Toro notte di festa, con qualche rimpianto, poi al lavoro per il futuro

Il Torino deve chiudere vincendo con il Cesena per sperare nell’ottavo posto. In casa granata meriti e qualche sbaglio appartengono proprio a tutti. La programmazione dovrà essere finalizzata al salto di qualità del Toro.
31.05.2015 13:30 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Toro notte di festa, con qualche rimpianto, poi al lavoro per il futuro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Questa sera il Torino affronterà il Cesena sperando di riuscire a raggiungere l’ottavo posto in modo da iniziare la Coppa Italia dagli ottavi, ma ai granata non basterà vincere devono anche fare il tifo per l’Empoli, perché solo se la squadra di Sarri almeno pareggerà con l’Inter il traguardo sarà raggiunto, tanto più che il Milan, nell’anticipo di ieri, battendo l’Atalanta si è portato a cinquantadue punti affiancando l’Inter e a una lunghezza in più dal Torino. Festa quindi all’Olimpico per una stagione che è stata positiva senza se e senza ma, però non è esente da qualche rimpianto: punti gettati alle ortiche in gare assolutamente alla portata che potevano valere il sesto posto in campionato e di conseguenza l’Europa e forse persino i quarti d’Europa League, se nella gara d’andata a San Pietroburgo i granata avessero disputato tutta la partita in undici. Ormai quel che è accaduto appartiene al passato, ma non va scordato e solo se si trarranno i doverosi insegnamenti dagli errori commessi il Torino potrà fare il famoso salto di qualità, lambito ma oggi non ancora centrato.

 

La festa sarà anche l’occasione per qualche addio, difficilmente ufficializzato, ma assolutamente prevedibile perché un paio dei magnifici quattro, Darmian, Glik, Peres e Maksimovic, non dovrebbero presentarsi il giorno del raduno a luglio. Pensare che questo non accadrà è pura illusione, i tifosi possono solo sperare che Cairo riesca nell’impresa di trattenere qualcuno e chi resta sia convinto che è la cosa migliore per lui. Che il Torino sia arrivato al bivio cruciale è innegabile, la prossima stagione è quella che deve dare risposte definitive sul potenziale della società e della squadra. Aprire un nuovo ciclo o meglio reimpostare quanto fatto nelle ultime stagioni è delicato. Il rischio di farsi condizionare da gratitudine per chi ha contribuito a riportare il Torino a livelli più consoni c’è, così come c’è il rischio di farsi condizionare dal timore di non prendere le decisioni giuste e di ritrovarsi i tifosi contro perché delusi e convinti di essere stati illusi per l’ennesima volta. Con programmi chiari e comunicati in modo puntuale e tempestivo è possibile evitare malumori della piazza, trincerarsi dietro parole che parlano sì di progetti volti a migliorare, ma che non specificano nel dettaglio porta solo a mugugni e diffidenza.

 

In questo Torino che a testa alta questa sera si congeda momentaneamente dai suoi tifosi non c’è chi ha più meriti di altri per ciò che è stato fatto, allo stesso tempo la responsabilità di quello che non è stato raggiunto e poteva obiettivamente esserlo non ha colpevoli specifici. Dal presidente all’ultimo dei panchinari passando per l’allenatore e il direttore sportivo tutti meritano applausi e qualche tiratina d’orecchie. C’è forse qualche giocatore che in determinate partite avrebbe potuto fare meglio, magari mirando con precisione lo specchio della porta, effettuando un passaggio in modo da servire un compagno e non l’avversario, calibrando con più precisione un cross, facendo un recupero con maggiore celerità, saltando il marcatore di turno, scegliendo meglio il tempo dell’intervento, spazzando via con maggiore efficacia? Sì. L’allenatore avrebbe in qualche occasione potuto utilizzare meglio qualche giocatore, effettuare scelte differenti riguardo alla formazione, venire incontro a qualche calciatore che si trovava meglio con schemi un po’ differenti, calibrare meglio i carichi di lavoro, mantenere alte le motivazioni fino alla fine in modo che all’ultimo la squadra non mollasse? Sì. Cairo poteva spendere meglio e mettere qualche soldino in più per rinforzare la rosa, potenziare maggiormente il settore giovanile, pretendere qualche cosa di più dai suoi dipendenti, porre pubblicamente obiettivi ben precisi? Sì. Petrachi avrebbe potuto individuare qualche giocatore meno scommessa e più certezza, pretendere un budget un po’ più consistente da Cairo per il mercato, per potenziare la rete degli osservatori e per permettergli di viaggiare di più in modo da visionare personalmente un maggior numero di calciatori? Sì. Colpe ne hanno tutti. I giocatori si sono impegnati per superare momenti di difficoltà, hanno dato quanto potevano, si sono in qualche caso anche superati? Sì. Ventura ha tratto molto dal gruppo, è riuscito a far giocare il Torino a testa alta in Europa, ha riportato la squadra a vincere un derby dopo vent’anni e a giocare spesso alla pari con squadre più forti? Sì. Cairo ha dato fiducia all’allenatore e gli ha lasciato carta bianca nelle decisioni relative al campo e allo spogliatoio, ha allestito una rosa più che dignitosa, ha sempre mantenuto i conti in ordine? Sì. Petrachi ha individuato giocatori con un buon potenziale, ha cercato di utilizzare al meglio il budget che aveva, ha eseguito le direttive del presidente, ha fornito all’allenatore, per quanto gli era possibile, calciatori adatti al gioco? Sì. I meriti sono di tutti.
Questa sera tutti possono festeggiare, da domani, però, tutti si devono impegnare mettendo in secondo piano le proprie ambizioni personali, e nel caso le vedute siano differenti dirlo chiaro e andarsene o essere congedati senza titubanze, in modo che il futuro sia impostato correttamente e i traguardi siano raggiunti, per il bene del Toro che è poi il bene di ogni suo singolo componente.