Ventura: “Con il Milan nessun cambiamento di modulo”
Il Torino non batte il Milan dal 4 novembre 2001, pensa che domani la sua squadra potrà cogliere un successo che manca da così tanto tempo?
“Certo che sì, nel senso che se non avessi la convinzione che il Torino possa fare risultato contro il Milan non avrebbe neanche senso scendere in campo. E’ chiaro che è una partita difficile e che ci sono valori importanti dall’altra parte, ma è altrettanto chiaro che da questa parte c’è una squadra che sta lavorando per crescere ogni giorno di più. Per noi la gara con il Milan è una verifica importante sia per come verrà interpretata sia per come verrà sviluppata al di là di quello che potrà essere il risultato. E’ una partita che ci darà la possibilità di fare belle figure sul piano degli spazi, su quello della lettura delle situazioni e su quello della capacità di creare imbarazzo al Milan. E’ un incontro di campionato e quindi ci sono tre punti in palio, però per noi è un passaggio e andremo a fare delle verifiche su quello che siamo e su ciò che dobbiamo ancora fare e c’è molto da lavorare per diventare quello che vogliamo”.
Dalle prime due partite sono arrivati segnali un po’ contrastanti, la gara con il Milan può rappresentare un metro di giudizio per capire che tipo di stagione sarà quella del Torino?
“Non sono d’accordo che le due precedenti siano state partite contrastanti perché, se devo essere sincero, con il Sassuolo una squadra che meritava di vincere era il Torino, così come a Bergamo quindi non c’è stato niente di contrastante, poi il calcio è fatto di episodi, di situazioni non viste, di gol sbagliati o d’occasioni non sfruttate. La partita di domani è con una squadra importante, infatti dopo la sconfitta di Verona ha cambiato registro, ha realizzato tre gol nei preliminari di Champions, ha dominato il Cagliari. Il Milan è una squadra che è difficile da affrontare e credo si sia ritrovata e in più dispone di qualità nei singoli, quindi la nostra verifica non consiste nel vedere se riusciremo a vincere, appartengo alla categoria di persone che pensano che le cose non avvengano per caso o attraverso le dichiarazioni, ma grazie alla crescita costante e continua e avendo cambiato molti giocatori e il modo di stare in campo è evidente che ogni partita sia una verifica relativa a ciò che produciamo o a quello che subiamo o ancora a ciò che non subiamo. Siamo alla terza partita e questi discorsi si possono fare, se fossimo nel girone di ritorno non sarebbero più possibili. E’ una partita stimolante e sono curioso di vedere come la interpreteremo”.
Il calciomercato è terminato almeno fino a gennaio, quindi secondo lei l’obiettivo di puntare alla parte sinistra della classifica con l’attuale rosa è perseguibile?
“Qui ogni volta che si fa un’affermazione la si porta dietro per il resto della vita. Questo è un discorso più a ampio raggio, quando sono arrivato non si poteva parlare di queste cose, ma solo di come arrivare al giorno successivo e in due anni abbiamo cambiato molto: il modo di lavorare, la mentalità e l’immagine che stiamo esportando in giro. Questi cambiamenti sono figli di tante cose. Avevo detto che il primo anno avevamo l’obbligo di tornare in serie A e ci siamo riusciti, il secondo l’obbligo di salvarci e anche in questo caso l’obiettivo è stato raggiunto, quest’anno dobbiamo fare meglio del campionato scorso quando, dal mio punto di vista, si è fatto bene e si è andati vicino a fare benissimo. Avevamo trentacinque punti a dieci-undici gare dalla fine, poi c’è stato quel periodo di cinque-sei partite che potevamo vincere e invece abbiamo perse e questo ha cancellato tutto quello che di buono era stato fatto, però fino a quel momento andava tutto bene, basta pensare che il Palermo è retrocesso con trentadue punti quindi significa che numericamente a dieci giornate dal termine eravamo già fuori dalla mischia per la salvezza, ovviamente è un ragionamento postumo. Ho detto questo perché se riuscissimo a fare meglio dell’anno scorso è chiaro che l’obiettivo è quello di andare a finire in una posizione più spostata rispetto a quella dello scorso anno. Sarebbe troppo semplicistico dire che il nostro obiettivo è accedere a una competizione europea o piazzarci comunque nella parte sinistra della classifica, perché nel momento in cui si riuscisse a disputare un buon campionato, ma per un punto non si arrivasse al decimo posto la stagione sarebbe classificata un fallimento. Ritengo, invece, che sia importante proseguire nel discorso, iniziato due anni fa, della crescita a trecentosessanta gradi, poi dove arriverà il Torino sarà il campo a stabilirlo. Vedendo lavorare la squadra e la grande disponibilità di tutti penso che ci siano i presupposti di essere nella parte sinistra alla terza gara di campionato e puntare a fare meglio dello scorso anno e poi alla fine tirare le somme”.
