Ventura: "Vincere giocando a calcio, il mio obiettivo"

Per vincere servono i presupposti che si creano con il contributo di tutti. Con i giocatori in arrivo la squadra in ritiro strutturata. I calciatori saranno valutati durante il ritiro e se alcuni non saranno idonei verranno presi altri elementi.
11.07.2011 18:27 di  Elena Rossin   vedi letture
Ventura: "Vincere giocando a calcio, il mio obiettivo"
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© foto di Giacomo Morini

La nuova stagione del Torino è iniziata con la conferenza stampa di mister Ventura che ha esordito dicendo che ai giornalisti avrebbe detto le stesse cose che qualche ora prima aveva detto ad un gruppo di gentilissimi tifosi, che erano andati a trovarlo. Premesso che il suo arrivo a Torino è stato una scelta di vita, ha poi posto l’accento sul fatto che bisogna fare delle differenze sui ruoli all’interno di una società di calcio: il presidente è colui che fa la squadra anche tenendo conto dell’aspetto economico, il direttore sportivo mette in pratica nel calciomercato le direttive ricevute dal presidente e l’allenatore, coadiuvato dallo staff, ha il compito di far giocare a calcio per vincere i giocatori.

Su un aspetto in particolare Ventura si è soffermato: per vincere nel calcio ci vogliono i presupposti. E per far capire che cosa intende lui quando parla di presupposti spiega che ci si deve porre delle domande e dare delle risposte. Intorno al Torino c’è entusiasmo? No. C’è compattezza? No. C’è unità d’intenti? Poca. C’è fiducia? Poca. Dopo di che sorge spontanea una domanda, continua nel suo ragionamento l’allenatore: vogliamo andare in A? Sì. Però di presupposti ce ne sono pochi e con pochi presupposti è difficile realizzare ciò che ci si prefigge. Di conseguenza la prima cosa da fare è creare i presupposti. E come si creano i presupposti? Lavorando insieme ognuno nel proprio ambito di competenza. Ed è proprio il lavoro d’insieme la chiave di tutto. Ma da chi è costituito l’insieme? Dal presidente, dal direttore sportivo, dall’allenatore, dallo staff, dai giocatori, dai giornalisti, dai tifosi, dalla città. Ventura, riallacciandosi a cosa aveva detto nella conferenza stampa di presentazione, ha ricordato che aveva elogiato un articolo scritto da Alberto Manassero di Tuttosport e che, però, invertiva i fattori perché è la squadra che deve riportare di nuovo l’emozione intorno al Toro.

Il mister è un po’ preoccupato per ciò che ha visto in questo periodo intorno al Torino perché se alla Sampdoria, finita in B con le polemiche e i problemi che tutti conoscono, è bastato ingaggiare Piovaccari per ridare entusiasmo a tutto l’ambiente nel mondo granata di entusiasmo ce n’è ben poco. Eppure è arrivato Coppola che con le sue parate lo scorso anno ha portato il Siena in A. In difesa ci sono otto elementi, gli ultimi (Darmian e Glik) arriveranno entro domani: D’ambrosio, Darmian, Glik, Di Cesare, Ogbonna, Pratali, Rubin e Zavagno. In mediana manca un solo elemento titolare per esplicita richiesta del mister, perché in ritiro vuole vedere Suciu, di cui Comi gli ha detto un gran bene, prima di decidere se serve o meno un secondo centrale e allo stato attuale ci sono Iori, Zanetti e appunto Suciu. Come esterni a destra Pagano, Oduamadi e Verdi, il primo a detta di Stroppa che lo ha allenato nella Primavera del Milan è devastante, ma nei sei mesi in cui è stato aggregato alla prima squadra si è un po’ perso quindi è da valutare, il secondo, sempre stando alle parole di Stroppa, è il più grande talento che ha viso nel gioco del calcio, quindi è un altro elemento da valutare. Per quel che concerne gli esterni di sinistra ci sono Sgrigna, Stevanovic, che lo scorso anno in granata ha deluso, ma essendo giovane anche per lui vale lo stesso discorso dei due ragazzi provenienti dal Milan, e Guberti. Quest’ultimo espressamente richiesto da Ventura, ma il suo arrivo dipende dalla Roma, che prima deve prolungare con lui il contratto appena ciò avverrà nel giro di ventiquattro ore il giocatore arriverà al Torino, ovviamente se nel frattempo non capiteranno imprevisti, al momento però neppure ipotizzabili. Per quel che riguarda Sgrigna a chi gli ha obiettato che già per tutto lo scorso campionato ha dovuto sacrificarsi nel ruolo di esterno il mister ha risposto che ha già parlato con il giocatore che non vede l’ora di cominciare e che già all’epoca del Bari lui lo voleva per affidargli appunto il ruolo di esterno, ma la società non volle prenderlo perché Sgrigna era già stato a Bari e non erano inclini al ritorno di un giocatore. In attacco ci sono Antenucci, Ebagua e Bianchi che è e rimarrà il capitano, se andrà via allora verrà preso un sostituto. Quindi a detta di Ventura la rosa è strutturata e solo alla fine del ritiro (terminerà il 13 agosto) verrà deciso se i giocatori che devono essere valutati, ma in generale tutti, tecnicamente e mentalmente dimostrano di essere all’altezza del Toro e a quel punto se alcuni di loro non fossero ritenuti idonei si interverrà sul mercato che chiuderà il 31 agosto, di conseguenza c’è tutto il tempo per agire.

Per Ogbonna, Bianchi e Rubin, tutti elementi che possono trovare spazio in A, il mister è chiaro: secondo lui se hanno la possibilità di giocare da titolari è giusto che vadano via, ma se devono arrivare in club prestigiosi passando dalla porta secondaria, ovvero devono attendere che si liberino dei posti, allora è meglio per loro giocare con continuità nel Torino dove spazi ne hanno e fare il salto di qualità più avanti, quando chi li cerca lo farà per offrire loro lo spazio che meritano.

Ventura ha affermato con chiarezza che non è arrivato in granata per portare il Toro in A, questo deve essere la conseguenza dell’aver ricreato tutti insieme il concetto di Toro. Se il pregresso non deve essere dimenticato, non bisogna però, e lui in particolare non può, pensare solo al passato, ma si deve guardare al futuro. Infatti secondo l’allenatore il suo problema più grande è quello di trovare la chiave giusta per rigenerare quei giocatori che erano già in granata prima del suo arrivo e che non sono riusciti ad esprimersi per quanto valgono. Per chiarire il concetto il mister ha fatto un esempio: se si va ad un esame poco preparati si hanno le farfalle nello stomaco e si ha paura e spesso questa paura fa scordare tutto, se invece all’esame si arriva preparati non si ha paura e si riesce a fare bene. Il suo compito è trovare appunto la chiave giusta per far capire ai giocatori chi sono, cosa possono fare e cosa serve loro per fare bene, solo così si riesce a recuperarli. Al giorno d’oggi, e non solo nel Torino ma in tutte le squadre, l’allenatore deve essere un po’ psicologo e un po’ architetto deve saper fare di tutto. La conferenza stampa si è conclusa con il ritorno da parte di Ventura al concetto del creare i presupposti. Lui con umiltà proverà ad accendere la fiammella, poi però bisogna che anche altri soffino sul fuocherello affinché divampi la fiamma che accende il Toro, ma se sarà lui solo a soffiare sulla fiammella non potrà vivificarla.