Ventura in conferenza stampa: “Con la Lazio vorrei i miei abbastanza convinti e che propongano calcio”

05.03.2016 18:35 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Ventura in conferenza stampa: “Con la Lazio vorrei i miei abbastanza convinti e che propongano calcio”
© foto di Alex Bembi

L’allenatore del Torino Giampiero Ventura ha presentato la partita con la Lazio e spiegato a lungo la situazione della squadra e il concetto che sta alla base degli obiettivi futuri. Ecco tutto, senza alcun taglio, quello che ha detto il mister granata:

Avete provato qualche cosa di particolare in vista della partita di domani con la Lazio che si disputerà alle 12,30, orario che al Torino non è congeniale e, infatti, dopo la gara con la Fiorentina sperava che fosse l’ultima in quest’orario?

“Non so se sarà l’ultima perché siamo l’unica squadra che ne ha già disputate tre o quattro in quest’orario. Appena hanno saputo che noi non facciamo mai un punto ce ne hanno messe altre, però, possiamo avere una svolta storica perché questa mattina alla Sisport c’era talmente tanta neve che non siamo riusciti ad allenarci, quindi se domani faremo risultato non ci alleneremo mai più il sabato prima di una partita a mezzogiorno. Potrebbe, dico così perché non so il risultato di domani, essere una volta storica, non è una battuta”.

Ma veramente non vi siete allenati?

“Quasi niente perché era il momento in cui la neve cadeva con maggiore intensità e la palla diventava una valanga, non si riusciva …”.

Non rimbalzava?

“Appena toccava terra la neve l’avvolgeva, non si riusciva a giocare”.

Il campo dell’Olimpico è senza teloni protettivi, quindi domani, anche se smettesse di nevicare, potrebbe essere pensante.

“La nevicata era prevista e sono rimasto un po’ sorpreso non vedendo i teloni sul campo (la conferenza stampa si è svolta alla Stadio Olimpico con la sala stampa che s’affaccia proprio sul terreno di gioco, ndr)”.

Dopo la partita dell’andata con la Lazio aveva detto che avevate giocato male e che eravate messi male in campo e c’erano Bovo, Molinaro e Quagliarella adesso ci sono Maksimovic ed è tornato Immobile, che cosa è cambiato rispetto a un girone fa?

“Spero che cambi il risultato (sconfitta per tre a zero, ndr) altrimenti sarebbe una brutta cosa, però, non mi ricordo se avevo detto così (chi ha posto la domanda sostiene di aver verificato le dichiarazioni di quel post partita, ndr), ma rivedendo la partita un po’ mi rimangio quello che avevo detto perché, secondo me, le dichiarazioni erano forse dovute al risultato poiché avevamo subito un gol a quattro minuti dalla fine del primo tempo senza in precedenza aver quasi subito tiri in porta e abbiamo preso il due a zero su rinvio del portiere e queste sono cose che a noi non succedono mai e in serie A raramente. In più c’erano state situazioni che non avevamo sfruttato. La Lazio è una squadra difficile da affrontare e quando sta bene gioca con grande intensità e sarà una partita completamente diversa rispetto alle ultime che abbiamo disputato in casa, Verona e Carpi ci aspettavano al limite della loro area, mentre la Lazio ci verrà a prendere ai limiti della nostra area. Al di là di questo, venerdì scorso ho fatto la mia prima conferenza pre-partita della stagione e poi puntualmente è nevicato, è un segnale ed è abbastanza inquietante. L’altra volta avevo detto che era importante ritrovare l’entusiasmo e riproporre un po’ di calcio, cosa che avevamo abbandonato nell’ultimo periodo per mille motivi. Con il Milan a sprazzi si è rivisto un po’ di Toro e se ci fosse girata bene saremmo potuti andare in vantaggio e … la partita l’anno vista tutti. Sinceramente quello che vorrei domani è, al di là del risultato positivo, che vorremmo sempre e lo vorrei in particolare per i tifosi che hanno bisogno anche di risultati, la prosecuzione di quello che è avvenuto a San Siro: una squadra abbastanza convinta, una squadra che ha voglia di fare calcio. Per me quella di domani dovrà essere una prestazione importante, la partita sarà difficile contro una squadra che quando centra la gara rende difficili le cose per l’avversario. Sarà una verifica importante, vorrei ritrovare una squadra che gioca in maniera senza pensieri e paure e che ritrovi la voglia di divertirsi. E’ quello che mi auguro al di là del risultato”.

