Ventura: "Sono orgoglioso di essere il primo allenatore a entrare nello stadio Grande Torino"
Prima volta al “Grande Torino” per .i giornalisti che prendono parte alla consueta conferenza stampa di presentazione della gara domenicale della squadra granata. Prima volta anche per un orgoglioso Giampiero Ventura, che dopo essere diventato il mister più longevo a sedersi consecutivamente sulla panchina del Toro, è anche il primo a guidare la squadra in uno stadio dedicato finalmente alla memoria degli Invincibili. Si parte subito con le considerazioni sulla fresca e dolorosa sconfitta subita a Roma, unica città ad avere ancora lo stadio Olimpico: "Mercoledì, con più attenzione sui calci piazzati avremmo portato a casa dei punti. L’unica cosa stonata della nostra partita è il risultato, abbiamo creato molto e concesso poco. Questo è l'anno dove forse c'è maggior rammarico per quello che, pur lavorando in proiezione futura, avremmo potuto avere. Abbiamo lasciato molti punti a casa in maniera impropria, per tanti motivi: partite perse per colpa nostra, per sviste, per i tanti gli infortuni. Siamo stati senza 7-8 giocatori senza lamentarci, se invece alla Roma manca Pjanic e si parla di emergenza; il Sassuolo pare distrutto e domani sera senza il solo Missiroli, forse Defrel. Ma io voglio vedere sempre il bicchiere mezzo pieno: se riuscissimo a stare nella parte sinistra della classifica, avremmo centrato un obiettivo primario. L’altro nostro obiettivo era far crescere giocatori e questo mi pare abbastanza evidente".
Poi valuta le prestazioni stagionali di alcuni singoli: "Zappacosta? È venuto con l'ambizione di diventare un giocatore importante per il Torino e perché no, per la Nazionale. Ha ampi margini di miglioramento, perché ha voglia di arrivare e credo ci riuscirà. Ha davanti Peres, che ha trovato condizione e che quindi stiamo sfruttando. Il suo obiettivo non deve essere mettere insieme un numero di presenza, ma piuttosto di imparare molto anche in ottica della prossima stagione".
Discorso diverso per Gaston Silva che è stato preso per fare il centrale difensivo e invece ha dovuto adattarsi a giocare di più a sinistra, per via dell’infortunio di Avelar. Ha dovuto in pratica scalare a alternativa di Molinaro che ha giocato tanto e ora è in riserva. È stato penalizzato, ma ha dimostrato la grande disponibilità e umiltà del giocatore. La sua annata, come quella di Zappacosta le vedo positivamente, non sulla singola prestazione, ma sulla loro voglia di crescere e di mettersi in discussione. Giocatori così arriveranno sicuramente".
"Martinez si è sbloccato? Non posso saperlo, ma mi auguro che sia così. Più che il gol, sempre importante per un attaccante, vorrei sottolineare però la continuità di prestazioni. A Bologna ha fatto una prestazione buona. Non straordinaria, ma buona. A Roma ha dato conferma delle sue qualità. Noi abbiamo sempre detto che il ragazzo ha buone potenzialità, il suo problema è di altra natura: ha impiegato un po' di tempo, per capire cosa occorra per diventare un giocatore importante in un campionato importante. Ora si allena in maniera diversa, non sono sicurissimo, ma credo abbia capito. Come Obi, arrivato qui come un giocatore che altrimenti non giocava da nessuna parte. Ora lui si sta allenando perché ha capito che la possibilità di diventare un buon giocatore o un ottimo giocatore, questo lo dirà il campo. Sembrano frasi fatte, ma non lo sono. Nel calcio, lo ripeto sempre, giocatori di serie A c’è ne sono un infinità, ma protagonisti lo sono pochi. Se ti accontenti di essere un giocatore di A hai raggiunto l’obiettivo e fine, ma se vuoi diventare uno di quei pochi veri protagonisti, devi continuare a lavorare. Obi e Martinez sono due giocatori giovani se daranno continuità al lavoro (ripeto, il primo problema è capire, poi è difficile regredire), si guadagneranno la riconferma. Tutti quelli che hanno capito, sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi".
Le parole di Cairo in settimana, sul fatto che i matrimoni si fanno in due, sono argomento spinoso, ma Ventura dribbla alla perfezione l’ostacolo, come Alberto Tomba nei suoi slalom migliori: "Ho parlato con Cairo prima della gara di mercoledì, sa perfettamente cosa penso. Sappiamo benissimo come vanno le cose, le voci che circolano. Però nel calcio mai dire mai: magari il Presidente sogna uno dei 15 allenatori che sono stati messi sui giornali e lo va a prendere o magari vuole continuare con chi ha ancora un contratto in essere. Poi (chiaramente ironico, n.d.r.) io ho firmato col Cagliari, con la Lazio e da molte altre parti. Quindi mi dovete scusare, sono un po’ incasinato".
Poi sfodera l’orgoglio di essere il tecnico che guiderà la squadra nello stadio Grande Torino per primo: “Noi vogliamo ritornare a essere un, tra virgolette, grande Torino. Ed è motivo di orgoglio, aggiungo, sapere che domani si giocherà in un impianto con questo nome. Domani giocare nello stadio "Grande Torino" sarà emozionante. Sono orgoglioso di essere il primo allenatore a vivere questa esperienza".
Sul finale di campionato senza grandi obiettivi: "Non penso di dover essere io a dare stimoli. Io credo che se, per esempio, Benassi vuole andare in Nazionale, cioè gli Europei visto l'infortunio di Marchisio, è evidente che trova senza il mio stimolo i motivi per fare bene. Semmai lo devo frenare, cosa che ho fatto. Lui, dopo un giorno di allenamento in seguito all'infortunio, mi ha detto di essere pronto. A inizio stagione ci siamo detti i nostri obiettivi personali, e le motivazioni vengono di conseguenza. Bisogna sempre farsi le domande: chi sono oggi? cosa voglio diventare domani? Ma soprattutto devo chiedermi: cosa devo fare per diventare qualcuno domani? Ecco cosa è importante".
"Maxi Lopez ci sarà, ma ha pochi minuti di autonomia (fino a poco fa aveva febbre altissima). Come del resto Benassi, o Acquah. Rientrano da un periodo di inattività. Giocherà Silva, sicuramente; Zappacosta se non giocherà domani, giocherà quella successiva. Giocheranno tutti, cercheremo di dare continuità a tutti. Ai miei giocatori, per esempio, non dico di dire: Io sono un vecchio cuore granata. Ho sempre detto loro: dimostrate di esserlo. Fatelo capire con il lavoro".
Alex Bembi