ESCLUSIVA, Grande (La Stampa): "Juric? Spero resti a lungo. Ha una mentalità di alto livello"
Carlo Grande è un ex giornalista de La Stampa, nonché scrittore. Con una caratteristica, è super tifoso del Toro, ha giocato nei Pulcini quando c'era Vatta ed ha allenato la squadra Holden. Per questo motivo la nostra redazione l'ha intervistato per fare il punto della situazione in casa granata.
Al di là dell'ultima vittoria contro lo Spezia che stagione è stata per il Toro?
"È stata una stagione tranquilla, con segni di speranza. C’è la siamo giocata quasi sempre alla pari, al netto di errori dei singoli e degli arbitri (parecchi), è positivo non aver ripetuto le irritanti e deprimenti stagioni precedenti. Però adesso dobbiamo migliorare ancora, portarci al livello di Lazio e Fiorentina, per dire".
Quali sono i meriti di Juric?
"Grandissimi. Ha introdotto una mentalità europea di alto livello, più combattiva e propositiva, ha puntato sul serio (non solo a parole) sul gruppo, sul gioco di squadra, sull’aiutarsi e non giocare per sé, speculando. Ha rigenerato parecchi giocatori anche con consigli tecnici. Non lo conosco personalmente ma mi sembra una persona sincera e quadrata, il che nella vita e nello sport fa la differenza. La testa e il carattere sono fondamentali. Con i furbetti all’italiana abbiamo visto che fine abbiamo fatto nelle qualificazioni al Mondiale".
Qual è il giocatore che meglio ha rappresentato questa stagione?
"Parlare di un singolo, stante che come dicevo Juric ha esaltato il collettivo, farebbe torto alla squadra. Di certo Bremer, Rodriguez, Lukic, Vojvoda, Brekalo sono cresciuti moltissimo, Mandragora e Pobega li conosciamo, sono forti, Sanabria dovrebbe tirare di più e metterci più cattiveria, ma ha dato una bella mano. Praet ha grande qualità, Singo è una forza della natura, ha ampi margini di miglioramento. Lo direi anche per Vanja, se il ruolo del portiere non fosse ancor più legato all’istinto, al carattere, come d’altronde molto nel calcio, sul campo. O sei un portiere, dentro, o non lo sei. Magari scatterà qualcosa, chissà. Bisognerebbe vederlo in allenamento.
Quasi tutti, ripeto, mi sembra seguano il mister, abbiamo sbagliato poche partite, li ha messi con la testa nel carrarmato, come diceva Camolese. Ci sono giovani da far crescere, speriamo non si sbrachi come dopo la stagione della UEFA. Una squadra che con Mazzarri sembrava forte s’è sgonfiata. Vabbé, un nome, che mi piace molto per tecnica e carattere: Mandragora. L’anno scorso, con Belotti (e Nicola e Sirigu!) ci ha salvati".
Ti aspetti che Belotti cambi idea o è ormai fuori dai progetti granata?
"A Belotti dobbiamo solo dire grazie, ci ha regalato impegno allo spasimo, gol bellissimi, dedizione. Spero “ne abbia” ancora, si rimetta dagli infortuni e che Cairo lo convinca, con gli acquisti giusti, a restare per fare finalmente una squadra da Uefa. Se sceglie di andare altrove ne ha tutto il diritto, e gli auguro buona fortuna, non sarà facile sostituirlo ma non sarà facile nemmeno per lui, altrove rischia di fare panchina anche se all’estero ha la testa giusta e la passione per affermarsi, a differenza di altri, che conosciamo. Di sicuro ci sta pensando, si starà dicendo: “Ora o mai più”. Ora o mai più vale anche per Cairo, per fare una squadra competitiva".
Quale nome ti piacerebbe per sostituirlo?