In ottica ottavo posto questa partita potrebbe essere decisiva oppure no?

“Questa è un’annata dove parlare è veramente difficile perché mai da quando siamo arrivati qua cinque anni fa c’è stato uno sbalzo così forte, con un inizio importante e poi una difficoltà esagerata, per mille motivi. Quello che ho detto prima dà la risposta, se noi facciamo la prestazione impregnata di spensieratezza, di raziocinio, di lucidità e di voglia di fare calcio contro una squadra che rende difficile giocare allora possiamo giocarcela con tutti, l’ho detto in tempi non sospetti quando eravamo sereni e in una posizione di classifica invidiabile. E’ chiaro che la squadra che ha giocato con l’Udinese non se la gioca con nessuno, mentre quella che ha giocato contro la Fiorentina all’andata se la gioca con tutti, siamo gli stessi quindi il vero problema è che siamo passati attraverso delle situazioni che sono andate a intaccare l’aspetto psicologico e altre situazioni. Se le abbiamo superate lo dirà il campo, ma l’obiettivo è superarle appunto perché nel momento che le si superano si riprende il discorso che è stato interrotto, quanto lo si riprenderà, come detto, lo stabilirà il campo. Alla fine della stagione il Torino dovrà avere le idee assolutamente chiare su quale sia lo zoccolo duro sul quale costruire quello che serve per raggiungere gli obiettivi futuri, che sono obiettivi importanti”.

Durante gli allenamenti di questa settimana ha notato se i giocatori hanno quel quid in più che permette di continuare a percorrere la strada imboccata con il Milan?

“Prima della gara con il Carpi avevamo vissuto una settimana straordinariamente positiva con grande partecipazione e voglia e poi in partita avevamo iniziato abbastanza bene, se non ricordo male, con due palle gol, ma non riuscendo a segnare è subentrata l’ansia perché venivamo da una serie negativa e quest’aspetto psicologico ha inciso, non c’è nulla da fare, soprattutto sui più giovani. Ribadisco il concetto, diventa assolutamente fondamentale riprendere a fare calcio che significa che il giocatore giovane inizia a ricredere nelle proprie capacità e in tante altre cose. Come continuo a dire da tempo immemorabile, abbiamo impostato il lavoro con la vittoria non come obiettivo, ma come conseguenza di quello che si fa. L’approccio è completamente diverso. E nel momento in cui si farà una prestazione importante sarà l’inizio di qualche cosa. E’ evidente che può andare male come accaduto con il Milan, se fossimo andati in vantaggio sarebbe stato tutto più facile e comunque anche andando in svantaggio su calcio d’angolo abbiamo avuto il predominio nel secondo tempo e potevamo sperare di raggiungere il pareggio. Questo è l’inizio di un qualche cosa e adesso vediamo se daremo continuità a questo qualche cosa, quanto e per quanti minuti e sarebbe necessario riuscirci per novanta minuti. Serve capire se vogliamo, anzi, se vogliono perché ogni giocatori ha obiettivi da raggiungere in cuor suo e stanno capendo che per raggiungere gli obiettivi individuali devono fare parte di una squadra che ha un obiettivo comune, non si può pensare al proprio obiettivo ma a quello comune che permette di raggiungere quello singolo, ed è ciò che è stato fatto in questi anni”.

A quasi due terzi del campionato un primo bilancio l’avrà fatto e nelle prossime partite dovrà fare delle valutazioni sui singoli. Il limite della squadra, al di là degli errori, è caratteriale e lei come fa a intervenire?

