Tra indifferenza e rabbia che fine farà il Toro?

Tifosi sempre più distanti dalla squadra e dalla società. Unici punti di aggregazione la maglia granata e il Filadelfia. Società priva di valore e senza patrimonio immobiliare e umano. Il Toro è un malato grave che ha urgente bisogno di un medico
15.03.2011 12:01 di  Elena Rossin   vedi letture
Tra indifferenza e rabbia che fine farà il Toro?
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© foto di Federico De Luca

La delusione per anni di mancati successi sportivi ha portato la maggior parte dei tifosi del Toro ad allontanarsi progressivamente dalla squadra e dalla società, pochi sono rimasti quelli che lo sconforto porta allo stadio o al campo di allenamento, ma ormai solo più per contestare giocatori e dirigenza. In due cose sole si riconoscono tutti i tifosi: la maglia granata e il Filadelfia. L’una non onorevolmente indossata dai giocatori e svilita da una proprietà capace solo di dilapidarne il valore storico, l’altro ridotto a pochi ruderi e da troppi anni in attesa di essere ricostruito.

Se un bambino o uno straniero chiedesse che cos’è il Toro non si potrebbe far altro che rispondere: una società di calcio che milita stazionando a metà classifica nel secondo campionato, per ordine d’importanza, ma dal glorioso passato, tanto glorioso da arrivare a formare per dieci undicesimi la Nazionale. Una società che non possiede nessun valore immobiliare, né sede sociale, né centro sportivo, né campo d’allenamento e neppure uno stadio. Una società che ha pochissimi giocatori di proprietà, solo tredici su ventisei che compongono la rosa della prima squadra, e fra questi la maggior parte con un valore di mercato molto basso. Una società che ha un settore giovanile che si regge sulla buona volontà, la dedizione e l’impegno di dirigenti e allenatori e che nonostante gli investimenti quasi nulli riesce ad ottenere risultati molto al di sopra delle aspettative; anche in questo caso dal passato glorioso con successi a ripetizione e formazione di calciatori di alto livello.

I tifosi ormai si sentono come i naufraghi su una barca alla deriva sballottata fra le onde, non riescono più a vedere la terra ferma. L’illusione che prima o poi arrivi qualcuno che possa invertire la rotta è ormai ridotta al lumicino, i più sono rassegnati a un lento declino che poco alla volta porterà questo club ad una dimensione fra il provinciale e il cittadino. Troppe volte sono giunti personaggi che all’inizio si dichiaravano tifosi del Toro e che promettevano il repentino ritorno ai fasti di un tempo, ma che puntualmente, dopo poco tempo, si rivelavano “banfoni” e per nulla degni di essere alla testa della società granata. Pertanto alla domanda iniziale che fine farà il Toro? Quasi non si ha il coraggio e la forza di rispondere, per paura che una volta emesso il fiato e pronunciate le parole la terribile paura diventi realtà, un po’ come avviene per certe malattie non si pronuncia il nome e per definirle si usano giri di parole: un male incurabile e non cancro che evoca la parola morte. Ma anche il cancro, grazie ai progressi della scienza se preso in tempo e ben curato, non si trasforma più in morte, quindi se c’è un medico capace accorra subito al capezzale del Toro e lo salvi, prima che sia troppo tardi.