A Milano per un segnale forte
C’è l’Inter di Mancini sulla strada del Toro, in una partita che non può finire in pareggio per tanti motivi, e non solo quelli legati al mercato dei granata che purtroppo è rimasto al palo, nonostante quanto dichiarato da Cairo a Tuttosport, ma soprattutto perché il pareggio non serve proprio a nessuno, forse in primo luogo proprio ai granata.
Dovrebbe essere una bella partita, insomma, pochi tatticismi, chi più ne ha, più ne metta, e il Toro in questo momento sembra piuttosto in difficoltà, principalmente nello sviluppare il proprio gioco con una certa continuità, e non solo di partita in partita, ma troppe sono le pause durante i novanta minuti. Da Milano ci si aspetta un segnale forte, dal campo, con un Toro simile a quello visto contro il Milan, ma soprattutto dal mercato, perché questo ritardo è un profondo nonsenso, anzi per certi versi chiarisce ulteriormente qual è l’idea della società per questo campionato.
Non aver portato subito gli uomini che servivano a Ventura è stato un grossolano errore, perché la classifica è rimasta piuttosto corta, e con qualche punto in più anche il Toro poteva sperare di riagganciare il plotone che spera nella qualificazione europea. Però, come ho già detto, questo ritardo chiarisce quale sia l’idea della società per questa stagione, cioè, puntare unicamente ad una salvezza accettabile, senza spendere e spandere, perdendo quell’entusiasmo che aveva accompagnato la squadra e svalutando, di fatto, l’intero valore della rosa.
Sono partiti Larrondo, che poteva avere un senso come quinto attaccante, non certamente come titolare o primo cambio, Ruben Perez, che torna in Spagna, giocatore che ha avuto pochissimo spazio, sul quale francamente non riesco ad esprimere un giudizio, e Nocerino, che si è lamentato del trattamento ricevuto, ma che in campo, nelle sue otto presenze in granata, non mi sembra abbia lasciato un ricordo indelebile. Unico arrivo Maxi Lopez, che è sicuramente un buon giocatore, ma che è allo stesso tempo una scommessa che viene da tre stagioni piuttosto grigie.
Poco per un gruppo che era partita con ambizioni diverse, e che voleva ripetere o migliorare il piazzamento dell’ultima stagione, meno per una squadra che deve non solo salvarsi, ma riconquistare il cuore di un’intera tifoseria, ancora meno per una società che si definiva ambiziosa, che ha fatto investimenti, più sul numero che sulla qualità.
Insomma si torna a vivere alla giornata, e forse questo è il destino del Toro e dei suoi tifosi, niente voli pindarici, espressione spesso usata dalla dirigenza granata, quindi è vietato sognare, il fantastico in granata non esiste più, e la stagione passata prende sempre più i contorni di una fortunata coincidenza, di una serie di congiunzioni astrali favorevoli (per chi ci crede), e non frutto di programmazione o di chissà quale sapienza calcistica.
Tornando al calcio giocato, i tifosi si aspettano di vedere a Milano un Toro diverso, con meno incertezze, senza quegli alti e bassi che purtroppo hanno caratterizzato questa prima parte di stagione, magari con un’idea di gioco più marcata, e senza quell’affanno che resta piuttosto incomprensibile, perché il Toro visto in alcune partite è una squadra di calcio, in altre, non lo è.
Quanto a Ventura, non è difficile capire il suo stato d’animo, dopo due anni aveva in mano un bel giocattolo, stampa e tifoserie erano tutti per lui, bastavano pochi ritocchi, ben fatti e di qualità, per puntare ad obiettivi che mancano al Toro da un trentennio, ora si ritrova a dover ricominciare quasi tutto dal principio, con la tifoseria che giustamente mugugna, e con tante incertezze per il futuro.
Domani c’è Inter-Torino, una partita che potrebbe sembrare come tante altre, non lo è, si aspettano segnali forti, se sono due, ancora meglio.