“Sono i risultati a far fare queste considerazioni, a inizio stagione con il Pescara in coppa Italia siamo andati in svantaggio dopo cinque minuti e poi è finita quattro a uno per noi perché abbiamo macinato gioco. Con il Frosinone dopo sette minuti abbiamo subito gol e senza stress abbiamo ribaltato il risultato. Con la Fiorentina dopo sette-otto minuti eravamo in svantaggio e nella ripresa abbiamo messo sotto il nostro avversario e abbiamo vinto. Se avessimo problemi caratteriali è evidente che sarebbe stato impossibile fare quello che abbiamo fatto in quelle partite. E pensiamo anche alla gara d’andata con il Verona quando per due volte siamo andati in svantaggio e per due volte abbiamo riagguantato il pareggio e all’epoca eravamo la squadra che aveva conquistato il maggior numero di punti in recupero. Quindi parlare di limite caratteriale non ha molto senso. Poi sono nate difficoltà di altro genere e a queste difficoltà soprattutto i più giovani non erano abituati e si sono dovuti confrontare con situazioni che ci hanno un po’ penalizzato, ma che sono servite a fortificarli, a farli maturare, hanno fatto un corso accelerato di personalità e si sono resi conto che quello che facevano prima non era sufficiente e che dovevano fare qualche cosa in più. Questo fa parte, dovrei utilizzare un termine che dico e ritiro immediatamente, di uno step di un percorso di crescita, questa frase non la posso usare quindi riportatela con un altro termine (per non stravolgere il senso della frase e rischiare di creare fraintendimenti chi scrive preferisce riportare fedelmente quanto detto da mister Ventura, ndr)”.

Quando un giocatore ha carattere certi errori non li fa né a diciotto anni né a trentacinque anni.

“Avrei una risposta, ma non posso darla. La settimana scorsa ho detto che l’obiettivo di tanti anni fa era quello di andare in serie A e di stabilizzarci nella parte sinistra della classifica. E’ ufficiale ed è stato detto e scritto da tutti. E poi, ora dico un’altra cosa che non posso più dire e quindi immediatamente la ritiro (anche in questo caso chi scrive preferisce riportare fedelmente le parole di Ventura non per dare contro al mister bensì per amore di chiarezza e rispetto anche nei suoi confronti, ndr), di alzare l’asticella rispetto alla generica parte sinistra della classifica perché, secondo me, la posizione giusta per il Torino, rispetto al campionato italiano e al budget delle società, è ritagliarsi uno spazio ai margini dell’Europa, quindi l’annata dove tutto va bene si va in Europa League in quella dove non tutto fila liscio si sta fuori dalle coppe internazionali, è quello che ha fatto la Lazio lo scorso anno”.

Per essere chiari, il Torino deve posizionarsi fra il nono e il quinto-sesto posto in classifica, giusto?

“Secondo me, questo è l’obiettivo massimo al quale si può aspirare. Ma la domanda è: come si fa a raggiungere quest’obiettivo? Un conto è avere l’obiettivo un altro è sapere quali sono i mezzi per raggiungerlo. Avevo fatto degli esempi che non rifaccio più, se non ci si può permettere di prendere dei giocatori perché guadagnano troppo o perché costano troppo è evidente che si devono prendere giocatori che vanno costruiti in casa. Il concetto del costruire in casa significa che alcuni sul piano caratteriale, altri su quello della personalità e altri ancora su quello della personalità tecnica devono seguire dei percorsi che non sono uguali per tutti. Abbiamo degli esempi che sono lampanti, lasciamo stare chi è andato via perché è inutile parlare del passato, per dire il Benassi attuale è diverso da quello dello scorso anno e credo che sarà diverso da quello dell’anno prossimo, perché nella prossima stagione raggiungerà la maturazione completa per un giocatore di ventitré anni che non è cresciuto nel Chievo, ma in una piazza come quella del Torino che è una realtà tutta diversa da quella del Chievo. Tornando al concetto di percorso da seguire, quando si vede che un giocatore non stoppa la palla può volere dire due cose: non lo fa perché è tecnicamente limitato oppure perché è caratterialmente debole e l’ansia gli fa fare errori tecnici. In quest’ultimo caso chi vede dall’interno la partita può o, come dice Paolino Pulici, metterlo davanti a un muro a tirare fino a quando diventa bravo oppure gli si fa capire giorno dopo giorno con calma e serenità che i problemi tecnici che ha dipendono da uno stato emotivo. Ho fatto un esempio per fare capire che c’è un lavoro gigantesco dietro a tutto. Dico questo per ottenere che questi discorsi non vengano più fatti fra un po’ di tempo e significa che il Torino che è passato da certi giocatori passerà da altri. Moretti, Bovo, Molinaro, Vives, giocatori che hanno dato la vita per il Torino, ma che ogni anno hanno un anno in più e non possono essere il futuro che, invece, è dei vari Silva, Jansson, Belotti, Baselli, Benassi, alcuni sono pronti altri stanno lavorando per diventarlo un giorno, ma questo lo dirà il campo e nessun altro e quando saranno pronti ecco che ci sarà lo zoccolo duro che non sarà più dei trentatreenni, ma dei venticinquenni. A quel punto le plusvalenze che il Torino farà gli permetteranno anche di fare degli acquisti non più solo d’investimento, ma d’investimento tecnico con giocatori che fanno la differenza. Questo è l’obiettivo per diventare una grande squadra non solo di nome, ma concretamente sul campo attraverso la crescita che è infilata sotto la voce programmazione, altra parola che non posso pronunciare e che non dovere scrivere (anche in questo caso chi scrive prosegue sulla linea intrapresa dall’inizio riportando fedelmente le parole di Ventura, ndr). Programmazione significa non solo prendere giocatori e fare le partite, ma creare lo zoccolo duro e tutto questo decadrebbe se la società l’anno prossimo vendesse Peres, Maksimovic, Benassi e Baselli. Invece, se ogni anno il Torino vende un giocatore e tiene tutti gli altri significa che ne vende uno e ne prende altri cinque e attraverso il lavoro i nuovi cinque sommati ai cinque dell’anno precedente diventano lo zoccolo duro che permette di andare a prendere uno o due giocatori che fanno la differenza dal punto di vista tecnico. Oggi prendere un giocatore che fa la differenza dal punto di vista tecnico non ha molto senso perché non c’è ancora la struttura che permette di ottenere risultati importanti e per importanti intendo dire quello che ha fatto la Lazio l’anno scorso, tanto per fare un esempio”.

