riferisco ai sistemi di gioco. Prendere Giampaolo e poi non prendergli i giocatori che gli servono è come aver voglia di mangiare gli gnocchi e poi vedersi servire la minestrina. Non dico di essere con Giampaolo, ma più di quello che ha fatto non poteva in quanto ha un credo si gioco ben preciso e ha cercato di modificare qualche cosa, ma non più di tanto perché altrimenti sarebbe andato troppo contro alle sue idee che ha già “violentato”. Avendo percepito questo non mi aspettavo un Toro da alta classifica e neppure a ridosso delle migliori, ma non mi aspettavo neanche questo disastro. Altrettanto non mi aspettavo il Benevento undicesimo, ma è stato anche decimo l’altra settimana. I 21 punti apparentemente sembrano tanti, ma questo è un campionato strano, particolarissimo per cui questi ventuno punti equivalgono a qualche cosa di meno poiché se si va a vedere la classifica c’è un ammasso di squadre, anche importanti, a ridosso della zona critica. Tante squadre si stanno rinforzando per cui il Benevento non deve abbassare la guardia e sentirsi troppo sicuro di questi ventuno punti altrimenti succede come con il Crotone dal quale ha preso quattro gol seppur i pitagorici non abbiano disputato una grande partita, anzi forse tra le peggiori che ho visto”.

Alla guida del Torino è arrivato Davide Nicola, è l’uomo giusto per provare a far risollevare la squadra?

“Sì, non ne vedevo altri. Lo sesso Longo che io stimo e apprezzo tanto fatica ne ha fatta l’anno scorso. E’ vero che quando si ereditano delle squadre non è una cosa piacevole. Per carità ben venga allenare, ma di solito gli allenatori detestano non poterla plasmare, costruire, scegliere i giocatori e devono fare di necessità virtù. Credo che fra gli allenatori che ci sono in giro la soluzione migliore era proprio Davide Nicola. Tra l’altro è un cuor Toro, è una persona tutta di un pezzo, ha grande coerenza, sa farsi rispettare ed è anche bravo perché ha fato cose, nella sua apparentemente breve carriera, egregie avendo dimostrato di sapere ciò che vuole e di saperlo raggiungere. La partita di questa sera è un crocevia importante in virtù della classifica e lo è per entrambe le squadre per la sensatezza che per i più è difficile da immaginare perché una sconfitta sarebbe dura. Per il Toro significherebbe che nel girone di ritorno per salvarsi dovrebbe fare 27-28 punti poiché credo che la quota salvezza si sia un po’ alzata. Chi farà 38-39 oppure 40 punti potrebbe essere a rischio a mio modesto parere e per questo dico che è pensate. In caso di sconfitta il Benevento rientrerebbe nel vortice perché dopo la partita con il Torino affronterà a Milano l’Inter. Il Toro vincesse farebbe un colpo importante, viceversa diventerebbe una sfida molto dura per Nicola, per la squadra, la società e per la gente granata. Numeri alla mano c’è poco da fare, nel girone di ritorno i conti sono presto fatti: se chiudi a tredici nella seconda parte del campionato si devono fare 27-28 punti per salvarsi che è una media da squadre che lottano per altri traguardi. Diventa complicato. E’un crocevia non solo importante, ma fondamentale. Ma anche per il Benevento, però di più per il Toro proprio perché ci sono molte squadre in pochi punti e perdere una partita pesa tanto più se la quadra non è stata ancora rinforzata come è accaduto al Benevento”.

Anche il Torino finora non ha comprato nessuno eppure è in una situazione ben peggiore di quella del Benevento. Gli aiuti per Nicola devono arrivare dal mercato?

“Assolutamente sì, ma deve essere anche un mercato importante se si vogliono fare 27 punti nel girone di ritorno perché vincendo o perdendo a Benevento sempre quei punti devono essere fatti stante gli attuali 13. E sono tanti 27 punti, forse al Torino non fanno questo calcolo pensando che vincendo due partite si risale la classifica. Certo, ma parlando di cose concrete i punti da fare sono appunto 27-28 e per riuscirci bisogna avere una squadra all’altezza”.

Ma dove deve rinforzarsi il Torino?

