ESCLUSIVA TG – Aloisi: “Per il Toro la priorità è sostituire Ogbonna e Bianchi”
Antonio Aloisi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Aloisi ha indossato la maglia granata nella stagione 1992-1993 conquistando la Coppa Italia, attualmente è l’allenatore in seconda dell’Ascoli. Con lui abbiamo parlato della sua ex squadra e del suo futuro.
Lei aveva iniziato la carriera da attaccante e poi è diventato un difensore centrale, al Torino proprio in questi due ruoli mancheranno in futuro due giocatori simbolo come Bianchi e Ogbonna, chi è prioritario da sostituire?
“Quando ero in Primavera giocavo da attaccante centrale e anche quando ho esordito in serie A con l’Ascoli ho pure segnato, poi l’anno successivo c’era parecchia concorrenza in attacco, Walter Casagrande e Bruno Giordano, calciatori affermatissimi e grandi campioni, così mister Bersellini ha avuto l’illuminazione di provarmi da difensore centrale in allenamento il giovedì nella partita infrasettimanale e la domenica andai in campo da titolare in difesa e da allora quello fu il mio ruolo. Un allenatore navigato ed esperto come Ventura di solito parte da una buona fase difensiva, quindi il Torino cercherà di sistemare la difesa perché senza Ogbonna viene a mancare un giocatore molto importante e va sostituito con un calciatore all’altezza e Rodriguez quando lo ha sostituito aveva fatto bene. Ma in difesa ci sono anche altre situazioni da sistemare, Glik e Darmian, e su nessuno si può sorvolare anche se non è facile soprattutto quando di tratta di difensori centrali perché c’è bisogno di calciatori bravi come lo è Ogbonna. Discorso simile per l’attacco dove senza Bianchi viene a mancare un terminale offensivo di tutto rispetto, per questo i due giocatori devono essere rimpiazzati in modo adeguato”.
Sempre rimanendo in tema di difesa e attacco c’è anche il problema dei deferimenti di Gillet e Barreto e anche quello di Gazzi, quindi la situazione per il Torino si complica ulteriormente.
“Già anche questo, e qualche novità il processo l’apporterà e per tutte le questioni la situazione rimane in attesa degli sviluppi, ma, come dicevo, i due pezzi da novanta, Ogbonna e Bianchi, vanno sostituiti perché il Toro deve allestire una squadra con un’ossatura importante poiché il campionato di serie A è molto difficile e dopo le sostituzioni più importanti vanno affrontati tutti gli altri nodi a cominciare da Cerci, che a mio parere è un pezzo pregiato del mercato, e va risolta la comproprietà con la Fiorentina e non sarà facile trattenerlo in quanto a lui sono interessate società di primo piano. Sarà un mercato interessante e soprattutto difficile visti i tempi, ma al Toro ci sono le persone adatte e competenti per allestire una formazione di tutto rispetto come merita la piazza che ha una grande storia, non si può fare una squadra giusto per …., sono certo che la squadra sarà formata per competere adeguatamente in un campionato di qualità come è il nostro. Ventura utilizza un modulo ben preciso, ma alla fine schierare la squadra in un modo o in un altro dipende dai giocatori che si hanno a disposizione, è giusto che l’allenatore abbia le proprie idee tattiche, però le si devono sempre modulare per far rendere al massimo i giocatori. Il modulo 4-2-4 o 5-3-2 o 4-3-3 con tutte le varianti che ci possono essere deve poi adeguarsi a ciò che la società riesce a fare in sede di calciomercato”.
Manca un mesetto, ma non si può non pensare ai ritiri estivi e gli allenatori preferiscono avere buona parte dei titolari a disposizione subito. Quanto è importante avere l’ossatura della squadra per poter lavorare al meglio senza ripercussioni negative sull’inizio del campionato?