Sulla scia di quanto ha detto e pensando alla partita di domani con la Lazio, ha più senso vedere in campo Peres e Zappacosta o affidarsi a Molinaro che ha più esperienza?

“Oggi noi dobbiamo cercare di riprendere il discorso interrotto, altrimenti si fanno solo belle parole e non fatti, e quindi dobbiamo dare continuità alla prestazione che si è vista a sprazzi con il Milan. Il mio sogno è che domani si faccia una grande prestazione, ma mi auguro che sia buona con una discreta continuità. Una volta che avremo raggiunto di nuovo la spensieratezza di fare calcio credo, come ho detto la settimana scorsa, che i giovani che sono stati un po’ penalizzati e hanno giocato meno debbano essere visti con continuità in modo tale da renderci conto se il lavoro che abbiamo fatto e che soprattutto hanno fatto loro ha dato frutti e quanto hanno incamerato per essere il futuro del Torino. Questo è quello che ci siamo prefissati, non avevamo messo in preventivo né le drammatiche assenze per infortuni, penso ad Avelar su tutti, né alle grandi difficoltà che abbiamo incontrato in questi ultimi due mesi e dove oggettivamente abbiamo fatto partite non da Torino, non siamo ciechi e non neghiamo l’evidenza. Dobbiamo riprendere il discorso interrotto e se dobbiamo prendere dei giovani o più giovani e metterli in un contesto di grande spensieratezza diventa facile, ma se si mettono in un contesto di tensione è evidente che non li si aiuta a esprimersi, quindi dobbiamo metterli in condizione. Creiamo questa condizione e poi facciamo le verifiche ”.

In vista della partita che si giocherà in orario prandiale il menu del pranzo, che sarà anticipato, è particolare, ci dice quale sarà?

“I menu è personalizzato, ogni giocatore ne ha uno ad hoc studiato dal nutrizionista. Pranzeremo alle 9,30 e alcuni hanno la pasta e altri assumeranno carboidrati da cibi differenti. Ogni volta dico di cambiare qualche cosa perché non ha pagato tanto il menu personalizzato in occasione delle partite alle 12,30.  Così (ride, ndr) a chi mangia la pasta gli butto dentro due mandorle e a chi mangia il dolce aggiungo un po’ di miele (ovviamente il mister scherza, ndr). Troveremo prima o poi la formula vincente. C’è una serie di concomitanze: la Lazio che ci ha sempre creato problemi, l’orario che è meglio non parlarne e dall’altra parte mi auguro la nostra voglia di ribaltare tutte queste situazioni, è una verifica importante”.

