Ventura: "Con il Brescia abbiamo giocato da squadra"

E' stata la miglior partita di questo inizio di stagione anche se non abbiamo vinto. Il sacrificio delle punte ha permesso di non far tirare in porta gli avversari. Lavoreremo per riuscire a sfruttare le situazioni che creiamo.
20.09.2011 08:10 di  Elena Rossin   vedi letture
Ventura: "Con il Brescia abbiamo giocato da squadra"
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Ventura ritiene molto positiva la prestazione della sua squadra con il Brescia seppur sia mancato il gol. Lo sviluppo del gioco fino alla trequarti avviene con facilità. Con le rondinelle il Torino ha dato prova di essere una squadra che vuole diventare capolista.


Prima mezz’ora di gioco intenso poi la squadra ha fatto bene, ma è mancato il gol.
“Vero, anche se dico che sono soddisfatto della gara con il Brescia perché è stata la miglior partita di questo inizio di stagione, malgrado sia mancata la vittoria. Dal mio punto di vista sono più contento di questa partita che di quella con il Vicenza, che all’ultimo siamo riusciti a vincere. La mia soddisfazione deriva dal fatto che avevamo di fronte una buona squadra, che mi ha fatto una buona impressione perché ben organizzata e non occupa le prime posizioni in classifica per caso avendo tre-quattro giovani di qualità. Se andiamo ad analizzare la partita noi abbiamo concesso poco ad una squadra che nelle precedenti gare aveva avuto diverse palle gol. Noi - a parte i due passaggi sbagliati di Parisi che hanno innescato il loro contropiede dove abbiano rischiato, tra virgolette, qualche cosa - non abbiamo mai concesso loro un tiro in porta e nel secondo tempo non sono neppure arrivati vicini alla nostra aerea di rigore e in quattro o cinque hanno concluso la partita con i crampi, segno che li abbiamo fatti correre affrontando gli spazi e non concedendo nulla. Quindi la nostra è stata una partita di grande sostanza per essere una squadra che è insieme da due mesi. E’ mancato il gol, ma bisogna fare una cosa per volta. In realtà abbiamo avuto anche delle situazioni  che, se fossero state sfruttate in maniera diversa, avrebbero portato al gol, ma questo è l’ultimo dei nostri problemi. Con il Brescia l’importante non era vincere, ma capire se le nostre conoscenze stanno aumentando, che tipo e quanta voglia c’era, la compattezza di questa squadra. Antenucci ha giocato da esterno anche se non lo farò più giocare in quella posizione perché non è il suo ruolo, ma eravamo in emergenza è lui si è reso disponibile e questo rappresenta lo spirito di una squadra che vuole e che sta lavorando. Io credo che il pubblico abbia capito tutto ciò e non credo che siano rimasti straordinariamente soddisfatti di questa partita, però sono convinto che abbiano capito quello che cerchiamo di far vedere: un calcio propositivo, ma soprattutto di una squadra impregnata di serietà e professionalità. Stiamo cercando, piano piano, di diventare una squadra e in seguito dovremo fare anche i passi successivi ovvero sfruttare tutto il lavoro svolto e andare a quantificare qualche cosa. Io ho imparato nella vita che le cose vengono per gradi ed è per questo che sono soddisfatto. Sapevo che il Brescia è una squadra di qualità e quando si affrontano avversari così che creano cinque palle gol a partita, perché in avanti hanno giocatori di qualità, con un trequartista che salta gli uomini con una facilità incredibile, e non lo hanno fatto con noi, non avendogli concesso niente vuol dire che stiamo diventando una squadra. Con il Brescia abbiamo giocato da squadra e questo è importante, poi è chiaro che abbiamo margini di miglioramento e dobbiamo lavorare per migliorare, in più ci è mancato qualche giocatore, ma questo fa parte del gioco”.

Un ulteriore salto di qualità potrebbe essere fatto con una manovra un po’ più veloce?
“Una manovra più veloce la si farà quando avremo un avversario che ci darà l’opportunità di farla. Con il Brescia in alcuni momenti il loro uomo più avanzato era nella loro metà campo e in questi casi accelerare la manovra diventa difficile, si potrebbe anche fare della bagarre, ma la si attua all’ultima di campionato se si ha l’obbligo di vincere, non alla quinta giornata. Noi siamo arrivati con una certa facilità alla trequarti anche con manovre pulite, poi ci è venuta a mancare la fase successiva, ma gli esterni più volte li abbiamo messi nella condizione di uno contro uno, e quando l’esterno salta l’uomo nell’uno contro uno diventa concettualmente una palla gol ed è chiaro che, se non si riesce a farlo, dobbiamo sviluppare altre tematiche. Dobbiamo avere un attimo di pazienza. Ho detto ai ragazzi, che erano un po’ demoralizzati perché volevano vincere e regalare gioia ai tifosi, di non essere demoralizzati, ma orgogliosi per come stanno lavorando e di quello che stanno facendo e arriverà il momento in cui la palla frullerà e se ne renderanno conto da soli come se ne renderanno conto i critici e i tifosi”.

