Vanoli resta al Torino oppure no? Va presa subito una decisione: il mercato incombe e non si può perdere tempo

Vanoli resta al Torino oppure no? Va presa subito una decisione: il mercato incombe e non si può perdere tempoTUTTOmercatoWEB.com
Urbano Cairo
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Ieri alle 12:00Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Ieri a Milano l’incontro fra Urbano Cairo e Paolo Vanoli. Com’è andato? E’ stato positivo e si è svolto in un clima di serenità, si legge su La Gazzetta dello Sport giornale di Cairo. Ma che si possa affermare con assoluta certezza che Vanoli la prossima stagione sarà ancora l’allenatore del Torino no. Ed è sempre La Gazzetta a scriverlo: l’appuntamento non è stato tuttavia risolutivo e sono previsti infatti altri incontri, prima che si arrivi a una decisione finale sulla guida tecnica della squadra per la prossima stagione. Il presidente Cairo valuterà il da farsi nei prossimi giorni. Una sorta di “comunicazione” al mondo.

Riavvolgendo il nastro bisogna andare a domenica sera al termine della partita con la Roma, l’ultima del campionato persa dal Torino per 2 a 0, e alle dichiarazioni, dirette e indirette, di Cairo nei confronti di Vanoli: “E’ un bilancio, rispetto allo scorso anno, un po’ deficitario. Abbiamo due posizioni e nove punti in meno. In un certo momento della stagione, dopo l’inizio dell’anno (2025,ndr) ho visto una crescita importante e non perdevamo mai e abbiamo fatto innesti interessanti da Casadei a Elmas e Biraghi e pensavo che questa cosa potesse dare una spinta, così com’è stato. Poi siamo arrivati alla 30ª giornata e ho detto al mister: “Esattamente 11 anni fa, quando poi andammo in Europa League, avevamo alla 30ª giornata 39 punti come adesso e in 8 partite facemmo 18 punti con in panchina Ventura. Ed erano partite più o meno dello stesso livello di difficoltà di queste qua. Facciamo un gran finale”. E lui ci credeva tant’è che ha parlato di finali. Ma era meglio se fossero state semifinali, no? Finali mica tanto bene”. 
Alla domanda deluso da questo finale di stagione il presidente ha risposto: “Beh, sì dai: mi aspettavo molto di più”.
Anche da Vanoli? “Eh il mister alla fine … Chi è che mette insieme la squadra? Chi fa giocare la squadra? Lui. Lui ha le sue responsabilità sicuramente. Non è soltanto Cairo ad essere responsabile: lo è qualcun altro”.
Farà valutazioni anche sul tecnico? “Penseremo a tutto”.
Il Bologna ha vinto la Coppa Italia e la Fiorentina disputa le coppe europee, ma cosa deve fare il Toro per fare altrettanto? “Quando sento il mister dire: “Il Bologna ha idee, l’Atalanta ha idee, il Como ha idee”. E poi si corregge e dice: “No, ma il Como ha speso molti soldi”. E poi dice: “Il Bologna ha idee”. Sicuramente il Bologna ha idee, ma ha speso anche 300 milioni in dieci anni. E comunque se si fa il conto negli ultimi 13 anni da quando siamo tornati in Serie A il Bologna è dietro di noi, però ha fatto benissimo in questi ultimi due anni. Complimenti, sono contento per loro. Comunque sia bisogna vedere le cose in maniera più globale e non soltanto andando dietro all’emozione del momento: in particolare uno come Vanoli che fa l’allenatore ed è in questo mondo da 40 anni”.
Oggi se la sentirebbe di ripartire da Vanoli l’anno prossimo? “Ho detto, faremo tutte le valutazioni, ci vedremo col mister in settimana”.
E’ deluso anche da qualche calciatore? Si aspettava qualche reazione? “Ma no, i calciatori … abbiamo fatto un’annata in cui siamo partiti benissimo tant’è che addirittura alla 5ª giornata eravamo primi, quindi molto bene. Poi c’è stato l’infortunio a Zapata che è stato evidentemente un colpo molto pesante per noi perché Zapata è un giocatore molto importante e lo scorso anno aveva fatto 12 gol, anzi 13 perché uno lo aveva fatto quando era all’Atalanta. Quindi è un giocatore che ti può dare …. Un gol vale almeno un punto , se non anche di più. Quindi poteva darti almeno 10 punti in più, non poco . E avrebbe fatto giocare anche meglio Ché Adams che ha fatto un buonissimo campionato, ma chiaramente  con lui a creargli lo spazi avrebbe potuto fare molto meglio. A quel punto abbiamo avuto un momento di difficoltà e io sono stato molto vicino al mister e alla squadra e poi ci siamo piano piano ripresi andando a fare una bella vittoria a Empoli. Quindi bene. E dopo aver perso col Bologna ci siamo ripresi molto bene e nell’anno nuovo abbiamo fatto un filotto di partite vincendo o pareggiando, ma con squadre anche di buonissimo livello. Abbiamo fatto gli interventi che servivano, non l’attaccante, perché non si trovava, ma invece l’esterno Elmas, che ha fatto molto bene. Casadei, un investimento importante. Biraghi, un giocatore di grande esperienza. Abbiamo ripreso il cammino molto positivamente e anche in questo caso sono stato molto in appoggio alla squadra. E poi mi aspettavo che ad aprile e maggio fosse davvero il momento in cui forse non saresti andato in Europa poiché si era molto attardati rispetto all’Europa, ma sicuramente finire la stagione in maniera diversa, non dico facendo 18 punti bensì più di 5. In quelle otto partite, da quando ci siamo visti col mister ed eravamo alla 30ª giornata con 39 punti come 11 anni fa e allora facemmo 18 punti , se non si fosse riusciti a farne altrettanti si sarebbero dovuti farne almeno 12 e si sarebbe finita la stagione in un modo un po’ diverso.  E invece troppe sconfitte e anche …. Poi insomma mi spiace un finale così  non me lo aspettavo”.
Senza voglia? “Sì”.
Una squadra da rifare? “No, diciamo che la squadra ha una buona ossatura e, secondo me, ci sono innesti da fare come in tutti i campionati, come in tutte le stagioni. Quindi noi faremo. Saremo pronti a farlo senza dubbio. C’è tutta l’intenzione di fare le cose bene cercando di puntare a un obiettivo importante, senza stare lì a dire gli obiettivi. E inutile, meglio fare”. 
Le valutazioni? “Troppe parole servono a poco. Troppe parole, troppe chiacchiere, troppo invocare la storia serve a poco. Quello che conta è il lavoro sul campo e fare le cose che servono al risultato, altrimenti si allenano i tifosi e non i giocatori”.
Ma le valutazioni riguardano anche Vagnati? “No, ha il contratto con noi ed è già stato rinnovato”.
Almeno si sono visti un po’ i giovani, no? “Sì, sono contento di questo, ma il giovane devi farlo giocare in una partita in cui, come con l’Udinese quando ha esordito Perciun, si vince. Ma altrimenti far giocare i giovani per dire li ho fatti giocare è relativo. Quello che conta è arrivare a un obiettivo: vincere la partita, pareggiarla, fare bene. E poi ci metti anche il giovane che gioca mezzora, un quarto d’ora e fa cose buone. Il giovane no va fatto giocare per farlo, ma devono essere funzionali ad ottenere un risultato. Altrimenti se basta far giocare i giovani ne abbiamo tanti e allora facciamoli giocare”.