E a che ora vi svegliate?

“Alle 8 perché dobbiamo dare all’organismo il tempo di mettersi in moto prima di pranzare”.

Per domani c’è un rigorista designato nel caso in campo ci siano Immobile e Maxi Lopez contemporaneamente?

“C’è sempre un rigorista designato, ma penso che tirerà Immobile visto com’è andata l’ultima volta”.

Immobile è tornato da due mesi, come l’ha trovato e se è diverso dalla prima volta che era al Torino?

“Immobile è completamente diverso da quello che arrivò due anni fa. Allora veniva da un’annata non straordinaria al Genoa, dove aveva avuto delle difficoltà perché giocava in una certa maniera e qui abbiamo cercato di sfruttare le sue caratteristiche e direi che era andato tutto bene per lui e per noi. Quest’anno è ritornato e noi sappiamo quali sono le sue caratteristiche, ma per un anno e mezzo non ha giocato più in un certo modo. Le abitudini, purtroppo, ti cambiano, quindi piano piano stiamo lavorando, i cambiamenti non sono immediati e adesso comincia di nuovo a fare le cose che in parte faceva prima con noi. Sono due realtà completamente diverse, Immobile ha una grande voglia di fare e alle volte gli errori che commette sono dovuti al suo voler stra-fare e questo lo penalizza. Secondo me, deve giocare all’interno della squadra e credo che abbia messo a fuoco se gioca all’interno della squadra e gioca da Immobile può ritagliarsi uno spazio per andare agli Europei ed io glielo auguro perché sta bene fisicamente e credo che stia bene anche psicologicamente, deve solo ritrovare la via del gol al di là della prestazione. Sembra una sciocchezza, ma Donnarumma ha fatto due parate su Immobile, che il gol se l’è mangiato da solo davanti al portiere. Incomincia a ripresentarsi davanti al portiere avversario, cosa che quando era arrivato aveva un po’ di difficoltà a fare poiché era abituato a fare cose completamente diverse. Sta lavorando anche lui in questo senso e, secondo me, può migliorare tantissimo. Conte gioca spesso, non dico sempre, con due punte e tutto quello che Immobile incamererà con noi potrà essergli utile se sarà convocato in Nazionale”.

Nel primo anno al Torino Immobile aveva Cerci come sorta di spalla e insieme avevano un equilibrio grazie anche al supporto di tutta la squadra, adesso con Belotti forse è Ciro ad aiutare di più il compagno. Questo può avere ripercussioni sulle prestazioni d’Immobile?

“Non lo so, lo dirà il campo. Sono situazioni completamente diverse. Quando c’era Cerci Immobile giocava da solo davanti e Alessio faceva l’esterno, anche quando avrebbe voluto farlo un po’ meno, ma sempre in quella posizione andava a finire. L’atteggiamento d’Immobile era diverso, aveva settanta metri di campo in larghezza e attaccava la profondità, oggi giocando con una punta vicino è evidente che cambia qualche cosa, però, l’attacco alla profondità rimane invariato e se prima dieci volte su dieci attaccava la profondità adesso Ciro sulla carta lo fa sei volte lui e quattro Belotti. Immobile si sta riabituando a giocare con una punta vicino. Ripeto, Conte gioca con il 5-3-2 o 4-4-2 sempre con le due punte abbastanza vicine e questo servirà a Immobile in proiezione Nazionale nella speranza che migliori anche con noi e ci dia una mano. Quando è tornato Immobile tutti pensavano al giocatore che aveva fatto ventidue gol e che sarebbe riuscito a fare altrettanto, ma non è così. Lui ha trovato difficoltà in Germania e in Spagna perché giocavano in maniera completamente diversa e non attaccava mai la profondità e lui si è disabituato a farlo e da quando è ritornato gli chiediamo invece di attaccare la profondità e quindi deve cancellare un anno e mezzo di obblighi differenti. C’è un percorso da fare e non basta indossare la maglia di un’altra squadra per immediatamente cambiare. Credo che piano piano stia mettendo a fuoco la situazione, con il Palermo si è presentato due-tre volte davanti al portiere e anche con il Milan. Se c’è spazio è più facile, se gli spazi non ci sono è più difficile, ma il concetto è questo e sono fiducioso per lui e di conseguenza per noi”.