Vagnati paga i troppi errori, ora Petrachi è la speranza
L'avvicendamento tra Davide Vagnati che è stato sollevato dall'incarico e Gianluca Petrachi che invece riprende il suo posto dopo il decennio già passato sotto la Mole era un atto dovuto ed era solamente questione di tempo. La squadra, come abbiamo largamente anticipato e più volte ribadito, in estate (tralasciando gli errori e le mancanze degli anni precedenti) è stata costruita male, ignorando l'avvento della Coppa d'Africa, riempendo la squadra di ali/trequartisti lasciando una enorme inadeguatezza sulle fasce dilapidando fondi con acquisti di giocatori infortunati o troppo spesso svogliati, senza dimenticare il fatto di non aver mai portato in maglia granata giovani sconosciuti dall'estero (praticamente poi mai utilizzati dai vari tecnici quelli trovati), che rappresentato tramite le plusvalenze l'unico modo che ha questa società di mantenere in piedi la struttura.
Petrachi ha fallito dopo il Torino (peraltro andando via male), ma a parte i rapporti con la Roma, si è poi sempre trovato a gestire situazioni ai limiti dell'irreale, dove neppure lui, "mister parametro zero" (così era conosciuto prima del Toro), ha potuto apporre una pezza. A differenza del 2009, quando arrivò inizialmente come Team Manager prima di prendere il posto, nel giro di poco tempo, a Rino Foschi, il ritorno è da dirigente ormai navigato, nella speranza che possa nuovamente riprendere da dove aveva lasciato, vale a dire portata al Torino giocatori importanti dal Sud America ma non solo, giovani e di prospettiva che diano un apporto importante sul campo ma anche all'economica societaria (portò qui, tra gli altri, un certo Bremer quando non era nessuno). Di acquisti ne ha sbagliati anche lui, va detto, ma ha sempre, o quasi, avuto il merito di rivenderli recuperando quanto investito. E in dieci anni, è comunque riuscito a portare una società senza investimenti propri in Europa, e non è poco.
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