ESCLUSIVA TG – Berruto: “Il Toro punti alla Champions così male che vada si troverà in Europa League”

11.05.2019 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Mauro Berruto
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Mauro Berruto

Mauro Berruto è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Berruto è il direttore tecnico della Nazionale italiana di tiro con l’arco e grande tifoso del Toro. Al Salone del Libro di Torino, l’ex allenatore della Nazionale italiana di volley, ha presentato il suo ultimo libro “Capolavori. Allenare, allenarsi, guardare altrove” edito da Add. Con lui abbiamo parlato del finale di stagione del Torino e della lotta per un posto in Europa.

Il Torino, nonostante qualche passo falso, è in lotta per l’Europa League a tre giornate dalla fine del campionato. Ha possibilità di raggiungere l’obiettivo?

“Qualche passo falso c’è stato in stagione, ma abbiamo pareggiato fuori casa il derby e potevamo fare qualcosa in più, però, siamo appunto a tre partite dalla fine a giocarci veramente tutto il possibile, naturalmente per l'Europa e anche ancora per la Champions. Credo che ci abbia il dovere di rimanere agganciati all’obiettivo della Champions, anche perché fissarsi un obiettivo minimo rischia sempre di farti fare un po' di meno, quindi, puntiamo alla Champions così male che ci vada ci troviamo in Europa League”.

Come si affronta questo momento con il peso del dover far bene e allo stesso tempo magari il timore di non riuscirci?

“Non credo che sia un peso, ma che finalmente sia una grande opportunità perché ricordiamo tutti bene tanti anni di campionato finito più o meno a novembre o dicembre quando eravamo già salvi, ma lontani dalla zona Europa. Essere oggi lì a giocarci un obiettivo così importante a tre giornate dalla fine è un grandissimo passo in avanti. Eliminerei tutta la parte legata alla pesantezza e alla paura di fallire in favore della bellezza di poter essere tra i primi dopo un po' di anni e rientrare così in quell’obiettivo. Credo che il Toro abbia dimostrato di avere la condizione e la qualità tecnica per raggiungerlo, quindi, non è un obiettivo fuori portata, ma è un obiettivo che è legittimato dalla qualità del gioco e dalla qualità dei giocatori di questa squadra”.

Giovedì in allenamento c’è stato uno screzio tra Sirigu e Rincon …

“Bene. Assolutamente sì, io sono stato dentro a così tanti spogliatoi che so bene che l'unico problema è quando non ci sono reazioni e allora lì sì che c'è un problema. Quando, invece, ci sono reazioni, soprattutto da parte di giocatori di grande riferimento come Sirigu e Rincon, per il Toro vuol dire che sono sul pezzo, quindi quella è proprio l'ultima delle cose che mi preoccupano. Dal punto di vista sportivo potrei giustificare con dovizia di particolari che è meglio incontrare il Sassuolo perché non ha più attivi e nello stesso modo potrei spiegare che è peggio perché magari gioca a testa libera, etcetera, etcetera.  Quindi sono sempre discorsi molto teorici che alla fine rischiano di non avere a che fare con la realtà. la realtà è che il Toro è una squadra forte, solida, fisicamente in un buon momento e credo che anche il derby lo abbia dimostrato e, quindi, deve andare in campo con i propri punti di forza. Non voglio sembrare presuntuoso,  ma meno si pensa a chi è l'avversario in queste tre gare e meglio è”.

Belotti è un giocatore che sicuramente si è ritrovato quest'anno rispetto alla passata stagione, ma non è ancora quello dei 26 gol e nell'ultimo periodo segna a intermittenza. Per queste tre partite saranno fondamentali i suoi gol per provare ad arrivare in Europa?

“Servono i gol di chiunque anche se segnasse Sirigu andrebbe bene, non c'è problema. E’ chiaro che Belotti per quantità di gol fatti (13 finora, ndr) non è tornato a essere quello dei 26 gol di due stagioni fa, però, lui fa un lavoro gigantesco che magari non lo porta a fare così tanti gol, ma li fa fare agli altri per l'attenzione che genera su di sé, per la capacità di creare un problema da risolvere alla squadra avversaria, anche nel derby è stato così. E’ chiaro che questo significa magari segnare un po' meno, però, dal mio punto di vista è un bellissimo esempio di come gli obiettivi collettivi, l'obiettivo di squadra sia più importante dell’obiettivo individuale, cioè se Belotti pur facendo meno gol riesce a permetterci di segnarne di più e di aggiungere il nostro obiettivo avrà fatto straordinariamente bene il suo compito di attaccante e anche quello di capitano di questa squadra”.

La difesa del Torino è sicuramente molto solida ed è un punto di forza, ma in questo momento serve di più di difendersi o attaccate?

“Serve ragionare sui propri punti di forza. Credo lo dimostrano anche i numeri in maniera oggettiva che il Toro è una delle squadre meglio messe da centrocampo alla difesa. Certamente è un punto di forza la capacità di essere solidi ed è una sensazione che tutta la squadra ha. Però ovviamene bisogna fare un gol in più dei nostri avversari. In queste tre partite l'obiettivo sarà questo e credo che l'obiettivo raggiungibile sia davvero tentare di fare nove punti sui nove disponibili, poi, vedremo quanto e se basteranno, ma intanto farne nove significa aver fatto in pieno il proprio dovere”.

Al Salone del libro ha presentato la sua ultima “fatica” letteraria “Capolavori. Allenare, allenarsi, guardare altrove”. Che argomento ha affrontato?

“E’ un libro che parla di sport dal punto di vista di una persona che l’ha interpretato e lo interpreta e da cui ha imparato. Parla del gesto di allenare. Gesto che è assolutamente trasversale e non compete solo a chi apre la porta di uno spogliatoio. E’ una contaminazione fra le mie vicende personali, cioè quello che ho imparato nelle mie squadre negli sport con cui ho avuto a che fare, sono due molto diversi la pallavolo e il tiro con l'arco attualmente, che, però, cerco d’intrecciare attraverso il percorso che serve a creare capolavori, come il titolo del libro, nel mondo dell'arte, della letteratura, del cinema e così via. E’ stato molto bello e anche molto lungo scriverlo perché davvero c'è  un bel pezzo della mia vita dentro questo libro”.

Dopo due sport la vedremo mai nel calcio?

“Mah, mai dire mai. Io tra l'altro, ed è cosa nota, sono un grande appassionato e sono una delle persone, pur rappresentando quelli che vengono definiti sport minori, che ritiene davvero che il calcio possa fare un gran bene a tutto il movimento sportivo italiano. Banalmente mi viene da pensare che con le due semifinali di Champions League si potrebbero scrivere dieci libri di narrativa sportiva. Quindi, il calcio è questo. Il calcio ha un fascino straordinario, inavvicinabile dagli altri sport ed è giusto che sia così. Certamente mi piacerebbe entrare nel mondo del calcio e naturalmente se penso a me stesso nel calcio la prima cosa che mi viene in mente è il mio Toro, ci mancherebbe altro”.

Che cosa farebbe nel Toro?

“Questo non lo so. Ho avuto a che fare con mondi molto diversi, ripeto, anche con quest'ultima esperienza che mi ha portato dalla gestione di uno sport di squadra, com’è la pallavolo, a uno sport estremamente individuale, com’è il tiro con l'arco. Progetti con obiettivi molto ambiziosi li ho guidati e li sto guidando, quindi, per carità il prodotto finale magari è diverso, ma la dinamica degli atleti e delle squadre ha molte somiglianze”.