Torino, felici e vincenti
Flavio Bacile
Tre punti pesantissimi, tre gol in novanta minuti, vittoria in trasferta dopo quattro mesi, Bianchi ed Antenucci in gol, quattro punti sulla seconda, nessun gol subito, cambi azzeccati, anche quello forzato di D’Ambrosio per Parisi; se non si è felici in quest’occasione, difficile dire in quale altra circostanza si possa esserlo. Capisco, non è il momento per esaltarsi, per tirare i remi in barca, la concentrazione deve essere sempre al massimo, ma questo “rischia” d’essere un passo decisivo per agganciare definitivamente la promozione. Qualcuno forse storcerà il naso, non è stata una partita brillante come quella di Brescia, ma obiettivamente il Toro non ha rischiato nulla per novanta minuti, e finalizzato quasi il 70% delle occasioni create, mantenendo il possesso della palla e concedendo al Grosseto, che giocava tra le mura amiche, il minimo sindacale. Una prova di forza a parer mio, al di là di quella che esteticamente si può giudicare una bella partita, perché quando una squadra raggiunge l’obiettivo che si era prefissato, senza strafare, con umiltà e pazienza, applicando sul campo il proprio schema tattico, significa che è una squadra in salute, testa e gambe.
Capisco anche poco la delusione di Ugolotti, l’atteggiamento del Toro è stato quello di una grande squadra, ha fatto girare la palla, ha trovato il gol, e, si è messa nella condizione ideale per sfruttare quella la sua arma preferita, in pratica la ripartenza veloce. Che il raddoppio sia arrivato al 92’ poco conta, perché conferma ulteriormente che l’atteggiamento era quello giusto. Piuttosto, l’impressione che ho avuto è quella che il Grosseto abbia sofferto, e non poco, le incursioni centrali dei granata, in modo particolare quelle di Antenucci. Il fuorigioco altissimo dei toscani, che ricorda in un certo qual modo quello del Pescara di Zeman, ha naturalmente favorito i granata, che hanno gli uomini giusti per inserirsi in questi spazi. La scelta di Vives al posto di Basha, più lesto nel verticalizzare per gli attaccanti, mi fa pensare che l’intenzione di Ventura fosse proprio quella, cioè, colpire la squadra avversaria in questo modo. Tornando ai fatti, l’unica parata di Benussi, che si possa definire tale, è stata quella su un tiro dai trenta metri di Petras, il resto chiacchiere e buone intenzioni. Quanto al fuorigioco sul primo gol, dico solo che le immagini televisive non hanno chiarito nulla, inutile quindi parlare di quello che poteva essere e non è stato.
Ora il Toro ha veramente tutto nelle proprie mani, le prossime sei partita, quattro all’Olimpico, con il Verona e il Sassuolo che faranno visita ai granata, manderanno un segnale definitivo al campionato. Fare bottino pieno in casa diventa obiettivo primario, senza nascondere le insidie che queste partite nascondono, anche perché penso che nessuno concederà un millimetro di campo ai granata, ed il Toro dovrà essere due volte più bravo e paziente.
Chiudo con due considerazioni. La prima, ho digerito malissimo quelle maglie celesti, questione di gusto personale sia chiaro, esteticamente preferisco il granata ed il bianco. La seconda, il gol ritrovato da Bianchi non può farmi che estremo piacere, l’ho sempre difeso e continuerò a farlo, pur rispettando le scelte di Ventura. Rolly continua ad essere, parere personalissimo, il miglior bomber del Toro, pur riconoscendo che Antenucci è stata la più bella sorpresa dell’anno.