Un Torino irriconoscibile con vecchi limiti e difetti si è fatto eliminare dalla Coppa Italia dall’Empoli. Ora però segua Vanoli e passi oltre
Si è fatto fatica a credere ai propri occhi ieri sera guardando il Torino: una squadra irriconoscibile si è presentata al cospetto dell’Empoli nei sedicesimi di Coppa Italia e il castigo è stato immediato: eliminazione. I granata non sono stati neppure lontani parenti di quelli che nelle prime cinque giornate di campionato sono riusciti a insediarsi in solitaria al primo posto in classifica.
Si spera che sia stata solo una serata molto storta perché vecchi limiti e difetti sono venuti a galla. Atteggiamento sbagliato, mollezza, difficoltà a esprimere il proprio gioco persino con un avversario sulla carta alla portata, poche idee, manovra lenta, troppa iniziativa lasciata agli avversari, passaggi sbagliati, cross mal calibrati, difficoltà a verticalizzare, incapacità nell’aprire gli spazi, imprecisioni nel passaggio finale e nell’inquadrare la porta avversaria e non ultimo poca concentrazione con tanto di gol evitabili subiti nel finale, e non solo, che hanno inciso sul risultato.
Vanoli ha voluto far rifiatare qualcuno e ha quindi un po’ modificato l’11 di base. In panchina Masina, Ricci, Ilic e Zapata e così ha utilizzato nella linea difensiva Walukiewicz sul centro-destra, Maripán in mezzo e Coco sul centro-sinistra. Sulle fasce a destra ha ridato fiducia a Pedersen e a sinistra ha collocato Lazaro. A centrocampo Tameze, Linetty e Gineitis. E in attacco la “rivoluzione” maggiore con la coppia Karamoh-Adams. I frutti non sono arrivati, anzi si è avuta la netta sensazione che la squadra non sia in grado di reggere cambiamenti negli interpreti e che le riserve siano ancora distanti non solo dalla condizione fisica, ma soprattutto non hanno per il momento appreso per bene la filosofia di calcio di Vanoli.
Il primo tempo è stato una sorta di manuale di cosa non bisogna fare in una partita di calcio, per carità c’è stata anche la determinazione e la voglia degli avversari che avevano ben quattro Primavera in campo e nella ripresa ne hanno inserito un altro, ragazzi che hanno sfruttato la vetrina per mettersi in mostra. Ma resta il fatto che in campo sembrava esserci una sola squadra. Il primo tiro in porta e anche l’unico nella prima frazione di gioco dei granata è stato fatto da Gineitis (24’) poi Ekong porta in vantaggio la sua squadra (30’). A quel punto ci si aspettava una reazione dal Torino e invece praticamente nulla solo qualche folata che non ha prodotto alcun pericolo dalle parti di Seghetti. Vanoli nell’intervallo è corso ai ripari e ha lasciato nello spogliatoio Walukiewicz e Gineitis e mandato in campo Sosa e Zapata, ma anche questo non ha dato chissà quale scossa e il Torino è apparso solo un po’ più determinato. E allora altri cambi con Tameze e Karamoh che hanno lasciato il posto a Ricci e Njie, che per la verità hanno migliorato un po’ l’andamento con Samuele che ha innalzato la qualità e Alieu che ha dato una maggiore verve, ma resta emblematico che persino uno come Zapata a ridosso della porta abbia incredibilmente mandato la palla fuori (64’). Alla soglia dell’ultimo quarto d’ora il pareggio di Adams (74’) che ha dato l’illusione che il Torino potesse rimettere in piedi la partita. Un tiro di Njie (80’) a lato e uno di Zapata intercettato da Seghetti (86’). L’ultima sostituzione di Vanoli con l’ingresso di Dembélé per Coco (87’). E poi la doccia fredda del gol di Haas (90’). Con un moto d’orgoglio il Torino ha provato prima con Maripán (93’) e poi con Zapata (94’) a pareggiare di nuovo in modo di andare ai calci di rigore, ma in entrambe le occasioni Seghetti ha negato il gol. Torino quindi eliminato dalla Coppa Italia e il merito va tutto all’Empoli.