Parole così forti e dure verso un allenatore Cairo, in quasi vent’anni di presidenza del Torino, pubblicamente non le aveva mai pronunciate per cui tutti si aspettavano l’esonero del mister, o chissà magari le dimissioni di Vanoli, che di traversie in stagione ne aveva passate moltissime però era riuscito a salvare la squadra dal rischio retrocessione parecchie giornate prima della fine del campionato. I problemi di Vanoli erano iniziati già dal mercato estivo con lo smantellamento della difesa, su tutti la cessione di Buongiorno e il non rinnovo del contratto di Rodriguez,che nelle tre stagioni precedenti era stata il punto di forza della squadra.  Proseguiti poi con la cessione, a sua insaputa, di Bellanova dopo la prima giornata di campionato, giocatori arrivati all’ultimo, una rosa incompleta, sostituti di chi era andato via di qualità inferiore, l’infortunio di Zapata e i tanti altri infortuni, anche di giocatori chiave, che ci sono stati per tutto l’arco dell’anno calcistico e che condizionavano la scelta sulla formazione da mandare in campo e sottraevano possibilità nei cambi a gara in corso. Eppure Vanoli, al suo primo anno in Serie A, si era tirato su le maniche aveva cambiato il modulo per ridare un assetto alla squadra e risollevarla dopo che era scivolata a ridosso della zona retrocessione, questo prima che alla fine del mercato invernale arrivassero i rinforzi Biraghi, Casadei e Elmas. E’ vero che poi nel finale di stagione il Torino ha mollato e disputato partite al di sotto delle aspettative minime non solo con squadre più forti, ma anche con quelle che lottavano per la salvezza come Verona (pareggio), Venezia (altro pareggio) e Lecce (sconfitta) o con chi non aveva organici superiori ai suoi ed era neopromosso, il Como, che alla fine ha chiuso il campionato davanti di 5 punti. Ovviamente non si può essere contenti  dell’11° posto a pari punti, 44, con l’Udinese, però va valutato tutto nel suo complesso e non si può accusare solo Vanoli come se fosse l’unico colpevole. Anche perché allora ci sarebbe da chiedersi perché non sia stato esonerato prima se non soddisfaceva a tal punto la proprietà

