ESCLUSIVA TG – Cereser: “Il Torino non rischia nulla, però ha il compito morale di fare risultati e di non mollare”
Angelo Cereser è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Cereser è un ex calciatore che militò nel Torino dal 1962 al 1975 e poi nel Bologna dal ‘75 al ‘79, attualmente ha un’agenzia immobiliare ed è membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Filadelfia. Con lui abbiamo parlato della partita di oggi pomeriggio fra le sue due ex squadre.
Torno e Bologna ultimamente non hanno fatto cose eccelse, soprattutto i granata, anche se mancano molte partite alla fine del campionato hanno forse già tirato un po’ i remi in barca?
“No, non credo. Diciamo che Torino e Bologna hanno un’ossatura che è quella che è quindi, secondo me, stanno facendo quasi il massimo di ciò che possono fare, con poca differenza. Non valgono più del posto che hanno in classifica (rispettivamente 11° e 12° dopo 26 gare e con un match da recuperare entrambe, ndr). Non hanno tirato i remi in barca bensì hanno dei limiti di gioco e di carattere. In questa stagione vediamo che i livelli sono alti anche nelle squadre che sono in fondo alla classifica e sono capaci di fare degli exploit per questo è difficile dire che una squadra comincia bene e poi finisce benissimo. E’ tutto un’altalena, un maremoto e tutte le squadre vanno su e giù. Penso che il Torino e il Bologna siano più o meno dello stesso valore con alti e bassi che non permettono loro di diventare squadre di rango”.
Lei come si spiega l’involuzione del Torino dalla gara con il Sassuolo in poi a parte il derby?
“Ci sono diversi fattori: uno, ormai il gioco che fa il Torino è conosciuto dalle altre squadre per cui gli avversari hanno imparato a prendere contromisure e di conseguenza diventa più difficile sorprendere. Due, bisogna essere giocatori di rango per sostenere la tecnica e la fatica che comporta il calcio di Juric ed evidentemente il gruppo non è ancora capace di essere continuativo nel farlo. Bisogna correre tanto, essere furbi, intelligenti, costanti e non è sempre così facile riuscirci, anche se per il Torino dovrebbe essere più facile perché non disputa le coppe internazionali ed è già stato eliminato anche dalla Coppa Italia per cui dovrebbe recuperare più semplicemente tra una partita e l’altra. E’ inutile cercare tante spiegazioni e bisogna accontentarsi quest’anno e va ancora bene che in difesa Bremer sta disputato un grande campionato e che dopo gli infortuni è stato ritrovato Belotti. Mentre il Bologna è fortunato perché ha trovato Arnautovic, un centravanti che ormai sembrava avviato a un finale di carriera e invece è molto bravo e pericoloso, oggi non giocherà e per il Torino sarà un vantaggio. L’incostanza c’era anche ai miei tempi quando un giocatore voleva disputare la partita la massimo, però poi non sempre ci riusciva. Alle volte non si sa neppure il perché, ma probabilmente dipende dalla testa dei singoli. Per vincere fare dei grandi campionati e vincerli bisogna essere molto costanti e giocare la 90% tutte le partite perché se si disputano due gare al 90% e altre due al 50 di certo non si vince lo scudetto e si resta a metà strada. Mi sembra questo il problema di Torino e Bologna che hanno giocatori che vano bene, però non sono ancora tutti sullo stesso livello e non si esprimono sempre al massimo che servirebbe e quando anche accade non lo fanno tutti contemporaneamente. Adesso ad esempio nel Torino c’è il portiere Milinkovic-Savic che non si capisce se è in crisi oppure no. Non so che cosa gli sia passato per la testa e ad alcuni giocatori basta una critica per perdere la sicurezza. C’è chi soffre di più le critiche e chi meno, ma se la difesa pende due gol si vede subito l’errore del portiere. Se il centravanti sbaglia un gol nessuno dice nulla, ma se sbaglia il portiere si subisce il gol e si perde la partita. C’è chi soffre queste situazioni e allora o si hanno i ricambi oppure c’è poco da fare. Sta all’allenatore valutare se è il caso di cambiare per evitare che la crisi diventi più importante perché non c’è cosa peggiore che giocare con la paura di sbagliare. Ora Milinkovic-Savic si è fatto male alla mano e poi una volta guarito Juric ha detto che giocherà lui”.
A prescindere dal problema alla mano, ma se un portiere è in crisi bisogna farlo giocare oppure è meglio tenerlo fermo per qualche turno?
“E’ l’allenatore che lo sa perché ha il giocatore sott’occhio tutti i giorni. La panchina serve anche per sostituire chi ha qualche problema psicologico, che non gli permette di rendere coma d’abitudine, e non solo fisico. Sono cose che capitano sovente nel calcio. Alle volte se un allenatore dice di andare in montagna la domenica e non alla partita non è una punizione, ma un aiuto. Tanti anni fa l’allenatore Fabbri quando uno giocava bene era capace di dirgli di andare due giorni in montagna anziché allenarsi così quando tornava era ancora più carico di prima. Così Fabbri faceva l’opposto di quello che tutti pensavano. L’allenatore deve conoscere i propri giocatori e decidere per il meglio del singolo e della squadra perché c’è chi rende di più saltando qualche allenamento e chi invece se lo fa rende meno”.
Prima parlava si Arnautovic …
“E’ un bel giocatore, uno da Toro. Ha quasi trentatré anni, ma se Belotti andasse via un pensierino su di lui andrebbe fatto. Francamente se fossi Belotti andrei via per cercare una squadra migliore. Arnautovic per anni nessuno lo ha preso veramente in considerazione e infatti ha girato tante squadre, ma adesso gioca meglio di quando aveva 28-29 anni. Comunque il Torino più o meno ha quello che ha seminato non essendo una squadra che può fare 25-26 partite come quelle 5-6 nelle quali ha giocato veramente bene”.
In quest’ultima parte del campionato il Torino, che è a metà classifica e non rischia di fatto nulla e neppure però può ambire a qualche traguardo, potrebbe portarsi avanti con il lavoro per la prossima stagione?
“Effettivamente il Torino non rischia nulla, però ha il compito morale di fare comunque risultati e di non mollare. Juric non è uno che vuole perdere o si accontenta. C’è quest’obbligo morale prima di tutto per il mercato dei giocatori, quindi per loro stessi per rivalutarsi e se fanno bene meglio è. Seconda cosa, per arrivare nel prossimo campionato a migliorare le giocate bisogna in questa stagione giocare al massimo in modo da abituarsi a voler vincere anche nei momenti di crisi. Il Torino deve utilizzare il tempo che ha adesso per migliorare quello che non si è riusciti finora a fare. Ci vuole grande buona volontà e tanta unione di gruppo. Se il prossimo anno si vuole fare meglio di questo bisogna migliorare il gioco e il carattere altrimenti si resterà a metà classifica, serve un sacrificio adesso”.