“E’ molto importante, secondo me, ma soprattutto negli ultimi anni è diventato difficile avere la squadra già ben delineata all’inizio del ritiro. E’ chiaro che avere un gruppo già formato all’ottantacinque-novanta per cento è l’ideale, ma se arrivano quattro, cinque o sei giocatori negli ultimi giorni prima dell’inizio del campionato l’allenatore trova un po’ di difficoltà, a meno che non siano calciatori che si sono già avuti in precedenza e che conoscono bene le idee tattiche del mister, allora i nuovi sarebbero un po’ più avvantaggiati e l’allenatore avrebbe meno lavoro da svolgere”.
E’ per questo motivo che Ventura preferisce avere giocatori che ha già allenato?
“Ventura è esperto e sa bene che avere in rosa quattro-cinque giocatori che conosce bene è importante perché durante la partita molte cose non devono essere dette poiché i giocatori conoscono alla perfezione le idee tattiche dell’allenatore, ciò indubbiamente facilita l’amalgama e la costruzione del gioco”.
Passando a parlare di lei, ha allenato come vice nell’Ascoli, cosa vorrebbe fare in seguito?
“Quando ho smesso di giocare subito ho iniziato ad allenare prima sei mesi, da gennaio e giugno, la Santegidiese che militava in serie D, poi due anni gli Allievi Nazionali della Reggina riuscendo a qualificarci per le fasi finali del campionato e devo dire che Reggio Calabria ha una grande organizzazione nel settore giovanile. In seguito sono rientrato ad Ascoli e ho continuato con gli Allievi Nazionali raggiungendo sempre le fasi finali, dopo quattro anni che non si riusciva a centrare questo traguardo, una piccola soddisfazione. L’anno successivo sono passato alla Primavera e a novembre quando il presidente Benigni esonerò Castori e chiamò Massimo Silva divenni il suo vice. Lo scorso anno abbiamo fatto una stagione strepitosa perché partimmo da meno dieci a causa della penalizzazione e il primo di novembre eravamo a quattordici punti dalla zona salvezza e all’ultima giornata eravamo salvi. Quest’anno, invece, siamo partiti molto bene, poi c’è stato un piccolo calo di rendimento e il presidente anche un po’ pressato dalla piazza ha deciso di cambiare l’allenatore, ma i risultati non sono arrivati e quando ha richiamato Silva purtroppo la squadra non è riuscita a riprendersi e siamo retrocessi, si sarebbe potuto fare qualche cosa di meglio a partire da noi e dalla squadra per finire con la società, ma quando le annate si concludono amaramente le responsabilità vanno suddivise fra tutti. Adesso se ne avessi l’opportunità vorrei provare a fare l’allenatore in prima persona e non più il vice per vedere se ne sono all’altezza, ho il patentino per allenare fino in Lega Pro e a settembre mi iscriverò al corso di Coverciano per conseguire anche quello per la serie B e la serie A, dove oggi potrei fare solo il secondo. Il mio percorso di formazione non è quindi finito, ma ho maturato una discreta esperienza sia con i giovani sia con le prime squadre ed è per questo che vorrei iniziare un percorso personale confrontandomi con le mie qualità e capacità per vedere se posso aspirare ad allenare in serie A, come mi piacerebbe, so che è difficile e che c’è tanta concorrenza, ma vorrei proprio intraprendere questo percorso se qualcuno crederà in me e mi darà fiducia”.
Con quale modulo farebbe giocare la sua squadra?
“Nei due anni con Silva abbiamo sviluppato il 3-5-2 anche perché avevamo a disposizione una rosa che ci permetteva di farlo poiché per giocare con una difesa a tre c’è bisogno di calciatori con caratteristiche ben precise. Il modulo che più mi affascina però è il 4-3-3 e che io vorrei proporre, ma, come dicevo prima, bisogna vedere il materiale umano e tecnico che si ha a disposizione e lavorare di conseguenza sempre tenendo conto della propria idea tattica senza però fossilizzarsi o incaponirsi a tutti i costi”.
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