ESCLUSIVA TG – Beccaria: “Lavori di completamento del Filadelfia? Momento di stallo. La classifica del Torino? Era prevedibile, troppi errori”
Domenico Beccaria è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Beccaria è il presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Toro inoltre è consigliere del Consiglio d’Amministrazione e socio fondatore del Collegio dei Fondatori della Fondazione Stadio Filadelfia, giornalista e grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato dei lavori di completamento del Fila, del Museo momentaneamente chiuso a causa della pandemia e della rischiosa posizione del Torino in classifica.
Stanno procedendo i lavori di completamento, lotti due e tre, del Filadelfia?
“A breve scadenza non ci sono riunioni del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Stadio Filadelfia per cui siamo rimasti alle ultime delibere: promuovere l’attività, raccogliere le risorse economiche e progettuali e darci una smossa”.
Ma che tempistiche sono ipotizzabili?
“Sinceramente non lo so perché avremmo dovuto fare un CdA l’altra settimana, ma è stato rinviato per altri impegni del presidente Luca Asvisio e non è ancora stata fissata un’altra data, ma mi riprometto di sentire Asvisio per cercare di trovare al più presto un’altra data. Siamo quindi un po’ fermi, ma sicuramente dobbiamo fare. La mia personalissima sensazione è che le cose in Fondazione seguano i ritmi elettorali. Mi spiego: si pensava di andare al voto per le Amministrative a maggio-giugno e allora c’è stato un impulso attorno a dicembre-gennaio-febbraio, ma quando si è realizzato che le elezioni sono slittate in autunno incredibilmente si è materializzato un rallentamento. Io sarò un po’ malizioso però la mia impressione è che l’impulso c’era stato perché eravamo in scadenza elettorale e adesso si stia facendo come i ciclisti quando corrono su pista che si controllano a vicenda per capire quando rubare l’attimo buono all’avversario”.
Utilizzando un’espressione cara a Brumotti “tutto fermo con le quattro frecce”?
“Se non proprio fermo con le quattro frecce sicuramente diciamo che stiamo girando al minimo. Al momento non ci sono né novità né altre cose che possano fare pensare a improvvise accelerazioni, poi magari mi sbaglio e mi arriva una mail con delle novità o con la convocazione del Cda, ma ho forti dubbi. Speriamo anche perché a causa della pandemia i Cda li facciamo da remoto e quindi nessuno deve muoversi avanti e indietro per incontraci e ci conseguenza è molto più semplice perché basta decidere quando collegarci. Detto ciò, sarebbe bello vedere una maggiore voglia di fare”.
Da presidente del Museo del Toro, sarà amareggiato che essendo il Piemonte in zona rossa il museo è di nuovo momentaneamente chiuso.
“La salute collettiva prima di tutto, ma ovviamente mi spiace che il Museo sia di nuovo chiuso. In teoria dopo Pasqua il Piemonte sarebbe dovuto tornare in zona gialla, ma sembra proprio che non sarà così e allora il Museo dovrà stare chiuso ancora per un po’. Peccato perché volevamo esporre la Coppa Italia vinta dal Grande Torino nel 1943 che Simone Cimminelli e gli altri familiari hanno concesso di prestarci e volevamo fare l’inaugurazione di questa esposizione in una data significativa come è l’8 aprile che ricorre il 47esimo anniversario della scomparsa di Ferruccio Novo visto che non abbiamo potuto farlo il 22 marzo che era l’anniversario della sua nascita. Stiamo cercando di capire che se l’8 aprile il Piemonte sarà in zona arancione e se ci sarà un po’ più di libertà di movimento che ci permetta di esporre la Coppa Italia del 1943. Vediamo e nel caso il Museo del Toro comunicherà tempestivamente l’evento e le modalità della cerimonia”.
Da tifoso del Toro, cosa pensa dell’attuale situazione della squadra che è a rischio retrocessione per il secondo anno consecutivo?
“Siamo passati da una partita esaltante come quella con il Sassuolo dove al di là della rimonta, che è stata la parte emersa dell’icegerg con i tre gol in un quarto d’ora, a una senza tiri in porta con la Sampdoria. Però con i neroverdi, anche se non c’era stato un gioco di qualità, il Toro aveva fatto 15 tiri nello specchio della porta e senza un Consigli strepitoso sarebbe servito il pallottoliere per tenere il conto delle reti dei granata, invece Audero quattro giorni dopo non si è neppure sporcato i guantoni poiché il Torino non ha fatto nessun tiro nello specchio della sua porta. Dopo 25 minuti il Torino con la Samp ha concesso un gol “pippa” perché frutto di uno svarione del solito Lyanco, che a mio parere è tutto meno che un difensore, e poi pur rimanendo altri 20 minuti del primo tempo e i successivi 45’ del secondo, quindi un’ora abbondante di gioco, non è riuscito neppure, lo ribadisco, a fare un tiro nello specchio. Non dico che dovesse per forza rimontare, ma almeno tirare in porta. Dando per buone le statistiche il Torino ha fatto due tiri in totale evidentemente fuori dallo specchio e rispetto ai 15 con il Sassuolo per giunta nello specchio è un grande passo indietro. Visto e considerato che i giocatori a disposizione dell’allenatore erano gli stessi parrebbe abbastanza evidente che ci sia un problema di ordine mentale”.
Alla luce di tutto questo, è fiducioso oppure no che il Torino si salvi visto che è quartultimo, ha un punto in più del Cagliari terzultimo e undici partite da giocare, compreso il recupero con la Lazio?
“Tre squadre più scarse le troviamo, ma il problema non è questo bensì di programmare sul medio-lungo periodo. Cosa che non siamo capaci a fare o che non abbiamo voglia, non lo so io questo. Rimane comunque il fatto che al di là di tutto il Torino sono ormai anni che non programma il futuro perché quando nel giro di 14 mesi in panchina si susseguono quattro allenatori diversi, Mazzarri, Longo, Giampaolo e adesso Nicola, con una media di 100 giorni ciascuno significa che non c’è un progetto. Una cosa così non è ammissibile. Dove si pretende di andare? Per non parlare del fatto che è in estate, dopo che ci eravamo salvati a due giornate dalla fine e con il precampionato più corto della storia della Serie A, è stato preso Giampaolo. Al di là del fatto che a me non piace come allenatore, ma tutto il mondo sa che Giampaolo ha bisogno di tempo per far apprendere il suo concetto di gioco ai calciatori e che ha bisogno per attuarlo di un regista e di un trequartista che però non gli sono stati presi e, anzi, di fatto gli è stato detto che doveva farsi bastare Rincon come regista. Rincon da quando è un regista? E’ una brava persona e mi piace perché è un giocatore che “sputa l’anima” in campo, ma non ha doti da regista pur avendone tante altre. Tutti sanno che se Giampaolo chiede un giocatore non chiede quel tipo di calciatore, ma proprio quel giocatore lì e se come regista gli dai Rincon e allora te le stai andando a cercare”.