"Magari il futuro è già in casa, Pellegri mi sembra abbia la “garra” e la stazza giusta, Juric può farlo crescere molto. Ha fatto un bel gol, ma ne ha di strada ancora. Mi piacerebbe un altro italiano, Scamacca temo sia inarrivabile, Pinamonti mi piace, è giovane. Serve uno che abbia “fame”, di poltroni e montati ne abbiamo avuti abbastanza, non sappiamo che farcene. C’è lavoro per Vagnati, spero sia anche per lui una stagione di rinascita. Cerchi nelle categorie minori, in Sudamerica, nell’Est. Ci vogliono osservatori, è un discorso di società. Ho allenato per un paio d’anni la squadra della Holden, facevamo un torneo simile a quello da cui è uscito Messias: di giovani talenti ce ne sono senza strapagare i procuratori. Da bambino giocavo nei pulcini del Toro, ai tempi di Vatta: lui i calciatori li selezionava a partire dal carattere, dalla disponibilità e dell’umiltà. È la prima cosa. I Fuser, i Lentini, i Venturin, i Fossati (solo per fare esempi fra i tanti), erano uomini, prima di tutto. Il calcio può essere un gioco molto semplice".
Bremer sembra sulla via dell’addio, eppure giocatori come lui andrebbero tenuti per fare un campionato di più alto livello.
Eh sì, proprio a questo dovrebbe puntare Cairo. Certo non siamo il Real Madrid o l’altra squadra di Torino, che ogni volta ripiana gli sprofondi di bilancio e basa quasi tutto sul denaro, ma insomma, il discorso del vivaio, del crescere i giovani e ogni tanto (ogni tanto!) venderne qualcuno ci sta. Bremer è cresciuto moltissimo, ce lo ricordiamo col Wolverhampton, avevamo le mani nei capelli per l’autogol, c’era poca fiducia. Ora ha un rendimento molto più costante, nessuno è perfetto e tutti sbagliamo (qualche Ogbonnata come con la Lazio) ma è un fior di giocatore, affidabile (quando è uscito con l’Empoli la differenza s’è vista subito), un ragazzo d’oro. Questo per dire che ne possiamo scovarne altri.
Cosa pensi di Cairo e forse è meglio tenere lui piuttosto che vedere arrivare uno dei tanti fondi dei quali non si sa chi siano i proprietari?
"Anche per Cairo è tempo dell’“ora o mai più”. Ha la grana Blackstone, speriamo non ne esca a pezzi, per il bene suo e del Toro, dal quale ha avuto tantissimo: un giornale (il primo d’Italia), una tv, contatti di altissimo livello. Sostituirlo non sarebbe facile, ma per chiunque investa il Toro è un boccone ghiotto, abbiamo una storia e un popolo di tifosi unico, non capisco perché Cairo, che sa far bene di conto ed è un imprenditore, non abbia ancora fatto il salto. Cattivo pensiero: forse perché in città c’è chi non vuole? Il segnale di un derby lottato e pareggiato (meritavamo di vincere) è stato importante", per me. Dovessi scoprire che dobbiamo restare “sottomessi” e formattati allora sì che chiederei il cambio di proprietà. Dunque voglio ancora dare fiducia, ma a termine. Ora - una, due stagioni al massimo - o mai più. Ma Cairo dovrebbe in primis comprare il Comunale (sbaglio nome apposta, ci ho festeggiato l’ultimo scudetto, andavo al liceo!) metter mano al Robaldo, far tornare la Primavera a Torino, completare e riaprire il Filadelfia ai tifosi, aprire una sede in città: non siamo milanesi, siamo sabaudi! Il Toro non è solo la squadra, è un’idea, e di quell’idea la società deve essere degna. Questo Juric lo sa benissimo. Spero resti a lungo.
Chi vincerà il campionato?
L’Inter mi sembra abbia più qualità, più panchina e più determinazione. In realtà è un tema che mi appassiona poco, se non gioca il Toro difficilmente vedo una partita italiana per intero, ormai. E sì che credo nella battuta: “La fortuna di essere maschi è che c’è sempre, da qualche parte, una partita di calcio da vedere”. Lasciatemi ironizzare. Con certi match di Champions è diverso, combattono fino all’ultimo, c’è più spettacolo, non giocano per distruggere ma per creare. Mi piacerebbe vincesse l’Atalanta, l’anno prossimo, è una società nella quale potremmo specchiarci".