Vanoli, nel post partita con la Roma però anche in precedenza, si è assunto le responsabilità di un finale di stagione deludente facendo anche da scudo ai giocatori: “C’è delusione. Con questo finale abbiamo un po’ buttato via quello che avevamo fatto nel girone di ritorno avendo continuità e riuscendo tutti insieme a uscire da una situazione difficile. … E’ giusto che il presidente sia deluso soprattutto dal suo allenatore per questo rush finale. … Ed è giusto che il mio Presidente sia deluso e non si deve arrabbiare con la squadra, ma con me perché io sono l’allenatore e se in questo finale di stagione non ci sono state motivazioni e fame per raggiungere lo stesso step dell’anno scorso penso che sia giusto che io sia il responsabile”. E sulla sua permanenza al Torino: “Ho ancora un anno e la società ha un'opzione per un altro. Da domani sono pronto a pensare alla nuova stagione". Vanoli ha protetto pubblicamente i giocatori, come quasi sempre fanno tutti gli allenatori, ma sono stati loro ad andare in campo e a sfoderare prestazioni sottotono. I calciatori sono professionisti e non è giustificabile risparmiarsi in campo, ma è comprensibile che non avendo obiettivi, arrivare undicesimi, decimi o noni non fa alcuna differenza e tutti lo sanno, hanno pensato prima di tutto a loro stessi e a non correre il rischio di infortunarsi con magari la conseguenza di non poter rispondere  alle convocazioni in Nazionale, compromettere eventuali operazioni di mercato in ballo, iniziare la nuova stagione da infortunati o anche solo rovinarsi le vacanze.

Per il bene del Torino non si può tirare per le lunghe la questione allenatore. Cairo si decida se vuole o no continuare con Vanoli. E allo stesso tempo Vanoli valuti se è opportuno rimanere alla guida dei granata. Sarebbe deleterio che si perda tempo nel vedere se i rapporti sono davvero ricucibili, anche perché ci sono da prendere decisioni di mercato e ovviamente è banalmente indispensabile sapere chi è l’allenatore. Tanto più che tra giocatori che saranno ceduti per fare cassa (Ricci e Milinkovic-Savic), chi è a fine contratto e non gli verrà rinnovato (Linetty e non solo), chi non rientra nei piani societari (Ilic su tutti), chi ha deluso (Sanabria, Walukiewicz, Pedersen tanto per fare alcuni nomi), chi è in prestito e per vari motivi non sarà riscattato (Elmas, Sosa) in molti, suppergiù mezza rosa, si apprestano a dire addio. Quest’estate ci saranno ben due finestre di mercato: la prima solo per le squadre di Serie A inizia fra due giorni, non due mesi, dal 1° al 10 giugno con chiusura alle ore 20. La seconda, quella consueta, aprirà i battenti fra 32 giorni e si svolgerà dal 1° luglio al 1° settembre con chiusura sempre alle ore 20. Il campionato invece inizierà domenica 24 agosto, con anticipi il giorno prima. Mentre per quel che riguarda la Coppa Italia come al solito intorno a Ferragosto e il Torino essendosi classificato all’11° posto dovrà disputarla dai trentaduesimi.

E’ poi imprescindibile che i rapporti fra Cairo e Vanoli siano buoni perché altrimenti se i due tirano avanti apparentemente sopportandosi la squadra lo saprebbe e un allenatore tollerato dalla proprietà ha un’autorità minata nei confronti dei giocatori e questo genera poca produttività in campo e tensioni nello spogliatoio. Ci mancherebbe solo questo che garantirebbe, se tutto andasse alla meno peggio, un’altra stagione di galleggiamento a metà classifica. Senza dimenticare che ci sarebbe il rischio che alle prime difficoltà, che ci sono sempre per tutte le squadre nell’arco di un campionato, si arrivi all’esonero, con il cambio di guida tecnica che allora sarebbe più logico se fatto subito. Queste sono motivazioni forti che dovrebbero spingere a prendere decisioni subito e non a tirarle per le lunghe, il bene del Toro va messo al primo posto, solo così lo si onora e rispetta, e non sempre posposto ad altro.