Del Milan preoccupa di più l’attacco o è meglio concentrarsi sui loro punti deboli poiché hanno una difesa decimata soprattutto sulla fascia destra e problemi sulle palle alte poiché subiscono gol su calci piazzati?
“Non ci avevo pensato alle palle alte, è un’idea. Partendo dal presupposto che ho un rispetto assoluto nei confronti di ogni avversario per giunta se è una squadra che disputa la Champions League, ma il nostro modo di fare calcio è propositivo, quindi al novanta per cento pensiamo a quello che dobbiamo fare noi. In campo ci sono dei valori un conto è affrontare Kakà un altro Scaramacao, per dire un nome poco conosciuto, però nel momento in cui dovessimo solo preoccuparci dell’avversario la nostra crescita sarebbe molto molto limitata, invece va al di là dell’avversario, dell’arbitro e del momento. La nostra è una crescita di campo, di conoscenza, di applicazione, di voglia, di collaborazione reciproca, di concetti e di stima tecnica reciproca da trasmettere in campo. Sono concetti molto astratti, ma sono molto presenti nel gruppo e questa è la crescita più importante per la squadra e se si parla di questi concetti lo si può fare solo partendo dal presupposto che si vuole proporre e provare a fare qualche cosa, a imporre, che a scanso di equivoci, non significa giocare novanta minuti dentro l’area avversaria, ma creare delle situazioni e cercare di sfruttarle non attraverso la casualità bensì attraverso la volontà e la consapevolezza che se si fanno determinate cose si ottengono certi risultati”.
L’anno scorso nella gara di ritorno proprio con il Milan ha cambiato modulo passando a quello attuale, ci saranno sorprese da questo punto di vista anche domani sera?
“No, perché ora siamo strutturati così e stiamo cercando di migliorare quello che stiamo facendo che si poggia su una base ben precisa, poi durante l’arco del campionato ci sarà la possibilità di effettuare delle variazioni, ma fino a quando non facciamo bene una cosa non possiamo passare alla fase successiva, lo sanno perfettamente i giocatori. Il gruppo è coinvolto e sa che deve lavorare per raggiungere un trend medio-alto e sa che attraverso questo lavoro ci può arrivare, sono estremamente fiducioso. I giocatori piano piano stanno crescendo e si vede attraverso la partecipazione e persino dalle domande che fanno. Dei tre anni in cui sono a Torino questo è in assoluto quello in cui sono più soddisfatto, almeno fino ad ora, poi magari perderemo quattro partite e non lo sarò più”.
La convocazione di Rodriguez vuol dire che la botta che ha preso al ginocchio è superata?
“No, non è superata e non so se ce la farà, in un’altra occasione Rodriguez non sarebbe stato convocato, ma oggi il giocatore vuole provare fino all’ultimo secondo per esserci e questo è la conferma di quello che stavo dicendo prima”.
