Torino, rivoluzione a metà: Giampaolo parte dalle vecchie certezze

19.09.2020 09:50 di Emanuele Pastorella   vedi letture
Torino, rivoluzione a metà: Giampaolo parte dalle vecchie certezze
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Una rivoluzione, anche se soltanto a metà. Perché Marco Giampaolo si è insediato ormai da un mese e ora è questione di ore per il suo esordio in gara ufficiale. Tra il bunker del Filadelfia e il mini-ritiro di Biella ha rivoltato il suo Toro, cancellando la difesa a tre e inserendo un trequartista alle spalle di un tandem offensivo. Il 4-3-1-2, parlando di numeri e di moduli, il marchio di fabbrica dell’intera carriera del tecnico di Bellinzona. Ha avuto qualche pedina che aveva richiesto, come la mezzala Linetty o l’esterno basso Rodriguez, poi sostituito da un altro suo fedelissimo Murru in attesa che lo svizzero rientri tra un mese circa, eppure il Toro che scenderà in campo a Firenze non sarà poi tanto diverso da quello che ha chiuso un campionato disastroso a Bologna lo scorso 2 agosto. Una rivoluzione di modulo, non di uomini.

I punti fermi saranno gli stessi di Mazzarri e Longo, ma per questo tutto l’ambiente può dirsi soddisfatto: tra i pali ci sarà ancora Sirigu, a guidare la difesa ci penserà Nkoulou, il peso dell’attacco saranno tutto sulle spalle di Belotti. Tre pedine che erano fondamentali prima e lo saranno adesso, che i granata hanno bisogno di una scossa per dimenticare i fantasmi della B vissuti pochi mesi fa. Poi, però, la cabina di regia verrà affidata a uno che regista non è: Rincon, il cui compito dovrebbe essere quello di recuperare palloni invece di smistarli. O come trequartista, dove il favorito principale è Berenguer, sempre utilizzato come attaccante esterno o, al massimo, come quinto di centrocampo. Il possibile undici titolare verrà completato da pedine già conosciute: dietro Bremer, a centrocampo Meité, al fianco del Gallo probabilmente Zaza, come terzino sinistro Ansaldi fresco di rinnovo per un altro anno. E così l’unico esordiente dovrebbe essere Linetty, sempre che Vojvoda o Murru non superino i compagni in extremis. Ma si va verso un Izzo nella posizione inedita di terzino destro: anche questo fa capire che nel Toro c’è stata una rivoluzione, ma soltanto a metà.