Torino, ci vuole umiltà e responsabilità
Ognuno è artefice del proprio destino. I veri uomini emergono nei momenti cruciali. La partita di sabato scorso con il Piacenza era sicuramente la gara che doveva dare un segnale a tutto l’ambiente granata e al campionato che ormai volge al suo termine, ma che con i playoff avrà un epilogo che potrà mutare, nel bene o nel male, il corso dell’intera stagione. Sul terreno dell’Olimpico piemontese il Torino ha fornito una di quelle prestazioni senza idee, con predominio sterile, priva di nerbo e supponente. Se a questo si aggiunge che la squadra di Madonna è in piena lotta per non retrocedere in Lega Pro, ha la difesa peggiore del campionato, nelle ultime sei gare prima di incontrare il Torino aveva racimolato solo un punto, è andata in vantaggio per prima e i granata sono riusciti a trafiggerla solo su rigore e dal dodicesimo del secondo tempo ha giocato in dieci per l’espulsione di Cacia, si è detto proprio tutto. Se il valore sportivo del Torino è quello che si è visto contro il Piacenza, e nell’arco del campionato già lo si era visto molte altre volte, allora non merita di essere fra le squadre che disputeranno i playoff.
Prima della gara con gli emiliani il Torino era sesto in classifica a 52 punti e aveva sul gruppo di squadre che inseguivano tre punti di vantaggio su Padova, Empoli, Pescara e Vicenza e cinque su Crotone, Modena e Livorno. Dopo sempre sesto a pari punti con la Reggina, che però deve ancora terminare di giocare la gara con l’AlbinoLeffe (sospesa sabato a causa di un violento acquazzone dopo quattordici minuti sul risultato di uno a zero per i padroni di casa), e con un punto (53) in più in classifica, a una sola lunghezza di vantaggio sul Pescara, a tre su Padova, Livorno e Crotone e a quattro su Empoli e Vicenza. Mancano quattro giornate alla fine del campionato e ci sono ancora dodici punti in palio. I prossimi avversari saranno il Siena, praticamente già promosso in A (gli basta un punto perché anche aritmeticamente lo sia), la Triestina, penultima in classifica e in piena lotta per non retrocedere in Lega Pro, e infine l’Empoli e il Padova, che inseguono proprio i granata e aspirano a strappare loro l’ultimo posto utile per i playoff.
Il Torino finita la partita con il Piacenza è stato mandato in ritiro punitivo. Decisione ineccepibile alla luce della penosa prestazione dei granata, giusta soprattutto perché è una forma di rispetto nei confronti del pubblico che ha pagato il biglietto ed ha assistito ad uno spettacolo ignobile. Molto meno condivisibile è il perdurare del silenzio stampa e del lavoro settimanale a porte chiuse imposti dalla società. Meno condivisibile perché rischia di fornire alibi a questi giocatori, allenarsi sotto gli occhi di tutti e metterci la faccia prima e dopo le partite non impedisce la concentrazione e non compromette la prestazione sportiva durante la partita. I tifosi del Toro non hanno mai fatto mancare il loro supporto alla squadra e quando hanno fischiato e contestato le prestazioni in campo ne avevano ben ragione. Il diritto di esprimere il proprio parere è sacrosanto e legittimo, le critiche motivate servono solo da stimolo. Chi non è capace di accettare le responsabilità si faccia un bell’esame di coscienza mettendosi di fronte allo specchio e guardandosi diritto negli occhi. I tifosi sono un patrimonio da preservare non da dilapidare in modo scellerato. I veri uomini non si nascondono dietro una porta chiusa in silenzio, ma sanno di essere artefici del proprio destino e guardano in faccia amici e avversari confrontandosi con loro.