“Un po’ in tutti i reparti. Mi pare che qualche indirizzo sul gioco che vuole fare Nicola l’abbia dato e di conseguenza anche sui giocatori che servono. Alla base però c’è il rilancio di Belotti perché quello che ha fatto senza avere al fianco nessuno e i centrocampisti lontanissimi perché noi non abbiamo centrocampisti alla Pecci, alla Dossena o come Junior che ti mettevano la palla là. Belotti si è fatto un mazzo per venire a giocare anche indietro e aiutare la squadra e ha preso una valanga di mazzate dagli avversari perché in ogni partita lo massacrano di botte. Non parlo di un solo attaccate, ne servono un paio perché se mai Belotti dovesse farsi male non ne abbiamo alti, anzi adesso ne abbiamo mezzo perché lui poverino si è sfiancato. Gli attaccanti che ci sono non giocavano da altre parti e ora li abbiamo noi. Parliamoci chiaro, sono dell’idea che chi è bravo ed è forte gioca e se non lo fa un motivo c’è. Bonazzoli alla Sampdoria non giocava molto. Verdi al Napoli anche meno. Il Toro deve fare un salto di qualità che io auspicavo tempo fa come ho detto in varie interviste. Due o tre anni fa parlare in questi termini di Cairo sembrava dire chissà che cosa, ma non avevo e non ho nulla di personale con il presidente però è lui che deve decidere se far fare il salto di qualità a questa società altrimenti è meglio che la ceda. Non è un anno che si sta al patibolo, il Toro ha bisogno di rispetto. Non dico che il Toro debba vincere lo scudetto, ma con i ragazzi cresciuti al Filadelfia con l’aggiunta di due o tre anziani come Zaccarelli e Danova e qualche altro arrivavamo in Coppa Uefa spesso. Nel ’79 i ‘62 e ‘61 come Mandolini, me, Camolese e Sclosa eravamo proprio dei ragazzi. Io non sono di quelli che mettono lo striscione “Cairo vattene”, ma gli dico di decidere che cosa vuole fare. La società è molto provinciale, mancano gli osservatori, i campi di allenamento per le giovanili. Cairo deve sistemare la società non ha più senso andare avanti così e ne risente l’ambiente perché quando si parla di spirito Toro è questo. La gente si è disamorata perché manca lo spirito. I tifosi non sono abituati ad avere una squadra che vince, ma solo a stare benino e non va bene. Tutto questo si ripercuote sulla squadra perché chi viene a giocare al Toro e chi ci vive è come se andasse e stesse in una squadra normale, ma prima non era così. Questo non è il Toro che incuteva timore, paura a chi gli giocava contro perché temevano la furia del Toro dei ragazzi che ne facevano parte e che nascevano calcisticamente con quei criteri garibaldini di far soffrire l’avversario fino alla fine e a prescindere da chi fosse. Quando mai abbiamo preso sette gol, quando mai siamo stati umiliati e tutto questo si ripercuote anche nell’animo e si vede che i calciatori non giocano da Toro, anche quando vincono”.

Da questo punto di vista forse proprio Nicola può aiutare?

“Sì può aiutare la squadra, ma poco cambio rispetto a quello che stavo dicendo. Nicola è l’allenatore perfetto, è colui che vogliamo ed è la persona di cui c’è bisogno perché ha urlato più lui in un giorno che Giampaolo in quattro mesi. Lo si vede da un fotogramma: basta guardare la sua faccia. A parte che è di una integrità morale mostruosa e tiene al Toro. E’ un uomo che si fa rispettare, ma non con sgarbo o cosa, ma perché é così lui. E’ un grande professionista. Però poi, allargando il discorso, c’è bisogno di una società che non sia quella che c’è oggi che é piccola, fragile, provinciale. Per questo dicevo che Cairo deve decidere che cosa fare e se è giunto i momento di dare spazio e libertà anche agli altri. Ma se non è questo che vuole e però tiene al Toro va dal sindaco e insieme cercano degli imprenditori e cede la società oppure si fa aiutare da qualcuno. Se guardiamo gli ultimi quindici anni della storia del Toro fa male perché con molto meno in passato si era fatto di più perché c’era organizzazione, una società che aveva osservatori in Italia e all’estero, una società che aveva lo spirito del Toro e che lo inculcava ai giovani e ai giocatori che vi arrivavano. E’ vero che i tempi sono cambiati, ma lo spirito della società va mantenuto intatto come ha fatto il Milan. Ci sono società che nascono in una maniera e al di là dei tempi che cambiano mantengono quello che è il loro spirito, il loro ideale. Al Toro tutto questo non c’è più.
Tornando a parlare di quello che occorre adesso, come dicevo, c’è bisogno di un mercato importante. A centrocampo abbiamo dei grossissimi problemi”.

