Road to Europe, le nostre rivali: Milan, scatta il ritiro "punitivo"
Si tinge di grigio tenebra la delusione di un Milan, che, ancora una volta, rischia di dover fare i conti con una delusione cocente, dopo aver assaporato il ritorno "nel calcio che conta". Si tinge sui volti di un Piatek che non riesce più a segnare, di un Suso quasi sempre beffato negli uno contro uno con i difensori avversari, di un Donnarumma troppo poco assistito dai compagni della difesa (e talora schiavo di un ruolo di rilievo difficile da gestire per un appena 20enne), di un Romagnoli sopraffatto dal peso della squadra e dalle responsabilità di capitano, di un Kessié in crisi d'identità tattica, di un Bakayoko unico baluardo e frangiflutti della mediana, e, uno tra tutti, di un Ringhio Gattuso che si vede sfuggire di mano la guida di quei colori che, da gregario di provincia, lo aiutarono ad assurgere a Campione del Mondo e a punto di riferimento mondiale per tutti i "medianacci" del globo. Meno tre punti dall'Atalanta quarta in classifica, -2 da una Roma che barcolla ma non molla, pari punti col Toro matador del Diavolo domenica sera, +1 da una Lazio che, tradita dalle intemperanze di Milinkovic, dalla crisi di gol di Immobile, dall'estrema discontinuità di Luis Alberto, ha però trovato in Correa e Caicedo i possibili eroi di fine stagione. Per ora, la soluzione adottata dal club è quello di un ritiro "punitivo", che si concluderà nel pomeriggio di lunedì, poche ore prima dell'arrivo a San Siro di un Bologna in stato di grazia, trascinato, tra gli altri, anche dalla cordata di ex-granata composta da Lyanco, Soriano, e naturalmente Mihajlovic (con Edera oscurato dalle grandi prestazioni di Sansone e Orsolini). E il serbo, che da ex ha già punito il Toro, circa un mese e mezzo fa, punta al bersaglio grosso contro quel Milan con cui si è lasciato (come suo solito) in termini non esattamente cordiali.