ESCLUSIVA TG-Fabrizio Poletti: "Toro, preliminari da non sottovalutare. Tifoseria granata unica"
Abbiamo intervistato, in esclusiva per Torinogranata.it, Fabrizio Poletti, colonna del Toro dal 1962 al 1971, periodo nel quale ha collezionato 275 e 23 reti, conquistando per due volte la Coppa Italia, nel 1967-68 e nel 1970-71, nonchè nazionale azzurro, presente ai mondiali di Messico '70 e in campo nella leggendaria Italia-Germania 4-3. Poletti ha parlato Toro del presente e del "suo" Toro, club al quale è rimasto molto affezionato.
Il Torino è atteso giovedì sera dal primo impegno ufficiale della stagione, nei preliminari di Europa League. Quali sono le sue sensazioni?
E' un impegno che non va sottovalutato. Sia il Debreceni, sia le due squadre che il Torino potrebbe incontrare nel turno successivo, sono squadre si di campionati minori, ma che vanno prese con le molle. Sarà un impegno molto insidioso, perchè loro sono più avanti a livello di condizione fisica. Il Toro dovrà giocare da Toro, con la massima concentrazione, in modo da sopperire con la maggiore qualità.
Quali sono le sue sensazioni sulla squadra attuale a disposizione di Walter Mazzarri?
E' una squadra molto quadrata ed equilibrata. Il punto di forza è certamente la difesa. Sirigu è reduce da una stagione strepitosa, Izzo e N'Koulou si sono rivelati due innesti importantissimi, di qualità assoluta. Ma anche in altri ruoli ci sono giocatori molto interessanti, sulla fascia Ola Aina mi sembra un giocatore di grande potenzialità, così come Meitè in mezzo al campo, dove anche Rincòn è una pedina molto importante. In attacco Belotti, soprattutto nella seconda parte dello scorso campionato, si è ripreso molto bene dopo le difficoltà dell'anno precedente.
I tifosi sono molto entusiasti ed hanno dimostrato grande vicinanza alla squadra. Che ricordi ha della tifoseria granata?
Il Toro ha la tifoseria più calda d'Italia ma non solo, avendo vissuto all'estero posso dire che l'affetto e la passione dei suoi tifosi l'ho vista solo in pochissimi altri club al mondo, come il Boca Juniors in Argentina ed il Flamengo in Brasile. Il calore della tifoseria granata ti obbliga a non tradirla, con me sono sempre stati benevoli ed io ho sempre cercato di ripagarli al meglio, cercando di immedesimarmi nello spirito che caratterizza questo club e i suoi tifosi.
Quali sono i momenti che ricorda con più piacere nei suoi anni al Toro?
Il momento dell'esordio è stato indimenticabile, ma ho vissuto bellissime stagioni anche con Nereo Rocco in panchina, durante le quali mi sono consacrato. Ho avuto diverse soddisfazioni sia a livello di squadra, come un terzo posto in campionato e la doppia vittoria in Coppa Italia, che personale, con la convocazione in Nazionale. Purtroppo un problema serio di stomaco, che ho accusato dopo il Torneo di Cadice del 1965, mi ha poi limitato nel resto della carriera; ho ottenuto comunque traguardi importanti, ma senza quel problema avrei potuto fare di più.
Durante i suoi anni al Toro quali sono stati gli avversari più difficili?
All'epoca in Italia le milanesi erano le due squadre di riferimento, anche più della Juve. Rivera, Sivori e Mazzola erano i giocatori che ammiravo di più. Sivori era un genio assoluto del calcio, faceva cose inimmaginabili, ma Rivera credo sia stato il giocatore che più mi ha colpito in assoluto, era un genio calcistico. Io ho avuto l'onore di marcare sia lui che Mazzola ed erano due autentici fuoriclasse.
A proposito di geni, che ricordo ha di Gigi Meroni?
Gigi per me era come un fratello, quindi sono di parte, ma credo avrebbe avuto tutte le qualità per diventare un mito assoluto del calcio italiano. Era un giocatore unico ai tempi, un'ala che poteva giocare anche da 9, un giocatore che oggi potrei in parte rivedere in Manè, Salah o Dybala. Era un fenomeno, che purtroppo il destino si è portato via a soli 24 anni.
E' ancora legato affettivamente ai colori granata?
Certamente, il Torino è stata la squadra con la quale mi sono consacrato e con la quale ho raggiunto i traguardi più importanti e che mi porto sempre nel cuore. Proprio per il grande affetto che nutro verso i colori granata mi è dispiaciuto molto non essere stato chiamato, nel 2006, in occasione dei festeggiamenti per il centenario, visto che erano stati chiamati, anche dall'estero, giocatori che avevano militato per meno tempo nel Torino rispetto a me.
Per chiudere, vuole ricordare un suo ex compagno recentemente scomparso, Gianni Moschino?
Lo ricordo con tantissimo affetto, era un altro genio del calcio, un grandissimo talento, intelligentissimo. Era un amico fuori ed anche dentro il campo, dove mi metteva sempre in condizione di rendere al meglio. Colgo quest'occasione per fare le condoglianze alla sua famiglia.