Il percorso intrapreso dal Torino è lungo e inevitabilmente ha battute d’arresto, ma Vanoli così come non si è esaltato per il primo posto in classifica ora non si fascia la testa. Nel post partita ha spiegato dal suo punto di vista che cosa è successo alla sua squadra: “La mentalità c'è stata e si è vista nel secondo tempo. E’ mancato il ritmo di gioco. E' la cosa che purtroppo quando vuoi diventare padrone e quando ti fanno fare la partita ci manca. Nel primo tempo è proprio mancata la personalità di fare giocate semplici e veloci e anche la pazienza, che a volte si scambia con abbassare i ritmi e invece non è la mia idea. Sicuramente abbiamo fatto veramente fatica a trovare Linetty che era quasi sempre libero. Abbiamo avuto poca personalità coi centrocampisti quando dovevamo guardare avanti velocemente. Infatti nel secondo tempo è cambiato questo. E ho dovuto cambiare sistema di gioco perché era la cosa più giusta da fare. Ci tenevamo tanto alla Coppa Italia, ma sono cose che in un percorso succedono e ci dispiace. … Il primo tempo non è dipeso dalle punte o da qualcuno che ha fatto male, ma è stato tutto il contesto perché abbiamo rallentato e fatto fatica a trovare le giocate. … Era successo già con il Lecce, quando proviamo a fare la partita alle volte non siamo ancora bravi e infatti rallentiamo, non siamo ancora bravi a dare il ritmo e nell’avere la pazienza di fare un giro in più per riuscire a trovare il buco, ma questo fa parte del processo, come ho sempre detto". Il mister non è contento, ma non è neppure deluso: “Non sono assolutamente deluso, ma voglio di più perché questi sono giocatori che possono dare di più: c’è sempre la possibilità. E come ho detto ai ragazzi lo dico anche qui: penso che per fare un campionato intero nel quale provare a fare qualche cosa d’importante non ho bisogno di 11, ma di 22 giocatori. Come è successo con Njie che quando è entrato ha fatto bene. Ho bisogno di spirito per andare oltre".
Gli errori dei singoli ci stanno, ma la squadra deve rimediarvi e rimanere sempre concentrata. “Può capitare l’errore, ma il compagno deve aiutare. … Si poteva rimediare e questo mi dà fastidio, ma non si deve pensare che la colpa sia del giocatore perché è la squadra che deve rimediare". "E' un problema più di concentrazione: su un calcio d'angolo come quello di oggi e in una partita così pretendo dalla squadra più attenzione in queste situazioni. E' uno step di mentalità e della mentalità fanno parte anche queste piccole cose e bisogna crescere per poter fare qualcosa d’importante. Questa squadra ha voglia di provare e indipendentemente da questo siamo delusi perché ci tenevamo tanto a passare il turno ".
Serve tempo per portare a compimento il processo di crescita. “Siamo appena all'inizio. Siamo uno spogliatoio umile. Come ho detto l’altra volta, è un momento per i nostri tifosi che devono gioire per la classifica, ma noi sappiamo benissimo qual è il nostro percorso e dobbiamo sfruttarlo ed esserne orgogliosi. Alziamo la testa sapendo che dobbiamo solo migliorare. … Dobbiamo imparare a credere nella nostra strada e a continuare il processo. In una strada ci possono essere delle buche e questa sera abbiamo preso una buca, ma dobbiamo ripartire e andare avanti".
Adesso il Torino deve resettarsi per ritrovarsi e concentrarsi sulla partita di domenica all’ora di pranzo con la Lazio, il lavoro svolto finora non deve e non può essere messo a rischio dalla brutta partita di ieri sera.