Domani è possibile che avvenga l’esordio di Pasquale e se Rodriguez non dovesse farcela Darmian potrebbe scalare come centrale di destra?
“Si possono fare tante cose e come dicevo prima anche Darmian deve maturare e crescere. Pasquale è un ottimo giocatore ed è stato anche una piacevole sorpresa perché non lo avevo mai allenato e non ha solo qualità, ma seppur sia da soli dieci giorni con noi sembra che ci sia da tre anni, quindi credo che l’esordio di Pasquale si avvicini. Deve mettere a fuoco ancora due-tre concetti perché era abituato a giocare in modo diverso, però è un giocatore che è destinato a darci una mano e un contributo importante”.
L’attacco del Milan sembra più forte fisicamente che veloce, quindi la difesa del Torino punterà più sui centimetri che sulla rapidità d’azione?
“Non so chi giocherà nel Milan, se Kakà sentisse dire che non è rapido magari si offenderebbe. Non so se giocherà Matri o chi altri, possono giocare tutti e chiunque andrà in campo non farà grande differenza. Credo che Kakà e Balotelli giocheranno sicuramente, forse il dubbio è fra Robinho e Matri o El Shaarawy, cambia qualche cosa dal punto di vista delle caratteristiche dei singoli, ma sono tutti dei valori assoluti. Per collegarmi a quello che dicevo prima senza mancare di rispetto a nessuno conta quello che faremo noi e se vogliamo crescere non possiamo guardare chi ci sta davanti, ma capire quale sia lo spazio che dobbiamo creare per poter giocare alla pari con una squadra che dal punto di vista qualitativo ci è superiore”.
Prima ha detto che nel corso del campionato ci potrebbero essere delle variazioni nel modulo, è ipotizzabile un 4-3-3 quando saranno a disposizione anche Gazzi e Barreto?
“Si può fare tutto, come ho già detto l’unica cosa è che non mi aspetto che mi si chieda di tornare al 4-2-4 perché è stato criticato per sei mesi e sarebbe drammatico se lo si rivolesse. Qualsiasi altro modulo si può fare. Come dicevo abbiamo iniziato in una maniera e proseguiamo così, poi non appena saremo in grado e soprattutto a seconda dell’atteggiamento tattico delle squadre avversarie si può cambiare. Se Cerci con l’Atalanta non avesse avuto problemi avremmo giocato in maniera leggermente diversa, come avevamo preparato in settimana, ma all’ultimo è saltato tutto. Senza polemica devo dire una cosa, al termine della gara con l’Atalanta mi era stato chiesto come stava Cerci e avevo detto che era entrato solo nel secondo tempo perché aveva avuto un problema muscolare e che il sabato mattina aveva fatto un’ecografia e non poteva disputare tutta la partita, però sono state scritte cose differenti. Se dico una cosa mi assumo la responsabilità e ci metto la faccia, ma se poi la mia risposta non conta e si racconta un’altra realtà allora è inutile che mi si faccia la domanda, le risposte hanno un valore altrimenti non ha senso fare le conferenze stampa”.
Cerci ha pienamente recuperato dal problema muscolare?
“Sta bene, si è allenato con i compagni”.
L’adrenalina può far colmare gap tecnici, ha percepito la giusta adrenalina fra i giocatori per domani sera?
“Non credo che basti solo l’adrenalina per colmare il gap tecnico. L’adrenalina è una componente importante, ma anche il Sassuolo era venuto qui per giocarsi una partita di un certo tipo, che ci si chiami Torino, Bologna o Fiorentina si cerca sempre di fare partite importanti. Credo, di certezze non se ne hanno mai, che il Torino abbia molta adrenalina e che sia in condizioni di potersela giocare. Se battessimo il Milan la gente farebbe festa, però io se avessi potuto scegliere avrei preferito battere l’Atalanta e magari non battere il Milan. Vincere è sempre importante, ma siamo alla terza partita di campionato e per noi è la verifica sulla crescita che conta”.