ESCLUSIVA TG – Cassardo: “Il Torino cambi atteggiamento e sia sul pezzo quando ha ancora da vincere, non solo quando è in svantaggio”

21.03.2021 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Marco Cassardo
Marco Cassardo
© foto di Marco Cassardo

Marco Cassardo è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Cassardo è un mental coach, scrittore, giornalista e tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato della difficoltà che ha la squadra granata nel focalizzarsi dall’inizio alla fine della partita su un binario vincente.

Cosa capita al Torino che durante una stessa partita cambia atteggiamento e passa dal fare male a bene oppure viceversa?

“Sì, il Torino ha l’incapacità di stare, come si suole dire, sul pezzo per tutti i 95 minuti. Il segreto dello sport e di qualsiasi grande prestazione è quello che viene chiamato il “qui e ora”, cioè l’essere perfettamente in sincronia tra mente e corpo rispetto a quello che si sta facendo. Quindi non avere influenze esterne che possono essere date dall’ambente, dalle pressioni e da tutto e vivere la partita attimo per attimo con l’obiettivo di disputare il singolo attimo nel miglior modo possibile e questo è ciò che fanno le grandi squadre. Il Torino prima con Giampaolo in maniera opposta a quello che stiamo vedendo con Nicola, ma anche adesso non riesce ad avere una continuità di focus, di stare sul “qui e ora” per tutta la partita. Con Nicola, però, mi sembra che il discorso sia un po’ diverso perché i calciatori è all’inizio che giocano contratti e questo è indice che c’è ancora paura e che pensano più a quello che possono fare gli avversari rispetto a ciò che possono fare loro. C’è ancora troppa attenzione alle qualità degli altri per cui siamo sempre su una posizione un po’ attendistica e quando poi arriva lo “schiaffone” e vanno in svantaggio allora è come se all’improvviso iniziassero ad occuparsi delle loro qualità pensando solo più a ciò che possono fare. Così quando non c’è più nulla da perdere se ne “fregano” di tutto, si buttano in attacco e pensano soltanto a fare il meglio possibile e ribaltano il risultato. Invece, quando sono ancora in una situazione d’incertezza danno un peso eccessivo a quello che possono fare gli altri”.

Come si può lavorare su questo onde evitare di dover rimontare e di far venire un infarto ai tifosi? Anche perché una volta, due, tre va bene e poi c’è la volta dove non si riesce a raddrizzare la partita.

“Certo, assolutamente. A me sembra che Nicola stia lavorando molto bene anche dal punto di vista psicologico. Ad esempio, leggendo, come faccio sempre, le dichiarazioni di Nicola si capisce dalle sue affermazioni che è una persona che ha studiato moltissimi libri di pnl, la programmazione neurolinguistica, di coaching e motivazione personale. Posso garantirlo poiché dice delle cose molti attinenti. Ad esempio, sta insistendo molto sul concetto del “noi possiamo lavorare soltanto su ciò che è sotto il nostro controllo” e quindi che bisogna fregarsene di tutto ciò che non si può controllare: questa è una chiave assoluta ed è anche molto legata al fatto di non volere alibi, cosa che ha confermato quando non ha cercato nessun alibi per il focolaio Covid perché il Covid e le indisponibilità dei giocatori non dipendono da noi e sono estranee al nostro controllo. Mettersi a lamentarsi dell’arbitro, della pioggia, del vento e delle assenze è una cosa che fa disperdere energie che, invece, devono essere focalizzate al “qui e ora” di cui parlavo prima e all’efficienza della prestazione. Cosa allora si può fare? Non esiste una ricetta magica che da un momento all’altro faccia cambiare la situazione. Eventi come quello accaduto mercoledì con il Sassuolo danno fiducia, autostima e fanno capire che si è forti e che si possono mettere in ballo delle qualità>, ma, soprattutto, fanno pensare che tutto sia possibile. Diciamo che va a rompere l’inerzia e il pensiero che è legato al dialogo interno del “tanto non c’è niente da fare”, “intanto non c’è la farò mai” e “intanto non mi va bene”. Serve una serie di risultati positivi, che Nicola continui a battere sul tasto del concentrarsi sulle cose che sono sotto il proprio controllo, avere un dialogo interno positivo e quindi essere convinti di potercela fare e poi con il tempo ovviamente credo che la squadra si assesterà. E’ vero che in più partite siamo andati sotto, ma la questione è essere ancorati al singolo momento perché comunque, se vogliamo dirla tutta, anche con l’Inter non appena abbiamo pareggiato, e non mancava tanto alla fine poiché era il 70esimo, anche in quel caso Izzo ha perso l’uomo, Sirigu è rimasto imbambolato e questo vuole dire che non erano completamente in concentrazione, non erano completamente sul “qui e ora”. Da un cross dalla trequarti non si può perdere l’uomo. Voglio dire che il Torino riesce a essere sul pezzo quando ha la sensazione che non avere più nulla da perdere e questo non va perché deve cambiare atteggiamento ed essere sul pezzo quando ha ancora da vincere”.

Inizia l’ultima parte del campionato, c’è il tempo sufficiente per riuscire a focalizzare se non tutti i giocatori almeno la maggioranza sul “qui e ora”?

“Secondo me sì, anche perché Nicola lo ha iniziato a fere. C’è tempo nella misura in cui finisse adesso in campionato saremmo salvi e con una partita in meno disputata. Se il Torino avesse 13 punti direi forse no, ma mi sembra che alla luce del fatto che dobbiamo giocare ancora 12 partite e con questo processo di crescita al quale stiamo assistendo le possibilità ci siano perché non dimentichiamo che da quando è arrivato Nicola i segnali sono abbastanza positivi. A parte la partita con il Crotone, ma rientravamo dopo l’aver saltato due gare a causa del focolaio Covid ed era una situazione un po’ particolare e poi il match è girato dopo la traversa di Bonazzoli e il loro gol altrimenti poteva finire anche diversamente. Per cui lascerei stare Crotone e l’Inter, che è stata nel complesso una bella partita contro la squadra che vincerà lo scudetto, nelle altre gare ho visto un Toro in crescita quindi le possibilità ci sono. E la prova del nove sarà già oggi pomeriggio con la Sampdoria”.

Ecco appunto la partita con la Sampdoria.

“Se vedremo la solita squadra che ha fatto un grande impresa e che ha la pancia piena allora i giocatori del Torino non hanno capito un c…. bel nulla. Ma se invece vedremo una squadra sul pezzo, attiva, volonterosa, aggressiva, con la voglia di vincere, con la voglia di far valere le proprie qualità anche a Genova allora vuole dire che la strada intrapresa è quella buona”.