Parma, amarcord di uno 0-0 con il Torino che marchiò l’inizio di un cammino fantastico

20.02.2020 19:30 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: parmacalcio1913.com
Nevio Scala
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Nevio Scala
© foto di Chiara Biondini

Il Parma ricorda una partita con il Torino di trent’anni fa. Se nella secolare Storia Crociata hanno suscitato emozioni alcune sconfitte (emblematica quella del 9 maggio 2004 a Milano contro l’Inter), anche un pareggio a reti inviolate ha provocato sensazioni da ricordare con piacere.

Come lo 0-0 che, trentun anni fa, la nostra squadra strappò in trasferta contro il Torino.

E’ questa la vicenda che riviviamo oggi, per il capitolo delle nostre partite esterne di campionato sul campo dei granata, alla vigilia di Torino-Parma, in programma domenica 23 febbraio (fischio di inizio: ore 15) per la 25^ giornata della Serie A Tim 2019/2020.

Si giocava nel vecchio stadio Comunale, l’attuale stadio Olimpico-Grande Torino.

Era una domenica d’autunno, il 22 ottobre 1989. Si disputava il nono turno della Serie B.

Il Parma di mister Nevio Scala affrontava il Toro che, appena retrocesso dalla categoria maggiore, affidato alla guida tecnica di Eugenio Fascetti, ambiva a una pronta risalita nell’elite del calcio italiano.

Il fronte offensivo dei padroni di casa incuteva rispetto e timore. Era composto da tre attaccanti di una fascia più alta rispetto al torneo cadetto.

Era costituito dallo jugoslavo Haris Skoro, dal brasiliano Luis Antonio da Costa, in arte Muller, e dall’italiano Marco Pacione. Il promettente ventenne Gianluigi Lentini era il loro rincalzo.

Gli altri reparti non erano da meno.

Il talento di Francesco Romano ispirava il centrocampo.

In difesa, davanti a un portiere esperto e sicuro come Silvano Martina, svettavano l’ex Crociato Roberto Mussi, il capitano Roberto Cravero ed Ezio Rossi.

In uno stadio e contro un avversario da Serie A, che sino ad allora, nelle sue prime quattro gare casalinghe, aveva segnato ben diciassette gol subendone solamente un paio, Lorenzo Minotti e compagni, seppero resistere, mantenere la porta protetta da Giacomo Zunico inviolata, ma pure rendersi pericolosi.

I due terzini, Cornelio Donati a destra e Alessandro Orlando a sinistra, il quale nella circostanza sostituì Enzo Gambaro, fecero un lavoro instancabile lungo le fasce di competenza, cursori dal moto inesauribile, sia baluardi della fase difensiva che costruttori delle ripartenze avanzate.

Ispirati dalla fantasia di Fausto Pizzi e dell’ex ragazzo del vivaio torinista Marco Osio, con il contributo del compianto Tarcisio Catanese.

A supporto delle infiltrazioni in avanti di Alessandro Melli, nostro bomber sulla via della completa maturazione come quell’intero gruppo, e di Maurizio Ganz.

Quel Parma fece tremendamente faticare e soffrire l’armata del Torino, tant’è che la vittoria sarebbe stata un risultato meritato.

L’esito in bianco fu, però, percepito alla stregua di un successo.

Fu il primo vero segnale di dove sarebbe arrivata la squadra di Nevio Scala, sognata e progettata dal Presidente Ernesto Ceresini.

Quello 0-0 marchiò l’inizio di un cammino fantastico.