Abbruscato: “Avrei voluto diventare un punto di riferimento per il Toro”

18.12.2020 11:04 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Abbruscato: “Avrei voluto diventare un punto di riferimento per il Toro”
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© foto di Federico De Luca

Elvis Abbruscato è stato intervistato dalla nostra redazione per parlare del suo passato in granata, ma anche del presente. Il bomber di Reggio Emilia è stato al Toro in tre differenti periodi, 2006/07, per poi andare in prestito al Lecce, 2008/09 e poi prestito al Chievo, per tornare nel 2010 ed essere in seguito ceduto al Vicenza.

Abbruscato che ricordi ha della sua avventura al Toro? Si può dire che si aspettava qualcosa di più?

“Mi ricordo un grande Delle Alpi, con la vittoria di un campionato difficile. Rammarico per non aver compiuto la mia missione in quella squadra in modo assoluto, perché pensavo di poter diventare un punto di riferimento che invece non lo sono stato, ma è stato un momento meraviglioso”.

Il Toro attuale ha grandi problemi in difesa, mentre l’attacco sembra funzionare meglio.

“Io non vedo differenze tra difesa e attacco, perché una squadra si considera nella sua completezza, in questo momento sta subendo e ancora non è riuscita a trovare con forza continuità di risultati”.  

Cosa pensa di Belotti?

“Belotti è un grande uomo e professionista, incarna lo spirito del Toro, si è creato un grande feeling, ha passato momenti difficili e momenti meravigliosi con la squadra. E’ un punto di riferimento per la squadra, E’ un grande attaccante non solo per il Torino ma manche per la Nazionale”.

Secondo lei alla fine servirebbe uno scossone?

“Non lo so in quanto non vivo la situazione internamente, difficile sapere e capire quanta devozione ci sia tra lo staff,  i giocatori e la società per cercare di tirarsi fuori da questa situazione”.

Che cosa manca al Toro secondo lei?

“Sono l’ultimo a poter giudicare non essendo all’interno della squadra. Quello che manca un po’ ad alcune squadre italiane è creare una vera e propria filosofia interna e partire da questo. Ci sono tanti piccoli mondi all’interno di un’azienda come il calcio. Non serve solo avere dei buoni giocatori, ma creare una vera filosofia interna, con un’idea condivisa da tutti e credo che sia questo un qualcosa da creare”.  

Il Toro può salvarsi, a questo punto?

Ci sono delle contingenze da gestire, in questo momento storico, il Toro rischia come quelle squadre che devono fare risultato, e quando l’obiettivo è questo si crea una forte tensione, invece di essere una squadra che pensa anche alla valorizzazione dei giocatori e di un’idea comune. Comunque ha le capacità per salvarsi.