Tra uscite e possibili nuovi arrivi il Toro si assesta in classifica
Ventisette punti in ventuno partite, la penalizzazione di meno uno va considerata, sono un bottino positivo per il Torino che ha l’obiettivo di salvarsi, ma più che i punti conquistati è l’avere alle spalle nove squadre e una distanza dal terz’ultimo posto di nove punti, che rende il cammino dei granata in linea con gli obiettivi. La quota quaranta punti individuata come utile per restare in serie A, non solo sembra, giornata dopo giornata, una previsione giusta, ma dista quattordici lunghezze da colmare in diciassette partite e questo cammino è alla portata della squadra di Ventura perché mantenendo il ritmo tenuto finora (media 1,28 punti a gara) non solo è sufficiente, ma consentirebbe di terminate il campionato a quota quarantasette, calcolata per difetto.
Chi è più pignolo nell’analisi e di conseguenza nei giudizi sul gioco espresso fin qui in campo dal Torino dice che non si possono solo considerare le rose, ma è doveroso tener presente che esistono anche le spine. Essere realisti è sacrosanto, però è altrettanto giusto inserire nella valutazione che il Torino arriva da tre stagioni di serie B e che non è possibile che il cambio di categoria non comporti delle difficoltà. Ha ragione mister Ventura quando sottolinea che in questo campionato la sua squadra non è mai stata in una posizione di classifica pericolosa e anzi si è sempre mantenuta sopra la soglia di galleggiamento. Tutto ciò però non può prescindere dal fatto che se già nella sessione di calciomercato estivo alcune scelte sono subito apparse più simili ad azzardate scommesse (giocatori senza o quasi esperienza di serie A, giovani ancora troppo acerbi, calciatori non adeguati al sistema di gioco) e se non fossero state prese qualche spina in meno ci sarebbe stata, tanto più in questa finestra di mercato bisogna agire.
Alla chiusura della sessione invernale del calciomercato mancano nove giorni e il Torino deve sia rinforzarsi sia risolvere situazioni che da tempo rendono scontenti alcuni giocatori e anche l’allenatore.
Sansone e Brighi, il primo più del secondo, non hanno trovato lo spazio che si aspettavano e forse le loro qualità non sono quelle che l’allenatore ritiene più utili per la sua concezione del gioco e anche caratterialmente non si è instaurato quel feeling che crea sintonia fra calciatore e mister; quindi per far tutti contenti la soluzione migliore sarebbe che i due giocatori fossero ceduti, tenerli solo perché non si riesce a prendere chi si vorrebbe o perché, nel caso di Sansone, si vuole rientrare dell’investimento estivo, non è la soluzione ottimale. Discorso differente per i giovani Lys Gomis, Suciu, Stevanovic, Verdi e Diop che per crescere devono giocare con continuità e una squadra che ha come obiettivo la salvezza non può permettersi di dare loro spazio a sufficienza per farlo e ne viene di conseguenza che andare a farsi le ossa altrove è l’ideale.
Per far sì che la squadra continui il cammino intrapreso ed evitare che inciampi in evitabili seppur momentanee battute d’arresto, come accaduto in qualche frangente del girone d’andata, occorre un uomo che imposti la manovra offensiva dettandone tempi e ritmi e un portiere di riserva con esperienza, certo anche un esterno e un difensore non guasterebbero, ma di questi ultimi due se ne può fare a meno tirando avanti come è accaduto finora. A parte il sogno Almiron, unico obiettivo che convince veramente, i papabili sono i già da tempo citati Mariga, Tissone, Rigoni e molto più defilato Donadel. Per il ruolo di vice Gillet uno fra Benussi e Coppola dovrebbe spuntarla.
Il mercato è tortuoso e complicato, ma scelte mirate come lo sono state ad esempio quelle di Gillet, Gazzi, per certi versi Cerci, soprattutto per quello che ha fatto vedere nell’ultimo periodo, e molto probabilmente Barreto, se continuerà come ha iniziato, dicono chiaramente che lo sforzo economico vale e paga sul piano dei risultati sportivi e anche su quello delle finanze, poiché restare in serie A vuol dire aggiudicarsi un bel gruzzolo di diritti televisivi e contrattare da una posizione di forza con gli sponsor, oltre a ottenere consensi e approvazione da addetti ai lavori e tifosi.