Il sacrificio delle punte, in alcuni momenti, è stato particolarmente evidente visto che dovevano andarsi a prendere la palla oltre la metà campo.
“Più che andarsi a prendere la palla dovevano dare una mano nel riconquistarla e questo è il complimento più grande che deve essere fatto alle punte. E’ vero che Ebagua ha fatto quattro-cinque tiri in porta e Bianchi meno, ma è anche vero che sono stati in assoluto determinati sul fatto di non subire tiri verso la nostra porta. Senza il loro sacrificio questo non ce lo saremmo potuti permettere”.

Ma questo va a discapito della lucidità sottoporta.
“Va a discapito quando si è nella possibilità di fare l’uno contro uno perché il problema di fondo qual è: io rischio qualche cosa, usando una metafora, a camminare scalzo se so che non c’è pericolo; quattro uomini davanti hanno un senso nel momento in cui diventano determinanti, ma quando determinano un po’ meno bisogna avere la pazienza di aspettare. Questa è una filosofia che non può essere cambiata per esempio se semplicemente un esterno ha delle difficoltà o se un calciatore è infortunato e gioca un altro”.

La solidità difensiva è sempre più una certezza.
“Come ho detto prima bisogna ringraziare le punte che sono disponibili a collaborare quindi è un grazie pubblico. Da una parte dobbiamo iniziare e li dietro abbiamo iniziato, poi piano piano cresciamo e dobbiamo migliorare. Il centrocampo già rispetto alle altre partite è migliorato e poi arriveremo anche davanti, le cose avvengono per gradi. Certo che un po’ di rammarico c’è per non aver vinto e se quel tiro di Parisi, deviato casualmente, andava dentro a quel punto contava poco, ma era la ciliegina su una partita di grande sostanza, non di grande spettacolarità. Appunto di grande sostanza e di grande interpretazione perché una  squadra come questa, parlo del Brescia, che finisce la partita con tre giocatori con i crampi e con gente che non riesce neppure più a camminare vuol dire abbiamo fatto qualche cosa, che non li abbiamo fatti correre a vuoto, gli abbiamo creato delle situazioni e hanno dovuto coprire tutti gli spazi. Ecco perché sono soddisfatto, sono più cose tecniche mie che per il pubblico, però dal mio punto di vista abbiamo fatto una buona partita. Il Brescia è una squadra che se le si concede spazio o si legge male la partita avendo una qualità assoluta può far male. Noi abbiamo giocatori diversi per caratteristiche mentre loro nell’uno contro uno hanno facilità a saltare l’uomo e non a caso stanno nei primi posti in classifica”.

Al Torino cosa serve per migliorare davanti?
“Pazienza, perché le cose non vengono per caso o attraverso le parole, ma vengono attraverso le conoscenze e aumentando la consapevolezza delle proprie potenzialità e avere il coraggio per metterle in pratica. L’anno scorso mi dicevano che il Torino subiva molte situazioni da gol, quest’anno non concediamo niente e sviluppiamo fino alla trequarti con grande facilità e ora dalla trequarti in poi dobbiamo cercare di migliorare. L’errore è stato che nella prima partita di campionato abbiamo creato tantissime occasioni da rete e sembrava la normalità, ma in serie B questa non è la normalità. In B la normalità è quella delle gare come questa con il Brescia. Sabato giocheremo con la Nocerina e per noi sarà in assoluto una delle partite più difficili perché affronteremo una formazione che lo scorso campionato ha dominato il suo girone in Lega Pro e ha sicuramente organizzazione e qualità, ma soprattutto un entusiasmo folle perché funziona così quando si è reduci dall’aver dominato un campionato ed essere saliti di categoria. Quindi io credo che non ci sia grande diversità fra la Nocerina e la Sampdoria, che andremo ad incontrare successivamente, perché il problema di fondo è, con tutto il rispetto per la Nocerina e per la Sampdoria, come noi arriveremo ad incontrarle e come le affronteremo, come interpreteremo e prepareremo quelle gare. Non conta quello che fanno gli altri, ma quello che facciamo noi. Con il Brescia è stato importante perché abbiamo deciso di non farli tirare in porta e non hanno tirato, abbiamo deciso di creare delle situazioni e le abbiamo create, volevamo sfruttare le situazioni create e non ci siamo riusciti e lavoreremo su questo”.

Si può definire quella con il Brescia una prova da capolista?
“No, direi più una prova di una squadra che vuole diventare capolista”.

Come sta Stevanovic?
“Stevanovic non stava benissimo già prima della partita infatti pensavamo di farlo giocare un’ora, ma negli ultimi dieci minuti prima di avere i crampi aveva fatto due-tre cose importanti e così ho pensato di rischiare e tenerlo in campo ancora dieci minuti, ma sapevo che oltre l’ora di gioco non poteva andare, ma proprio quei dieci minuti gli sono stati fatali e ha avuto i crampi, ci vorranno alcuni giorni per smaltire, ma non è nulla di grave. Fra anticipi e posticipi abbiamo una medi di tre-quattro giorni di intervallo fra una partita e l’altra e dovremo iniziare a far ruotare i giocatori per permettere a tutti di smaltire la fatica”.

Pagano ha “assaggiato” il campo.
“Era l’unico modo per fargli pagare qualche cosa da portare negli spogliatoi (chi esordisce o deve pagare pegno porta i pasticcini, ndr) perché era tre mesi che non giocava e lui pensava di giocare fra due mesi e visto che tutti gli altri avevano già pagato qualche cosa e mancava solo lui allora lo abbiamo fatto giocare, in realtà ha giocato solo per questo (ride, ndr)”.