Secondo lei, quali tipologie di calciatori servirebbero?
“A centrocampo, ad esempio, ci sono giocatori tutti piuttosto simili quindi non permettono di variare molto i moduli. Anche in difesa c’è bisogno di rinforzi e lo dico attenendomi a quello che ho visto durante le partite. Nel calcio di oggi sono tutti belli a vedersi, vanno in porta, fanno il giro palla, difendono, ma basta vedere quanti gol il Torino ha preso, 35 in 18 partite, e, soprattutto, come sono stati presi. I dati sono crudeli, ma sono lì e abbiamo subito dei gol allucinanti. La squadra va rifondata e va fatto un mercato importante in tutti i reparti. In attacco l’ho detto se si fa male Belotti e sta fuori un mese, quindi cinque partite, siamo nella … in un guaio totale. Il Torino deve fare ciò che non ha fatto nel mercato estivo quando ha fatto un mercato, passatemi il termine, ridicolo. Chi capisce un po’ di calcio aveva previsto che avremmo faticato e la faccia di Giampaolo diceva molto più delle sue parole. L’unica cosa che non mi è piaciuta di lui è che non si è ribellato quando non gli hanno dato i giocatori che gli servivano e si è limitato ad avere una faccia triste perché era in una situazione che non gli stava bene, non gli calzava non si sentiva a suo agio e allora avrebbe dovuto arrabbiarsi e andarsene, non sarebbe morto di fame e ne avrebbe guadagnato altri quatto anni di carriera ovunque fosse andato facendo un gesto così. Chi capisce di calcio lo aveva previsto che il Torino avrebbe faticato. Quando giocavo ho fatto tante amichevoli pre-campionato e puoi fare fatica, ma certe partite non si perdono, mentre quest’anno il Torino in amichevole ha perso con la Pro Vercelli. Per non parlare di altre situazioni. E in campionato si sono perse male parecchie partite, anche se si sarebbe meritato un altro risultato per come era andata buona parte della partita, però, alla fine con la Lazio si sono subiti quattro gol e si è perso e con il Sassuolo tre reti incassate ed è stato pareggio, ma sappiamo come. Non sempre si riesce a fare un gol in più.
Tornado ai giocatori che servirebbero tra i nomi che circolano Schöne mi piace come anche Pavoletti o Lerager. Da quando è arrivato Nicola i nomi dei giocatori che circolano mi piacciono perché sono in buona parte calciatori concreti, magari non giocano da otto, però un sei e mezzo oppure sette se lo portano spesso a casa. Sono degli “operai” importanti. Ribadisco servono un paio di attaccanti perché Belotti deve giocare negli ultimi venti metri e deve essere lucido e non arrivarci spompato come gli capita ultimamente. E poi va rinforzata la difesa che ahimè è debolissima. E poi abbiamo un giocatore fondamentale che è Singo, ma quando riceve la palla lo fa con le spalle alla porta avversaria e, soprattutto, con tutta la squadra avversaria schierata per cui va trovato un sistema che permetta di utilizzare di più e meglio questo giocatore come faceva ad esempio Mourinho con Maicon che aveva più o meno caratteristiche simili. C’è molto da fare perché non basta prendere un giocatore o due poiché questa è una rosa che se non la si sistema 27-28 punti nel girone di ritorno non li si fa. Nel girone di ritorno, purtroppo, e non parlo di accordi illeciti, ma ci sono momenti in cui società amiche qualche piacere te lo fanno. Nel girone d’andata non si fanno conti, ma in quello di ritrono sì. Le partite nel ritorno si fanno più toste specie in certi campi e non è semplice per cui devono fare molta attenzione a questo mercato. Non so se in società queste riflessioni le fanno, ma presumo di sì e forse non lo esternano per ovvi motivi poiché si deve mantenere l’ambiente il più sereno possibile, ma io da buon ex lo devo dire: il Toro deve fare 28 punti e se non rinforza con criterio la squadra e non tanto per farlo rischia, ma veramente grosso. Anche se questa sera si vince a Benevento si è salvi. Se appunto si vince e poi qualche altro risultato successivo va bene ci si può ritrovare anche sestultimi, ma il campionato non é finito. Per dire, il Bologna nell’ultimo mese ha fatto cinque pareggi di fila poi ha perso una partita e dopo ne ha vinta un'altra, sono sei risultati utili su sette e ha venti punti, ma prima non era messo tanto bene. Per questo dico che a Benevento s può anche vincere, ma poi c’è tutto il girone di ritorno e le altre che sono nella seconda metà della classifica quasi tutte si stanno rinforzando. Il Cagliari ha preso Nainggolan e quando sarà più in palla farà la differenza e poi ha preso anche Duncan. Il Torino deve fare molta attenzione e io sono sinceramente un po’ preoccupato”.